La Cina si appresta a divenire la più grande potenza del panorama mondiale o almeno questo sembra essere il futuro di un paese che ha investito miliardi e grandi quantità di forza-lavoro nel più grande progetto della storia contemporanea ovvero la “Nuova Via della Seta”. La costruzione di autostrade, porti e nuove linee ferroviarie ridisegnano le vie commerciali mondiali, il territorio cinese diverrà un punto di incontro tra l’Europa, l’Asia Minore, l’Africa e l’Oceania. La sua grande influenza e il fatto di essere membro permanente del “Un Security Council”, però, protegge questo enorme paese dalle critiche pubbliche. La Cina, nonostante si presenti come un paese progressista e con una mano sempre volta al futuro, è in realtà uno stato pieno di ombre. Un paese che utilizza mezzi di repressione ed è pronto a violare ogni diritto umano pur di raggiungere il proprio obiettivo. Le istituzioni cinesi e l’apparato del partito Comunista non lasciano trapelare alcuna informazione scomoda, come il numero di persone a cui è stata assegnata la pena di morte, il numero di detenuti nelle carceri e soprattutto ciò che riguarda i campi di rieducazione politica e la campagna contro il terrorismo nella regione autonoma dello Xinjiang.
La regione dello Xinjiang si trova nel nord-ovest della Cina, una regione piena di ricchezze naturali da sfruttare, ma la caratteristica che l’ha resa mira del governo cinese è quella di essere casa di minoranze etniche e quindi dove la cultura e l’etnia han non è la sola e la prevalente. Dal punto di vista storico sappiamo come per concentrare energie e forza nella politica estera si debba prima ottenere una sicura stabilità interna. Per un Paese che conta all’incirca un miliardo di persone non è certo impresa facile e il Partito Comunista spesso sceglie la mano dura o mezzi oppressivi in stile Grande Fratello per non perdere il controllo collettivo.
Nel 1949 la regione era composta per il 79% dalla minoranza etnica Uiguri, turcofoni di religione islamica, e solo il 4% era di etnia Han. Il governo cinese per mettere fine a questa disuguaglianza, per prevenire l’indipendenza della regione Xijiang ha fatto partire un progetto di migrazione Han nella regione in questione. Attualmente la popolazione Uiguri arriva a 24 milioni, ovvero il 48% della popolazione nella regione e la popolazione Han conta 8 milioni di abitanti, ovvero il 36%.
Gli scontri tra le due popolazioni si sono acuiti esattamente negli anni ’90, dove le minoranze etniche pretendevano un’indipendenza maggiore da Pechino. Si formarono gruppi estremisti che combattevano il governo cinese ed episodi terroristici negli ultimi vent’anni hanno costretto il Partito Comunista a intervenire con il pugno duro. Nel 2014 venne lanciata nello Xinjiang la “Strike Hard Campaign against Violent Terrorism” e da quel momento gli arresti nella regione sono triplicati. I detenuti appartengono alle minoranze etniche della regione. Questi ultimi vengono rinchiusi in prigioni, detenuti in luoghi prima del giudizio e nei famosi centri di rieducazione. Vi possono rimanere giorni, mesi oppure anni senza vere motivazioni.
Pechino ha aumentato esponenzialmente le spese finanziarie e investito grandi quantità di denaro per utilizzare tecnologie all’avanguardia per il controllo della popolazione dello Xinjiang. Sistemi di intelligenza artificiale raccolgono e smistano informazioni private sugli abitanti appartenenti alle minoranze etniche. I dati sono il timbro della voce, il DNA, impronte digitali, informazioni sui familiari e l’origine di provenienza. La maggior parte di queste informazioni viene raccolta durante il procedimento di acquisizione del passaporto. Il DNA e altri dati fisici vengono sottratti durante dei test fisici gratuiti offerti dal governo cinese.
Le telecamere sono pronte a riprendere ogni movimento sospetto. In alcune città è proibito portare liquidi o accendini nei mezzi di trasporto. Checkpoint e caserme della polizia sono in costante aumento. Sono stati persino costituiti progetti per entrare direttamente nella vita delle famiglie, in modo da poter controllare i loro atteggiamenti e comportamenti e allo stesso tempo fare pressione psicologica. Il loro obiettivo è quello di far capire alla popolazione che non sono mai soli, al contrario sono costantemente osservati.
Gli abitanti della regione Xinjiang vengono divisi in 3 tipologie (fedeli, neutrali e infedeli) a seconda del livello di fedeltà a Pechino, a una determinata classe sociale e alle loro relazioni al di fuori del territorio cinese. 500.000 mila persone Uiguri vivono in altri paesi. Il governo cinese per prevenire l’emigrazione ha stilato un elenco di 26 paesi considerati “sensibili” e avere amici o parenti oppure viaggiare turisticamente in uno di questi paesi può costare la prigionia. Il governo cinese ha persino richiesto ai governi di questi paesi di costringere gli immigrati a far ritorno nel territorio cinese. Data la grande influenza di questo paese difficilmente riceve una risposta negativa. Di conseguenza migliaia di persone, scappate dall’oppressione razziale, vivono nel terrore di un possibile ritorno e detenzione.
I 26 paesi “sensibili”
Afghanistan | Iraq | Libia | Arabia Saudita | Thailandia | Yemen |
Algeria | Iran | Malesia | Somalia | Turchia | |
Azerbaijan | Kasakistan | Nigeria | Sudan del Sud | Turkmenistan | |
Egitto | Kenya | Pakistan | Siria | Unione degli Emirati Arabi | |
Indonesia | Kyrgyzstan | Russia | Tajikistan | Uzbekistan |
Tutti coloro che risultano infedeli al partito vengono monitorati e controllati da vicino. Al primo passo falso vengono portati nelle prigioni o in luoghi di detenzione provvisoria. Vengono maltrattati psicologicamente e fisicamente fino a dimenticare la loro innocenza. La tortura, utilizzata nelle prigioni, scava all’interno dell’anima, si insinua nella tua testa, nei tuoi ricordi fino a diventare parte del tuo passato, presente e futuro. Fino a perdere l’auto-coscienza. Questo, senza ombra di dubbio, è una violazione dei diritti dell’uomo, forse la più grave e la più crudele.
Spesso dopo un periodo di detenzione tocca al campi di rieducazione. Molte persone possono essere costrette a entrare direttamente nei campi perché non sono stati colpevoli di nessun crimine grave. Non ci sono informazioni precise di quante persone ci sono esattamente in questi campi, secondo alcuni il numero può arrivare a un milione. Grazie alle interviste fatte dagli operatori di Human Rights Watch ad alcuni testimoni che sono passati nelle stanze buie e intrinseche di dolore di quei campi possiamo farci un’idea più chiara di cosa avviene all’interno.
Prima di tutto deve essere considerato che all’interno di questi campi ci sono persone anziane, giovani, donne incinta o nel periodo di allattamento, studenti di ogni tipo. Tutti devono seguire le stesse procedure, come fossero dei militari. Devono partecipare a lezioni di mandarino, imparare le canzoni propagandistiche del Presidente Xi e del partito comunista e la mattina partecipare alla cerimonia della bandiera cinese che viene innalzata al cielo. I detenuti devono compilare temi dove devono semplicemente scrivere quanto il governo cinese sia potente e giusto, test vengono fatti a volte ogni fine settimana e se una persona non risulta studiare come dovrebbe, partono le violenze o l’isolamento. Le telecamere sono distribuite in tutto il campo, anche all’interno dei bagni, spesso viene ordinato cosa fare attraverso degli altoparlanti. Più che essere campi di educazione sono prigionie dove avviene evidentemente un indottrinamento politico severo. Un testimone ricorda che ha visto persone e studenti entrare con il sorriso tra le labbra, ricorda precisamente delle ragazze con dei volti luminosi e dei capelli che risplendevano come la luce del sole. Dopo un periodo dentro il campo i loro capelli erano stati tagliati e le loro espressioni erano vuote e buie.
Sono stati riportati anche morti all’interno di questi campi, in molti raccontano dei testimoni hanno tentato il suicidio ma non sono in grado di portarlo a termine perché sono privi della forza necessaria.
Le parole di Ehmet, che ha tentato di uccidersi nel campo di educazione.
Non potevo più sopportare. Decisi di sbattere la mia testa contro il muro, e fui invaso da una sensazione di impotenza, debolezza e rabbia. Persi coscienza e mi risvegliai nella stanza di un dottore. Sono stati costretti a portarmi di urgenza in un ospedale. Dopo alcune analisi mi dissero che la mia testa era seriamente ferita. Allorchè la guardia mi disse: “Rimarrai nel campo per altri 7 anni per aver tentato di suicidarti”. Ci fu un momento di silenzio, realizzai e piansi.
Certo questi campi non si possono paragonare ai campi di concentramento, ma gli obiettivi e la crudeltà sono simili. Puntano a sradicare la cultura e la memoria delle persone. Il loro obiettivo è rendere Uiguri solo un nome senza significato. La cosa più preoccupante è che le testate giornalistiche più importanti, l’ONU e chi veramente ha il potere di cambiare le cose o ammonire la Cina hanno deciso di non intervenire in alcun modo. Nessuno vede, nessuno sente e nessuno parla. Proprio come vuole il Partito Comunista Cinese.
(Wang Zhao/AFP/Getty Images) bandiera cinese
Madonna. Grazie per l’articolo.
"Mi piace""Mi piace"