Nel caldo Ottobre del 2017, la stampa parlava solo della Spagna e della grave situazione interna che stava vivendo.
La regione della Catalogna, che dichiara la sua indipendenza in maniera più ufficiosa, imponendo un referendum definito poi anticostituzionale nonostante la vittoria del “si” del 90.18% dei Catalani.
Un paese diviso a metà, un contesto sociale scivoloso e l’ennesima conferma che gli attriti della Catalogna non si sono mai placati.Lo scontro era interno, e sotto sotto portava a una divisione irrevocabile: la Catalogna presenta un sentimento di quasi odio nei confronti dei propri concittadini.
Un odio che risale alla propria identità culturale, una lingua propria e la presenza di artisti di fama mondiale come Salvador Dalì, Joan Miro e Antoni Gaudì.
L’Ottocento segnò una forte rinascita del nazionalismo catalano e con l’avvento della Repubblica nel 1931, fu concessa particolare autonomia alla Generalitat della Catalogna. Bastione dell’antifranchismo durante la guerra civile spagnola, la regione perse tutti suoi privilegi durante la dittatura.
La costituzione democratica del 1978 ha poi concesso un alto livello di autonomia alla Catalogna, che è dotata di una sua propria polizia.
Un anno dopo, l’11 Settembre 2018, circa un milione di persone hanno partecipato alla manifestazione della DIADA con lo slogan “Costruiamo la repubblica Catalana!”, per il settimo anno di fila, la festa catalana diventa festa di indipendenza.
Quest’anno questa manifestazione parlava di due punti salienti ovvero: la liberazione dei politici che hanno partecipato alle manifestazioni del 2017 ed inoltre far ritornare chi è scappato all’estero.
Il clima è stato molto più disteso: nonostante l’enorme partecipazione e il grido indipendentista, si ha sempre l’idea di vedere un’indipendenza vicina nonostante la sconfitta politica e sociale dell’anno precedente.
Il dialogo forse, tra la Catalogna e la Spagna, è l’unica soluzione da realizzare visto che si è assolutamente intuito quando economicamente e come una situazione politica possa destabilizzare con manifestazioni così importanti sull’ordine globale.
Nonostante questo, la stampa e i telegiornali non parlano. Soltanto quando vi è scandalo e urla, rabbia e violenza, sangue e disperazione siamo pronti ad informare i nostri cittadini.
Una grande colpa?
Duplice.
Una stampa ossessiva, pronta a raccontare e a far vivere il clima catalano decontestualizzandolo da quello spagnolo.
Un’Europa assente: non aver reso la catalogna europea e allo stesso tempo non aver fatto sentire il popolo catalano prima di tutto cittadina europeo e poi.. spagnolo.
Come si può pensare di parlare di integrazione europea se non si parla di integrazione all’interno di uno stato (membro)?