Come l’acqua
che liberandosi dalle onde
scivola via tra le pietre nere
di un bagnasciuga ardente,
anche il dolore,
l’amaro
se ne va,
come se qualcuno,
un qualcosa di inaspettato
volesse dimostrare
che è giunta l’ora
di guardare oltre il mare,
di non aver più paura
di udire solo il suono dell’oceano
dentro lo spirito,
dentro le cose,
dentro le anime senza sonno.
Ero dinnanzi alla potenza di questa
natura impertinente,
in compagnia di
un personaggio sconosciuto,
che scriveva senza sosta
brandelli di sensazioni libere.
Questa identità non ancora identificata
era un ‘anima che sentiva di sentire,
percepiva emozioni lontane ascoltando da vicino.
Avvertiva il battito del manto ondoso,
che schiumando non voleva fermarsi.
Ma la figura ignota in questione
non riusciva a vedere
il suo essere,
il suo stare in mezzo
al reale.
In verità questa
caricatura sconosciuta,
che ascolta e sente,
sono io.
Le mie anime che
osano parlare tra di loro
su tutto o su niente,
sull’immersione
di un silenzio già noto,
riempiendo le pietre nere,
che istintivamente
avvertono il mio scrivere
come complici di vita.
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