Si sa, il mondo è bello perché è vario: le differenti culture, gli usi e costumi che fanno di ogni popolo o nazione una rappresentazione peculiare, rendono questo calderone che chiamiamo Terra un vasto spazio di colori diversi, esotici, che spezzano il fiato alla monotonia della globalizzazione.
Un po’ insolito invece è quando determinati fattori culturali vengono introdotti in posti del tutto fuori dal comune e difficili da essere accettati per chi è abituato a delle attribuzioni specifiche, ovvero: la pizza è tipicamente italiana, il tè del pomeriggio è tipicamente inglese e così via…
Detto questo, dopo una povera giustificazione basata sui luoghi comuni (sigh) posso arrivare al dunque: sono incappato in una storia che oserei dire surreale (ringrazio la mia pigrizia e un inverno freddo che mi hanno permesso di scovare su Youtube questo bellissimo documentario) che parla dei Dandy del Congo.
Prima di buttarci in questa avventura, giusto due piccole precisazioni:
1: Il Dandismo nasce durante la reggenza inglese e la restaurazione francese nel XIX secolo, è un movimento culturale che consiste in un’ostentazione di eleganza nei modi di vestire, rifiutando i modelli borghesi dell’epoca.
2: La Repubblica Del Congo ha uno dei PIL pro capite più bassi del mondo.
Ora che abbiamo messo in evidenza questi due punti così lontani l’uno dall’altro possiamo iniziare questo viaggio.
I Dandy del Congo nascono dopo la fine della seconda guerra mondiale. I soldati congolesi (nota dell’autore: il Congo è stato una colonia francofona) tornati in patria dopo il conflitto portarono con sé innumerevoli vestiti della moda parigina (vestiti e abiti raffinati, alla moda ed estremamente costosi) creando un surrealismo pittoresco in un paese in cui i morti per malnutrizione e per malattie facilmente curabili in Europa dilagavano – e dilagano ancora oggi. Questi veterani decisero di incontrarsi ogni sabato e domenica in un luogo prestabilito, per ritrovarsi e non perdere i contatti l’uno con l’altro, e lo facevano vestendosi rigorosamente con i vestiti presi a Parigi.
Questo fenomeno portò in seguito alla nascita de “La Sape”, abbreviazione che sta per Société des Ambianceurs et des Personnes Élégantes, (che significa: società delle persone creatrici di atmosfera ed eleganti) nata a Brazzaville, la capitale del Congo. I Sapeur sono gli aderenti a La Sape.
Questo movimento lascia interdette molte persone, perché si tratta di giovani e non che spendono tutti i loro risparmi per vestiti che ammontano anche a più di 3000 euro, mentre la gente del loro quartiere (e loro stessi, perché bisogna notare che gli stessi Sapeur vengono da uno strato sociale molto povero) muore di fame o si spacca letteralmente la schiena per far sopravvivere loro stessi e la loro famiglia.
“Quando ti vesti sei veramente il migliore, il Re dei colori” dice un Sapeur di Brazzaville, Maxime Pivot. Maxime in un documentario della RT (Tv Network russo) afferma che un Sapeur non deve avere unicamente un completo ma deve averne svariati, in modo da poter creare un’armonia nel modo in cui loro si vestono. Devi avere molti vestiti e scarpe, questo è essere un dandy. Non devi essere noioso. Mentre parla alla telecamera Pivot è vestito con un paio di scarpe della Westons (tra i 1000 e i 2500 dollari), scarpe che sono essenziali per far parte de La Sape: “Normalmente, se non avessi comprato questo paio, avrei potuto comprarmi un bel po’ di terreno per coltivare o per costruirmi una casa. Ma come Sapeur, per la mia dignità e per la mia autostima, ho dovuto comprare queste scarpe.”
Un altro Sapeur, mentre la telecamera inquadra il quartiere fatto con case di lamiera, una strada sterrata e fangosa con l’immondizia sparsa qua e là, afferma che un Sapeur non deve indossare vestiti falsi, perché si scoprirebbe subito e questo lederebbe la loro integrità. “Per questo completo di Armani” mostra fieramente la dicitura del marchio all’interno della sua giacca, “ho speso all’incirca 4500 dollari. Me lo sono potuto permettere chiedendo un finanziamento alla Banca”. Ma quanto avrai speso per tutti i tuoi completi? Gli chiede il reporter. “All’incirca 20 mila dollari in tutto. Tre volte ho chiesto un finanziamento e dopo 11 anni, se non sbaglio, sono riuscito a ripagare tutto”.
Questo è il mondo surreale de La Sape, e mentre cerco di immaginarmi in quale modo queste persone possano spendere tutto ciò che hanno, mandando anche in fallimento aziende di famiglia create con fatica e sudore al fine di permettersi vestiti costosi persino per un cittadino europeo medio, rimango affascinato e sbigottito dalla parvenza mistica che questi gentiluomini creano intorno al loro ambiente. Vederli seduti su sedie distrutte con giacche di Kenzo, occhiali di Gucci e scarpe della Westons mentre sullo sfondo si notano donne che lavano i vestiti su secchi con acqua sporca mi lascia qualcosa che mi inquieta e allo stesso tempo mi affascina. So che molti penserebbero a queste persone come degli imbecilli fuori di testa, ma vederli così spensierati in un paese dilaniato dalla fame e dai conflitti interni mi fa forse capire che avere un sogno, per quanto costoso o folle possa essere, è importante, e non deve essere giudicato solo perché per alcuni è incomprensibile. Maxime chiude questo viaggio dicendo: “Noi lo facciamo per un nostro modo di essere, essere dei Sapeur è un pericolo, è uno stile di vita rischioso, poiché ci giochiamo tutto per avere indietro niente”.