Lo stigma tra i banchi

Oggi, 13 ottobre, è l’ultimo giorno della settimana mondiale della salute mondiale proclamata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Per celebrarla, vi parliamo di una delle battaglie più importanti nell’ambito della salute mentale: combattere lo stigma.

Lo stigma rappresenta uno dei principali problemi nel campo della salute mentale.

La sempreverde Wikipedia dice che:
”La stigmatizzazione è il fenomeno sociale che attribuisce una connotazione negativa a un membro (o a un gruppo) della comunità in modo da declassarlo a un livello inferiore. La parola stigma viene usata come sinonimo di marchio, segno distintivo, in riferimento alla disapprovazione sociale di alcune caratteristiche personali. In sociologia si usa per caratterizzare un handicap fisico o mentale o una devianza.”

Stigma vuol dire ridurre drammaticamente la richiesta d’aiuto, quindi la terapia, quindi la guarigione.
Stigma vuol dire ridurre drammaticamente la qualità di vita delle persone affette da disturbi mentali.

Ricordo una lezione di psichiatria al quinto anno. Una assistente ci raccontava con entusiasmo di un progetto di housing sociale creato a sostegno di giovani affetti da condizioni psichiatriche minori. In pratica, si riceveva alloggio gratuitamente (o quasi, non ricordo) e in cambio si condivideva l’abitazione con coetanei con questi disturbi.

La faccia dell’assistente si soffermò a quel punto sull’espressione di una collega in prima fila.
Probabilmente la studentessa di medicina più preparata con cui abbia mai avuto a che fare.
Eccellentissima, davvero.

Sul suo viso, una espressione a metà tra il terrore e il “MA SEI MATTA? MAI E POI MAI VIVREI CON UNA PERSONA COSÌ MANCO SE MI PAGANO”.

L’assistente le disse qualcosa sul fatto che era molto bello sapere di poter contare su futuri operatori sanitari per combattere lo stigma.

Provò poi a tranquillizzarla, che non si trattava di un esperimento paragonabile al metter un topolino in una gabbia di gatti. Che quelle persone non erano concentrato di violenza e follia, ma spesso e volentieri ragazzi estremamente funzionanti che avevamo semplicemente bisogno di uscire da un contesto familiare malsano, ad esempio.

Stigma e discriminazione contro pazienti e famiglie prevengono la ricerca di aiuto e l’accesso ai servizi di salute mentale. Nonostante esistano trattamenti efficaci, è ancora diffusa la concezione che i disturbi psichiatrici non siano trattabili. Inoltre, ancora tanti credono che le persone affette da disturbi mentali siano difficili da gestire, incapaci di prendere decisioni e pericolosi. Questo è spesso causa di abuso nei loro confronti e di esclusione sociale.

Questo per dire che forse dovremmo ragionare sugli obiettivi di un corso di laurea e sul significato di eccellenza.

Ho sentito un trilione di volte professori dire che senza sapere la ****nozione discutibilmente fondamentale della disciplina di turno**** non saremmo mai potuti essere dei veri medici, che era inconcepibile che ancora non sapessimo una cosa del genere.

Se uno studente di medicina eccellente arriva in prossimità della laurea con questa mentalità nei confronti delle patologie psichiatriche, non è lui stronzo, ma è il sistema universitario carente.

E il sistema universitario può essere carente in una nozione, ma non può esserlo su aspetti etici e filosofici della professione medica e di impostazione mentale.

Se non riusciamo a far capire certe cose ad un futuro operatore sanitario, prossimo a completare il suo percorso di formazione, che speranza abbiamo?

La salute mentale oggi é, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanitá ottenuti nello studio del Global Burden of Diseases, la seconda causa di disabilitá nel mondo. Il suo impatto é in continua crescita.

Ecco alcune cose da sapere sulla salute mentale:
1) Circa il 20% di bambini e adolescenti nel mondo soffrono di disturbi o patologie mentali.
2) Le patologie mentali e da abuso di sostanze rappresentano la prima causa di disabilità al mondo, essendo alla base del 23% dei DALYs.
3) Circa 800.000 persone commettono suicidio ogni anno. Il suicidio rappresenta la seconda causa di mortalità nella fascia di popolazione 15-29 anni. Si calcola che per ogni suicidio portato a termine vi siano circa altri 20 tentativi. Il 75% dei suicidi si verificano nei Paesi in via di sviluppo e sottosviluppati. La salute mentale e gli abusi di sostanze contribuiscono a una importantissima fetta di questi suicidi. Per questo, diagnosi precoce e trattamento di queste condizioni potrebbero aver un impatto sui suicidi.
4) Si stima che la frequenza di patologie mentali raddoppi in seguito a guerre e disastri naturali.
5) Le malattie mentali rappresentano un importante fattore di rischio per altre patologie, come quelle cardiovascolari, diabete e infezioni da HIV.
6) Nella maggior parte dei Paesi sono quotidianamente riportati casi di violazioni dei diritti umani nei confronti di persone con disturbi mentali.
7) Vi è grande diseguaglianza nella distribuzione di personale competente nel trattamento di persone con disturbi mentali. La carenza di psichiatri, infermieri specializzati e social worker è tra le principali cause di mancato trattamento nei Paesi sottosviluppati e in via di sviluppo. Il numero di professionisti può esser più piccolo fino a 170 volte per gli psichiatri, e 70 volte per gli infermieri specializzati, rispetto a quello nei Paesi Occidentali.

Fabio Porru

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