È il 1944, e una delle più importanti e spaventose istituzioni razziste americane viene scardinata dalle fondamenta. Il Ku Klux Klan viene dichiarato illegale e sciolto dal suo stesso Gran Maestro.
È il 2010, e un giovane giornalista di nome Richard Spencer conia il termine “Alt-Right”: destra alternativa. La frangia più estremista della destra americana ha un nuovo volto, e Spencer si propone come suo portavoce.
È il 2018, e al South By Southwest Film Festival viene presentato “Alt-Right: Age of Rage”, documentario di Adam Bhala Lough, che analizza con scioccante lucidità la realtà americana dei primi due anni di presidenza Trump.
Quest’ala della politica americana, così schierata e aggressiva, è un lato degli Stati Uniti che noi europei non conosciamo affatto, nonostante condivida numerosi punti in comune con fenomeni politico-sociali di cui abbiamo già fatto esperienza nei nostri stessi confini.
Questa regressione ideologica che negli ultimi anni si è insidiata nella politica del mondo occidentale, sembra risorgere dalle ceneri dei vecchi movimenti intolleranti che hanno segnato con il sangue il ‘900.
E oggi, a più di 50 anni dai fenomeni di segregazione e scontri razziali, la “land of the free and home of the brave” si presenta come la punta di diamante dei movimenti di destra estrema che predicano un ritorno ad un’America mai esistita prima, sotto il dominio esclusivo dalla razza ariana.
Richard Spencer spiega, con destabilizzante convinzione, la sua visione futura di un mondo, nel quale i simili vivono con i propri simili e gli Stati Uniti rappresentano la terra della popolazione bianca, mentre tutte le altre etnie vengono raggruppate in ancestrali territori di origine, con i quali condividono solo l’albero genealogico.
Queste teorie da ritorno alle radici, non poggiano le loro basi su antiquati studi pseudo-scientifici dei secoli passati, ma sono minuziosamente costruite e revisionate dai nuovi ideologi del movimento come Jared Taylor, fondatore della nuova filosofia dell’ “American Renaissance”, o David Duke, negazionista e “attivista” dei diritti umani e civili dei bianchi.
In pratica, un gruppo di americani bianchi di mezza età, con prestigiosi studi in università della Heavy League alle spalle, sta dando voce al razzismo americano più radicato, incanalando l’odio degli stati del sud verso gli afroamericani, e portando i livelli di tensione alle stelle.
La voce fuori dal coro, in questo scenario di terrore primitivo, è quella di Daryle Lamont Jenkins, attivista afroamericano, che da anni occupa la prima linea nella battaglia contro la violenza razziale.
Ad oggi, Jenkins è uno dei maggiori promotori e organizzatori delle proteste contro la alt-right, e l’antagonista di Richard Spencer per eccellenza. Le occasioni di attacchi face-to-face tra i due si sprecano, mettendo a rischio anche Jenkins, continuamente oggetto di minacce e tentativi di attacchi da parte dei gruppi neo-nazisti. In fondo, sia lui che gli altri gruppi militanti che lo sostengono, rappresentano tutto il multiculturalismo che l’estrema destra cerca di sopprimere. Allo stesso tempo, però, indicano anche che, in un paese che è stato infettato dal germe dell’odio per troppo tempo, è rimasta una fazione sana.
In una moderna lotta tra bene e male, il risultato di questa equazione esplosiva sono le stragi razziali quali il Massacro di Charleston, e una serie di altri eventi che vedono protagonisti dei lupi solitari con il progetto di concretizzare le idee della destra nazi-americana.
La violenza che viene riportata da Lough nel suo film, è figlia di un’amministrazione presidenziale che ridimensiona ogni forma di discriminazione, e che vede tra i suoi maggiori sostenitori, proprio i discepoli dell’alt-right.
Vediamo come persino la società statunitense, se analizzata al microscopio, mostra crepe profonde. Ma ci accorgiamo anche che condivide un radicalismo caratteristico dei nuovi movimenti della destra estrema che sta prendendo corpo anche in Europa, e che si coalizza silenziosamente così come in America hanno già fatto l’Alt-Right e ciò che rimane del Ku Klux Klan.
Non ci resta quindi che sperare, con l’esordio di questo 2019, in una decisiva presa di coscienza, che riesca a risvegliare una nuova resistenza verso i sentimenti di rancore annidati nella società occidentale.
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