Helsinki non esiste

Angela Merkel è nata nel 1954 ad Amburgo nella Germania dell’Ovest. Angela per i primi 39 anni della sua vita difficilmente avrebbe potuto credere che gli Stati Uniti d’America e l’Unione Sovietica (attualmente Federazione Russa) avrebbero mai potuto avere un incontro ufficiale e di rilevanza internazionale che si basasse sulla diplomazia, la trasparenza, il buon vicinato, e una prospettiva di futura collaborazione. Ancora oggi, a dirla tutta, probabilmente ci crede poco.

Il 16 luglio, ad Helsinki, capitale della Finlandia, ha avuto luogo lo storico summit Russia-Stati Uniti dove il Presidente Donald Trump e il Presidente Vladimir Putin hanno avuto modo di incontrarsi e discutere del reciproco rapporto tra i due Paesi. Perlomeno, è ciò che si dice. L’incontro tra le due eminenti figure politiche è avvenuto a porte chiuse e le informazioni trapelate sono davvero esigue. Ciò che si sa è che i due hanno discusso di temi di un certo spessore, probabilmente non del genere di cui si discute davanti una tazza di tè una domenica pomeriggio: Iran, Ucraina, Syria, energia nucleare.

Ciò che ha però reso il tutto ancora più contornato da sospetti e incredulità è lo scandalo legato al cosiddetto “Russiagate”, il quale ha reso ancora più complicati i rapporti tra gli Stati Uniti e il Cremlino dinnanzi l’intera comunità internazionale e, a dirla tutta, davanti gli stessi cittadini statunitensi.

Dopo le elezioni del Presidente statunitense l’8 novembre 2016, è emersa tramite i servizi segreti americani un’indagine riguardo una possibile interferenza del governo russo all’interno delle suddette elezioni. L’FBI sospetta sia avvenuto un attacco informatico alla casella di posta del capo della campagna elettorale di Hillary Clinton, John Podesta. Dopo poco tempo la CIA si unisce alle ricerche e conferma la presenza di Mosca nel sabotaggio. L’FBI avvia aumenta le ricerche e trova il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Micheal Flynn nel suo mirino. Quest’ultimo, dopo esser stato definito da Trump “un bravo ragazzo” sul quale non vi è bisogno di porre delle questioni, viene licenziato dal Presidente stesso per aver occultato delle importanti informazioni al vice presidente rispetto l’incontro con l’ambasciatore russo Sergei Kyslyak. Andiamo avanti e vediamo l’allontanamento da parte di Donald del capo dell’FBI James Comey, che, guarda il caso, indagava sul Russiagate. La vicenda è ancora in corso e le indagini, ancora in aumento, sono adesso indirizzate da parte del procuratore Robert Mueller proprio verso il Presidente stesso.

Probabile sia capitato a molte persone, ai tempi del liceo, di assistere ad un’interrogazione di un compagno poco preparato. Il momento nel quale ad una semplice domanda della professoressa, magari a ridosso degli scrutini, il suddetto compagno risponde nella peggiore maniera possibile è spesso motivo di risate o grande imbarazzo da parte degli altri studenti.

L’atmosfera dev’essere stata qualcosa di analogo nell’esatto momento in cui Donald Trump, dopo il summit di Helsinki, ha avuto un breve dialogo con un giornalista dell’Associated Press, il quale ha chiesto al Presidente statunitense a chi desse maggior credito nello scandalo Russiagate: intelligence americana o il presidente Putin.

“Il presidente Putin”

Donald, ci vediamo a settembre.

Chiaramente, questa situazione non è dettata dal solo summit. Precedentemente Donald Trump ha espresso un atteggiamento benevolo nei confronti degli amici sovietici. Un tweet del Presidente precedente al summit sottolineava come i rapporti tra USA e Russia non sono mai stati così difficili per via di una “caccia alla streghe” che è stata portata avanti in tutti questi anni. Il Ministro degli Esteri russo ha risposto con un “Sono d’accordo”. La politica è bellissima. Ma la politica su Twitter sa essere un’altra cosa.

Alla fine, quello che rimane a noi è un alone di mistero sugli argomenti discussi. Ciò che è emerso è una proposta del Presidente Vladimir Putin di indire un referendum nella Crimea dell’Est che possa sancire l’indipendenza (dall’Ucraina) della regione e che sia approvato dagli Stati Uniti stessi (a differenza dell’ultimo, non considerato valido dalla maggior parte dei Paesi occidentali). Trump ci sta pensando. Gli accordi sull’energia sembrano proficui e un’intesa appare all’orizzonte. Il presidente del Cremlino ha sentenziato che “la Russia può collaborare con una potenza energetica come gli Usa per regolarizzare il mercato dell’energia, nessuno ha interesse che ci sia un dumping dell’energia. Men che meno i consumatori. Quindi c’è sicuramente spazio per la cooperazione”. Tutto molto positivo.

Parrebbe, infine, che Putin abbia avanzato anche un’altra piccola particolare richiesta. Vorrebbe avere la possibilità di interrogare una decina di cittadini statunitensi, tra cui l’ex-ambasciatore USA in Russia Micheal McFaul e il finanziere William “Bill” Browder. Tutto ciò in cambio della possibilità di interrogare 12 agenti dei servizi segreti militari russi incriminati dal procuratore Mueller coinvolti nello scandalo Russiagate. Trump ci stava pensando. Almeno fino alle proteste di McFaul, Browder, e del direttore dell’FBI Christopher Wray: “Non voglio dire la parola mai, ma di certo non è nella nostra lista di tecniche investigative”. E rispetto alla possibilità che dei funzionari russi vengano in America per assistere agli interrogatori: “Questo è ancora più in basso nelle nostre liste”.

Ad ogni modo, l’incontro è stato dichiarato fruttuoso da entrambe le parti, lasciando spazio per futura collaborazione, tanto che il Presidente Trump ha invitato il collega sovietico a Washington per un successivo summit a novembre. Helsinki ha verosimilmente sancito l’inizio di un nuovo periodo di politica internazionale.

Esiste una teoria complottista, nata su Internet qualche anno fa per gioco, per la quale la Finlandia non esiste: essa è solamente un’idea creata da una cooperazione tra Giappone e Russia nel 1918 per assicurarsi i proventi dalla pesca nel mar Baltico, senza doversi preoccupare dei danni ambientali. Tale teoria è nata come scherzo da parte di un utente di Reddit ma ha avuto modo di prendere piede, trovando molti sostenitori.

Ci sono persone che davvero sono convinte la Finlandia non esista e non sia mai esistita.

E ci sono persone che dopo l’incontro di Helsinki vorrebbero, solo per questo 16 luglio, non fosse esistita davvero.

Matteo Caruso


Bibliografia:

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