“È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista”[ XII Disposizione della Costituzione ]
“È vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell’assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da uno a sei anni”
[ Legge Mancino 205/2013 del 25 giugno 1993 ]
La Svezia è notoriamente considerata come uno dei Paesi all’interno dell’Europa e dell’Unione Europea con una maggiore struttura di sinistra: alta tassazione a cui seguono la maggior parte dei servizi, dall’Università gratuita, assieme alla sanità, fino al controllo sulla distribuzione di alcol il cui monopolio è in mano statale.
La Svezia è andata alle elezioni solo pochi giorni fa con i seguenti risultati:
Partito socialdemocratico 28,4%
Moderati 19,8%
Democratici svedesi 17,6%
Centro 8,6%
Sinistra 7,9%
Democrazia cristiana 6,4 per cento
Liberali 5,5 per cento
Verdi 4,3 per cento
C’è da dire, innanzitutto, che da che mondo e mondo i Verdi sono una certezza, come l’alba o la presenza di divisioni interne nel Partito Democratico. Oltre ciò, bisognerebbe sottolineare come l’origine dei Democratici Svedesi risale a molto prima dell’ultimo decennio e necessita di avere leggermente più attenzione per la sua terza posizione alle urne. Essi esistono dal 1988, seppur entrati in parlamento solo dal 2010, dal principio con un’impronta neonazista a cui simbolo si poneva una torcia fiammeggiante, simile a quella del National Front britannico, dal 2005 sostituita da un’aria liberale moderata contornata da un tenero fiore azzurro e giallo, che ci fa tutti un po’ meno fascisti e cattivi. In linea con gran parte dell’Europa, hanno visto crescere rapidamente il loro consenso grazie a politiche populiste e leggermente tendenti a destra.
“Oggi tra le principali proposte dei Democratici Svedesi c’è la sospensione totale delle concessioni di asilo politico. In futuro, il partito vorrebbe accettare rifugiati solo dai paesi confinanti. I tagli al budget sull’immigrazione, dice Åkesson, potrebbero essere usati per tagliare le tasse e aumentare le spese per il welfare. Oltre alle proposte sull’immigrazione, il programma dei Democratici Svedesi prevede un referendum per uscire dall’Unione Europea, che in molti hanno già soprannominato ‘Swexit’.”.
[ The Post ]
Ciò che realmente sorprende è lo status economico del Paese: sotto la guida del primo ministro socialdemocratico Stefan Löfven, l’economia cresce stabilmente e la disoccupazione è ai minimi da prima della crisi finanziaria. Ciò nonostante, l’aumento di immigrati ha allo stesso modo suscitato delle reazioni all’interno dell’elettorato che, trascinato da questo vento nazionale, ha portato gli Svedesi Democratici a raggiungere quasi il venti percento.
Queste le parole del dirigente dei Socialdemocratici, Ygeman, rispetto alla questione
«Gli elettori dicono: “l’economia va bene e probabilmente sarà lo stesso sia coi conservatori sia con i Socialdemocratici, ma cosa succede con l’integrazione e la criminalità?” Da quando sono queste le domande che dominano l’agenda, abbiamo avuto i nostri grandi cali di consenso».
In questo clima di instabilità, si aspetterà fino a domenica per capire quale formazione avrà il governo del Paese scandinavo.
In Germania intanto nella città Chemnitz è esplosa fine agosto una manifestazione di 8000 persone di estrema destra, a cui è seguita una contro dimostrazione di sinistra, con conseguenti problematiche a livello di sicurezza e proteste contro le forze dell’ordine. La causa scatenante è stata la morte di un trentacinquenne tedesco, accoltellato durante una rissa da un immigrato siriano. Saluti fascisti, bandiere tedesche, cori, e un plotone di militanti intenti in una “caccia all’immigrato” per le strade della cittadina. Nessun intervento a sanzionare questi atti di apologia al fascismo.
A Rocca di Papa, dopo lo sbarco dei 177 migranti dalla Nave Diciotti, una manifestazione di militanti di CasaPound ha dato prova della inospitalità riversata contro i passeggeri della nave della ONG che si occupa di trarre in salvo i migranti nel mar Mediterraneo. Ancora, saluti fascisti, bandiere italiane, e cori antiquati ma che riescono a mettere ancora qualche brivido.
Fenomeni di questo tipo stanno trovando spazio in gran parte dell’Italia, dell’Europa e del mondo e non si limitano ad esempi isolati. Un sentimento comune aleggia sull’Europa e purtroppo per alcuni non si tratta dello spettro del comunismo. L’espressione di sentimenti neofascisti, quali CasaPound, è forte anche in Italia e manifesta sempre di più la sua presenza.
Ma quindi, a che servono le citazioni ad inizio articolo in tutto ciò?
Se lo chiedono verosimilmente anche i padri costituenti di gran parte delle democrazie europee che, dopo un rigirarsi incessantemente all’interno della loro tomba, hanno probabilmente rinunciato a dimenarsi e a lamentarsi con sé stessi, con l’unica, magra consolazione di poter alla fine pensare: “Oh, ragazzi, io ci ho provato.”
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