Atalanta – Napoli è stato il posticipo della quattordicesima giornata di campionato e come al solito si è rivelata una partita particolarmente ostica per i Partenopei.
Però, a differenza degli anni passati, il Napoli di Ancelotti ha gestito la creatura di Gasperini in modo radicalmente diverso. Basti pensare che durante tutta la gestione Sarri il Napoli, pur uscendo sconfitto diverse volte dagli scontri diretti con gli orobici, non aveva mai concluso la partita senza aver avuto quanto meno un maggiore possesso palla. Così non è stato nella partita di ieri, che ha visto i ruoli degli anni passati invertirsi, con l’Atalanta che fa la partita e il Napoli pronto a ripartire.
Sicuramente la rete di Fabian Ruiz dopo appena 2 minuti di gioco ha snaturato l’impronta tattica che i due tecnici avevano preparato, ma il Napoli di quest’anno ha dimostrato di essere una creatura in continua evoluzione, disposta a sacrificare un tipo di calcio ostinatamente offensivo in favore di una maggiore attenzione alla fase difensiva nei momenti più delicati della partita.
Dopo il gol dello spagnolo gli Azzurri si sono abbassati lasciando il pallino del gioco ai bergamaschi, i quali hanno preferito attaccare gli avversari sulle fasce sfruttando la fisicità di Gosens e Hateboer con frequenti cambi di gioco. In questo modo in fase di possesso palla De Roon si abbassava sulla linea dei difensori, limitando il compito di impostazione offensiva ai soli Freuler e Gomez.
Questo assetto difensivo non ha funzionato e ha infatti lasciato troppo spazio ai contropiedi del Napoli con Insigne che, oltre ad essersi divorato un gol a tu per tu col portiere avversario, è riuscito a mettere Fabian Ruiz solo davanti a Berisha per ben due volte.
Dal punto di vista difensivo il Napoli non è particolarmente migliorato rispetto ai tempi di Sarri nella gestione dell’Atalanta. Ha infatti dimostrato di soffrire ancora la pressione offensiva della Dea, la quale puntava a riempire l’area di rigore di uomini nella speranza che i cross degli esterni potessero mettere in difficoltà sul piano fisico i giocatori del Napoli.
E cosi è stato.
Tutto ciò è evidente nell’azione del gol dei bergamaschi con Gosens sulla fascia sinistra che una volta saltato Callejon riesce a mettere il pallone in mezzo per Rigoni, che lo svirgola in direzione di Hateboer il quale, saltando senza problemi sul piccolo Mario Rui, mette fuori causa le marcature dei centrali del napoletani e lascia Zapata libero di colpire indisturbato.
Della difesa azzurra il giocatore più in difficoltà è apparso essere Maksmovic, che nella posizione di terzino destro ha avuto molte difficoltà a gestire gli attacchi di Gosens e Gomez. Il difensore serbo quest’anno ha giocato la maggior parte delle sue partite stagionali in Champions sorprendendo quasi tutti per la sua concretezza ma per questa volta è stato sicuramente il peggiore del reparto.
L’unico miglioramento rispetto alle partite precedenti si è avuto nella gestione dei calci d’angolo.
Se infatti negli anni precedenti il Napoli subiva molto le situazioni di palla inattiva il passaggio da una marcatura a zona ad una a uomo ha sicuramente migliorato questo fondamentale.
Nel secondo tempo il Napoli ha avuto pochissime occasioni per andare a vincere la partita e ci è riuscito solo grazie al talento e alla fortuna di Arkadiusz Milik che, non riuscendo a controllare in modo accettabile il cross di Mario Rui, si ritrova davanti a Berisha un pallone a mezz’altezza che scaraventa in rete con un sinistro al volo preciso e potente.
Come da copione la partita dell’Atleti Azzurri d’Italia si è dimostrata una delle più belle ed equilibrate che il nostro campionato offre da un paio di anni a questa parte. Alla fine questa volta a spuntarla tra la Dea e il Ciuco è stato il Napoli, che è riuscito a vincere la partita grazie al talento dei suoi uomini migliori e al contributo di un altro tipo di dea, non neroazzura ma bendata.