Un cappotto morto sull’appendiabiti,
rimane questo della notte.
Le sue tasche piene di tabacco e
tutto quel che serve per girare una sigaretta.
Le chiavi di casa, il portafogli
il vuoto tentato di colmare dalle mani.
Lì non esiste nessuna cerniera adibita
su di un percorso di denti avvicendati,
un rumore di strappo che protegga la lacuna
la mancanza è una costante fatica.
Le dita cercano, tendono il tessuto
vorrebbero che si squarci,
per poter andare oltre.
Cosa cerco dietro le tasche rimane
appeso a fissarmi sul gancio, di notte.
Le prominenze rosa
lambiscono il poliestere
e vorrei fosse la tua bocca,
le vette della nostalgia
cercano te ogni volta,
e a volte è una magia,
come una mano calda
che da dentro mi tocca.
E sei qui senza il motivo
del tatto, del gusto, del naso
né della vista o dell’udito,
tu sei il sesto senso
che rende tutto percettivo,
quel che muove il mio dito.