L’ultima volta che la Francia ha richiamato il proprio ambasciatore è datata 1940, all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, quando il Regno d’Italia entrò in guerra contro la Francia, consegnando la dichiarazione all’allora ambasciatore André François-Poncet. A Febbraio del 2019, ci ritroviamo in un contesto internazionale completamente diverso (fortunatamente) ma con una mossa diplomatica dalla stessa portata.
Ma esattamente in termini giuridici del diritto internazionale, che cosa vuol dire richiamare un ambasciatore?
Per il diritto internazionale, ogni stato deve essere rappresentato all’estero all’interno di un altro, con una propria ambasciata e un proprio ambasciatore.
Come nel caso della Francia e l’Italia, nel momento del richiamo dell’ambasciatore avviene una temporale sospensione del riconoscimento di questo, come soggetto di diritto internazionale: ciò implica una mancata relazione diplomatica tra gli Stati.
Quando uno stato si sente destabilizzato politicamente o giuridicamente può definirsi attaccato e quindi subire un’ingerenza da parte del secondo soggetto.
Dopo la nostra piccola introduzione cerchiamo di capire la cronaca di questa situazione: Italia e Francia si trovano in una lite istituzionale, dovuta a più contesti pungenti da parte dei due Stati.
In particolare, Macron sottolinea la propria posizione riguardante il fronte migratorio e la delicata situazione della penisola. Il vice premier Matteo Salvini, invece, sottolinea il suo interesse a parlare con la Francia di “fondamentali” questioni come i vaganti terroristi che risiedono probabilmente illegalmente nelle due nazioni e la delicata situazione della frontiera di Ventimiglia (sappiamo bene che oltre le due menzionate situazioni vi è un passato turbolento da parte del nuovo governo nei confronti della Francia).
La Francia, oltraggiata a quanto pare dalla decisione di Matteo Salvini nell’aver inviato questa richiesta all’ambasciatore Christian Masset, risponde con una nota durissima del Quai d’Orsay che parla di “attacchi senza precedenti dalla fine della guerra e senza fondamento” e “dichiarazioni oltraggiose”.
Cerchiamo di capire meglio grazie al professor Francesco Cherubini, docente di diritto Europeo alla Luiss Guido Carli e ci propone una sua visione in un’intervista a Radio 24, datata 9 Febbraio 2019, nel programma condotto da Gigi Donelli.
Il primo interrogativo è capire quanto sia grave la questione, ma il professore ci rassicura confermando che non è un caso non isolato all’interno del contesto internazionale ma allo stesso tempo fa leva sulla rara posizione europea dei due paesi. Le relazioni infatti non sono solo soggette dal diritto internazionale ma anche da quello europeo, essi infatti definibili paesi fondatori, parte centrale del mercato unico e con importazioni ed esportazioni di grande portata. Inoltre, il professore precisa che è la prima volta all’interno del panorama europeo.
Come possiamo definire questa situazione, è la prima domanda che possiamo porci, ma si enfatizza la possibile volontaria manovra politica in vista delle elezioni europee, probabilmente anche strumentalizzato dai leader stessi dei movimenti politici. Il possibile nascere di partiti centrali comporta le nuove possibilità di alleanza all’interno dello scenario politico europeo.
Positivo è infine, secondo il professore, l’inizio da parte della popolazione europea all’interesse verso questioni sovranazionali: dibattiti così accesi a livello europeo in passato erano poco soventi.
Questo piccolo panorama può farci capire quanto possiamo essere coscienti in queste prossime elezioni: il nostro voto comporterà un nuovo fronte europeo e allo stesso tempo una nuova tipologia di politica europea.
Fondamentale nostro dovere è quello di aiutare a incrementare l’affluenza alle urne europee spiegando quanto è importante la propria partecipazione politica.