Quando Bauman parlava di società liquida forse ci voleva proprio ricordare che casi come quelli che stiamo affrontando in questi giorni sono qualcosa di assolutamente possibile: perdendo il radicalismo della nostra identità ed appoggiando spesso la nostra idea all’era digitale, le nostre informazioni personali di cosa ci piace e cosa no hanno il potere di influenzarci.
Quello che vi è di strano in questa storia tra Facebook & Mark Zuckerberg & Cambridge Analytica sono i principi morali che il direttore di una delle più grandi compagnie mondiali ha accartocciato e dimenticato per sempre.
Il grande errore, a mio parere, che si sta andando ad affrontare in questa era digitale è quello di non rendersi conto di quanto il mondo 4.0 vada avanti senza una base solida di regolazione economica e giuridica.
Quello che i social network capiscono della nostra persona è rilevante, per molti può essere falsità, ma proprio per gli elementi come Mark Zuckerberg forse sono una grande ancora di salvataggio dalla brutalità della realtà.
Con il film “The Social Network”, definito dallo stesso Mark una buona rappresentazione della realtà dei fatti, capiamo quanto il carattere dell’attuale miliardario sia stato portato a voler dare una possibilità a tutti quelli che hanno una grande difficoltà a rappresentare e gestire l’interazione umana (come lui d’altronde quando non era troppo bravo con le relazioni ad Harvard).
Questa fiducia che ci ha donato in teoria dietro un Social Network la sta spezzando, realizzando che la fiducia che pensavamo di avere con la grande macchina blu si stia piano piano disintegrando.
Mi chiedo però come essere così stupiti che le proprie indicazioni politiche siano manipolate, quando in realtà ogni cosa che guardiamo negli schermi dei nostri PC è la rappresentazione di qualcosa di studiato apposta per noi: avete mai notato che quando il pomeriggio di domenica siete annoiati e cercate quanto costa un volo per i Caraibi per puro caso, realizzando puntualmente che non è assolutamente il caso di partire, ma che comunque sarebbe bellissimo?
Per purissimo caso non possono capitare nelle vostre pagine per giorni e giorni, super offerte e sconti, riguardando proprio i Caraibi?
La ricerca fatta proprio qualche giorno prima per purissimo caso?
Tutto questo è alla base di enormi dati che vengono forniti e analizzati da aziende che si occupano proprio di questo (vendere/comprare dati), che poi li riutilizzeranno tramite specifici algoritmi per precisi fini commerciali.
Ora, arrivati a questa consapevolezza, ovvero che intorno alla nostra persona online vi sia stato costruito un vero e proprio mondo pronto a comprare ed essere comprato, pensavate davvero che si sarebbero fermati solo a questo? Sviluppare le nostre vie consumistiche e tapparsi il naso?
Quando tra il 2016 e il 2017 si vociferava che Mark fosse interessato a candidarsi come presidente degli Stati Uniti, veramente nessuno ha pensato che il proprio profilo fosse stato incanalato in qualcosa di più grosso?
Quando un personaggio che prima non aveva nessuna possibilità di vincita contro la storicità della Clinton prende in mano le redini di una potenza mondiale senza competenze e chissà quale grande proposta politica, pensate che sia davvero bravura/fortuna/un’équipe di un team marketing molto forte?
Non starò qui a raccontare esattamente come sono state mosse le carte della questione Cambridge Analytica, un po’ perché penso che vi sia stato così tanto pane fresco per testate giornalistiche da rendere l’argomento quasi ripetitivo.
(Comunque, consiglio questo articolo del TPI che può chiarivi meglio le idee
https://www.tpi.it/2018/03/21/cambridge-analytica-zuckerberg-errori-facebook/)
Attualmente Mark Zuckerberg si è scusato pubblicamente e ha parlato di varie regolamentazioni per evitare che accada di nuovo quello che è successo con i 50 milioni di utenti.
Attualmente ha detto che è tutta sua la colpa di ciò che è successo ed è pronto ad attuare una forte politica di regolamentazzione dei dati dei propri utenti, si scusa umilmente e voci dicono che questo pubblico mea culpa sia avvenuta in lacrime.
Lacrime forse da coccodrillo o forse da chi ha visto il suo calo in Borsa del 6,8%.
In qualsiasi caso quando si dice che internet è qualcosa di pericoloso soprattutto nel 2018, non è un’affermazione da telefilm o da disastro in corso, è solo la presa consapevolezza che il meccanismo in cui siamo inseriti è fortissimo e allo stesso tempo non vi è nessuna via di uscita, oltre che limitare il più possibile ciò a cui mettiamo like e condividiamo.