Nomofobia, una paura cellulare

Non è difficile immaginare che molto probabilmente starete leggendo questo articolo dal vostro smartphone. Da quanto tempo ce l’avevate in mano? Da quanto avete iniziato a scrollare le home dei vostri account Facebook o Twitter prima di ritrovarvi questo articolo sotto gli occhi? Per quanto tempo avete controllato il vostro telefonino da stamattina? Con una discreta approssimazione posso dare io stesso una risposta a tutte e tre le domande, ed è: “Parecchio”. Ovviamente può darsi che non sia così, che magari vi siate ritrovati qui per caso nel corso di una delle rapide sortite nella terra dei social che fate con cadenza più settimanale che quotidiana, o che magari – scenario poco probabile – vi siate connessi volutamente in questo momento ricordando che gli articoli escono tutti i giorni alle 14, ma nel complesso è più quotata la prima ipotesi, ovvero: anche oggi avete utilizzato parecchio il vostro apparecchio cellulare.

Che rapporto avete con esso? Vi sentite sicuri anche senza o magari siete assaliti da un lieve senso d’ansia quando in casa non lo trovate, o avete la batteria scarica o avete esaurito il credito? Se la risposta è la seconda, allora ho una notizia per voi: potreste essere nomofobici. Tranquilli, non agitatevi: non è una parolaccia né una maledizione, non ho insultato i vostri antenati né vi ho intimato di iniziare a redigere il testamento. È tutto nella norma, e non siete soli.

La nomofobia, anche detta “sindrome da disconnessione”, descrive la paura di rimanere sconnessi dal contatto di rete di telefonia mobile. Il soggetto che presenta questa sindrome cerca il contatto continuo ed esasperato con l’apparecchio tecnologico, che gli consente di avere la sensazione di tenere sotto controllo la situazione costantemente. Il termine (formato col suffisso -fobia e un prefisso inglese, abbreviazione di no-mobile) è stato coniato in occasione di uno studio commissionato a YouGov, un qualificato ente di ricerca britannico, da Stewart Fox-Mills, responsabile del settore telefonia di Post Office Ltd. Lo studio ha rilevato che quasi il 53% degli utenti di telefono cellulare in Gran Bretagna (e stiamo dunque parlando di poco più della metà di 60 milioni di persone) tendono a mostrare uno stato ansioso quando non hanno a disposizione il proprio cellulare per cause imputabili alla sua assenza fisica o alla mancanza di connessione. Insomma, a essere nomofobici non si soffre certo di solitudine.

Lo so cosa state pensando, lo so bene: “Eh ma io mica ne sono dipendente”. Lo dico anche io. Però poi il cellualre lo spengo soltanto prima di andare a dormire, e per il resto della giornata è sempre ben saldo nella mia tasca. A proposito, voi lo spegnete mai? Sempre secondo il suddetto studio, più di un nomofobico su due non spegne mai il cellulare, e soltanto il 10% degli intervistati ha affermato di doverlo fare unicamente per ragioni lavorative.

Quali sono le caratteristiche psicologiche e comportamentali che distinguono la dipendenza da una ponderata e controllata attività di utilizzo dello smartphone? Ve ne faccio un rapido elenco estremamente sommario:
– l’utilizzo regolare del telefono cellulare ed il trascorrere molto tempo su di esso;
– avere sempre con sé uno o più dispositivi ed il caricabatterie, per evitare di restare senza batteria;
– tenere sempre sotto controllo il credito;
– esperire sensazioni di ansia e nervosismo al solo pensiero di perdere il proprio telefono o quando esso non è disponibile o utilizzabile;
– monitorare costantemente lo schermo del telefono, per vedere se sono stati ricevuti messaggi o chiamate, o la percentuale della batteria, per controllare se il telefono è scarico;
– mantenere il telefono cellulare acceso sempre (24 ore al giorno);
– andare a dormire con cellulare o tablet a letto;
– utilizzare lo smartphone in posti poco pertinenti.

Magari ora pensate di essere nomofobici, almeno un pochino, anche solo a una stadio minore. Cosa potete fare? Non è tragico, respirate, prendetevi un momento per voi con gli occhi non rivolti verso il basso.
Infatti, considerando che l’articolo è giunto al termine, potete anche posare il cellulare. Quanto meno fino a domani alle 14.

Paolo Palladino

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Un pensiero su “Nomofobia, una paura cellulare

  1. GramonHill

    Davvero interessante questo articolo. È davvero impressionante la velocità con la quale i cellulari siano diventati parte fondamentale delle nostre vite. Voglio dire: non sono passati tanti anni da quando si usavano le cabine telefoniche… e ora a pensarci mi sembra sia preistoria. Oggi è impensabile immaginare di dover incontrare un amico in un posto senza tenersi aggiornati tramite smartphone. Sarebbe interessante approfondire questo argomento. Ci sarebbe così tanto da dire. Io per esempio ce l’ho in mano da stamattina, per leggere i post su WordPress e altre notizie. Ci sono così tanti contenuti da visualizzare che è facile perderci tanto tempo.
    Io poi sono uno di quelli che lo tiene acceso anche di notte, spengo solo il 4g. Ma perché non ho la linea fissa e sono un po’ paranoico.

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