Vi sarà forse capitato, interagendo con parlanti di lingue a noi sconosciute – o quanto meno mai studiate – di riuscire a comprendere, grossomodo, che cosa essi vi stessero dicendo; e magari poi, rispondendo nella nostra lingua, gli stessi parlanti sono riusciti a loro volta a comprendere in maniera generale la vostra risposta, il tutto accompagnato da quella piacevole sensazione che deriva dal superamento delle babeliche barriere linguistiche. Non c’è trucco, non c’è inganno: una situazione del genere è descritta e spiegata in linguistica attraverso il fenomeno dell’intercomprensione.
“Con il termine intercomprensione (IC) si intende sia la situazione in cui l’emittente e il ricevente di un messaggio comunicano direttamente pur non condividendo lo stesso codice sia l’approccio didattico volto a sviluppare le abilità necessarie affinché tale modalità di comunicazione abbia luogo” 1.
Possiamo definire l’intercomprensione (da ora in avanti IC), prendendo in prestito la definizione da Claire Blanche-Benveniste, quel fenomeno per cui un parlante riesce a comprendere le lingue senza essere in grado di parlarle. Essa si manifesta sia nell’interazione orale tra due parlanti, ma anche e soprattutto durante la lettura di un testo in una lingua precedentemente non conosciuta.
L’IC è un fenomeno che sfrutta le vicinanze tra diverse lingue, ribaltando l’approccio dell’analisi contrastiva: mentre questa infatti persegue il confronto tra due lingue per individuarne le divergenze ed evitare contaminazioni, l’approccio dell’IC si concentra sulla presa di coscienza delle similitudini tra due lingue e sulle possibili analogie tra queste.
Il processo di IC risulta semplificato tra lingue che appartengono alla stessa famiglia; in tal caso l’IC si basa sul concetto di continuum linguistico: “per continuum linguistico si intende un fenomeno diatopico: la variazione geografica osservabile nelle varietà linguistiche. […] due varietà in un continuum non sono delle entità discrete ma più ci si allontana dal punto di partenza, più le differenze saranno maggiori.” 2 Insomma, le lingue variano diatopicamente, ma non in maniera netta, ma in una serie di sfumature che si accumulano e diventano sempre più grandi più ci si allontana dal punto di partenza stabilito.
Come abbiamo già detto, l’IC sfrutta le vicinanze e le analogie tra le lingue, ovvero ciò che in linguistica viene definita come trasparenza. “In linguistica per trasparenza si intende la relazione evidente che deriva dalla corrispondenza fra due elementi; tale relazione può avvenire a diversi livelli: fonologico, morfologico, sintattico e lessicale.”3
Per esempio si pensi all’aggettivo portoghese ‘invulgar’ che significa ‘poco comune, raro’ e che non esiste nelle altre lingue; il suo significato è però facilmente deducibile da parte di un parlante di una varietà romanza in quanto il prefisso di negazione in- appare trasparente nel suo significato in quanto produttivo anche nelle altre varietà.
Si può dire dunque che il processo di IC sfrutti le zone di trasparenza tra le lingue per permettere la comprensione di una lingua straniera attraverso le conoscenze della propria lingua materna; tale processo però non è passivo – come non lo è qualsiasi processo di comprensione – bensì necessita di attenzione e consapevolezza da parte del lettore – o ricevente – affinché questo possa mettersi in atto.
Ciò però non basta per attivare il processo di IC: oltre all’attenzione e alla consapevolezza del lettore, affinché questo processo si attivi bisogna che entrino in gioco altri meccanismi, in grado di guidare il lettore alla decodifica e alla comprensione del testo. È utile a questo punto introdurre i concetti di transfer e inferenza: questi due infatti sono i meccanismi fondamentali per il processo di IC.
Il transfer è un meccanismo attraverso il quale il soggetto trasferisce delle competenze (sia generali che comunicative) tra un codice e l’altro attraverso le zone di trasparenze tra i due; questo è il più tipico tra i processi di bottom-up, ovvero quei processi che si attivano quando il lettore ricava dati utili alla comprensione del testo direttamente da esso, ovvero unicamente attraverso l’utilizzo di dati linguistici. Il transfer si manifesta soprattutto a livello lessicale, ma può avvenire anche ad altri livelli della lingua.
L’altro meccanismo fondamentale per l’intercomprensione è invece l’inferenza: inferire è un processo attraverso il quale il lettore, per comprendere un testo, stabilisce una relazione tra le informazioni processate e quelle che già possiede nella memoria a lungo termine; attraverso le inferenze vengono dunque chiamate in causa le competenze culturali, comunicative e socio-pragmatiche del lettore che vengono utilizzate per comprendere ciò che non è familiare. L’inferenza è un tipico processo di top down, ovvero un meccanismo attraverso il quale la comprensione avviene richiamando delle informazioni già possedute dall’individuo piuttosto che dall’analisi dei soli dati linguistici.
Un individuo che si confronta con una lingua che non ha mai studiato, oltre a sfruttare le possibili zone di trasparenza tra i due codici, per tentare una comprensione efficace richiama alla mente un bagaglio di competenze generali: innanzitutto le strutture linguistiche della lingua che già conosce; inoltre le conoscenze generali e comunicative, attraverso le quali è possibile inferire: la combinazione tra transfer e inferenze, tra processi di bottom-up e top-down, consente dunque che si attivi l’IC. Essa allora è propriamente un trasferimento di conoscenze da una lingua e un’altra, visto che le competenze comunicative e generali, legate a tutti gli aspetti socio-culturali, collaborano alla comprensione della lingua affine.
Le competenze nell’altra lingua dunque, non si affiancano semplicemente alla lingua materna, ma si integrano organicamente con essa; il contatto dell’individuo con altre lingue va dunque a favorire la costruzione di un insieme di conoscenze e competenze, che sviluppano una vera e propria competenza iperlinguistica.
Concludo brevemente dicendo che l’IC è un’abilità spontanea di ogni parlante, ma che può essere allenata ed insegnata: segnalo il manuale Eurom5, progetto sviluppato da una rete internazionale di università, che in Italia è coordinato dall’Università degli Studi Roma Tre: esso consente di raggiungere una competenza ricettiva plurilingue in cinque lingue romanze (portoghese, spagnolo, catalano, italiano e francese) simultaneamente e si basa sul concetto di fondo che apprendere una lingua aiuta e risulta propedeutico all’apprendimento di altri codici ad essa imparentati.
¹ Il lettore plurilingue, Elisabetta Bonvino e Diego Cortés Velásquez, 2016
² Intercomprensione orale, Diego Cortés Velásquez, Le Lettere, Firenze, 2015, pp. 34-35
³ Intercomprensione orale, Diego Cortés Velásquez, Le Lettere, Firenze, 2015, p.51
L’argomento è trattato sinteticamente. Bibliografia essenziale per approfondire:
- Il lettore plurilingue, Elisabetta Bonvino e Diego Cortés Velásquez, 2016
- Intercomprensione orale, Diego Cortés Velásquez, Le Lettere, Firenze, 2015
- in Intercomprensione e educazione al plurilinguismo, Wizarts, Porto Sant’Elpidio (FM), 2011