Sono rimasta del tutto basita quando tra i miei colleghi ho nominato “Lo statuto degli studenti” e sono stata vista come una costituzionalista ai tempi del 1948.
Non pensavo che i miei compagni non avessero minimamente idea che esiste una carta, che ha valore giuridico e che è pronta a difenderci.
Nasce dal confronto aperto dal Ministero della Pubblica Istruzione, su iniziativa del ministro Luigi Berlinguer, con gli studenti attraverso le varie consulte provinciali degli studenti, emanato con il decreto del Presidente della Repubblica 249 del 24 giugno 1998.
Questa carta si occupa principalmente delle scuole superiori ed è sviluppata in sei articoli principali (reperibile nel sito del MIUR):
Articolo 1: Vita della comunità scolastica;
Articolo 2: Diritti;
Articolo 3: Doveri;
Articolo 4: Disciplina;
Articolo 5: Impugnazioni;
Articolo 6: Disposizioni finali.
Nel momento in cui vi è il passaggio però all’Università, le controversie iniziano ad aumentare, e le possibilità che i propri diritti vengano violati sono maggiori.
Nel 2011 è stata stilata l’ultima carta degli studenti Universitari, approvata dal Consiglio Nazionale degli studenti Universitari.
In questa carta si entra nello specifico per poter analizzare con cura e razionalità ogni possibile controversia sviluppata soprattutto a causa delle prove di esame definitiva nella parte della “didattica”.
Ora, non voglio assolutamente far trasmettere il solito e ridondante messaggio che tutti i nostri professori bocciano ingiustamente o diano voti bassi per divertirsi: questo non è vero.
Non voglio nemmeno che queste carte vengano usate per fare guerre di tendenza a chi ha potere istituzionale all’interno di una scuola o di un un’università.
Penso però che sia assolutamente giusto essere informarti a trecentosessanta gradi delle proprie possibilità e di conseguenza diritti: non è giusto subire torti come non è giusto farne.
Molte volte, soprattutto per quanto riguarda i docenti universitari che sono radicati da moltissimi anni nei posti di lavoro si tende ad esagerare considerato il proprio studente una persona del tutto inferiore: questo non è corretto.
Si fanno spesso dei piccoli torti che però se leggiamo la nostra carta sarebbero da definire illegali: non far visionare compiti, cambiare idea sugli appelli all’ultimo, cambiare idea sul programma da portare in seduta d’esame e via dicendo.
Quello che posso consigliare è che sottolineare ai docenti che esiste anche un nostro statuto fonte di diritto non è qualcosa di sbagliato, le carte degli studenti sono da seguire e nel caso non venissero seguite la mancanza è sempre da segnalare a un superiore del docente: un preside o un capo dipartimento.
Non si può assolutamente pensare di essere d’accordo a comportamenti che vanno di moda nei nostri anni come genitori impazziti che condizionano il comportamento di un professore con la violenza o studenti che prendono a brutte parole i propri docenti.
Si sta dimenticando sempre di più che valore abbia la figura dell’insegnante e quanto questo ne possa conseguire.
Allo stesso modo però, non è da dimenticare che ci sono sempre due pesi e due misure: un professore educa, insegna ma allo stesso tempo è tenuto a rispettare per ricevere rispetto.
Avete una carta: USATELA!
SITOGRAFIA:
http://www.cnsu.miur.it/argomenti/documentazione/mozioni/2011/mo_2011_09_08_002.aspx