Esattamente una settimana fa, più precisamente mercoledì 27 febbraio, procedevano in Vietnam, più precisamente nella capitale Hanoi, i preparativi per il secondo summit tra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader nord-coreano Kim Jong-un. Le aspettative erano delle più rosee, tant’è che Mr. Trump affermava che l’incontro al Metropole Hotel di mercoledì aveva il potenziale di portare ad un awesome accordo. Basandoci sul passato summit e sulla politica estera del Presidente, avrebbe detto che l’incontro è sarebbe bene anche se Kim avesse dichiarato di avere intenzione di lanciare una bomba ad idrogeno al centro del Texas. Per le problematiche interne alla sua amministrazione e il suo carattere enfatico, alla Casa Bianca si temeva seriamente potessero esserci troppe concessioni verso il dittatore asiatico su molti fronti, minando ancora di più il potere degli Stati Uniti verso il Nord Corea.
E invece, alla faccia dei democratici, è andato tutto per il verso giusto: si è raggiunto un accordo sullo smantellamento delle centrali nucleari da parte di entrambi i Paesi, le sanzioni al Nord Corea vengono tolte e il clima è dei più sereni tra i due leader di governo. Perlomeno, questo è quello che potrebbe trasparire dalla foto di testata di questo articolo, tra sorrisi, fiori, e facce rilassate.
Nonostante questo clima però, alla fine non è stato raggiunto alcun accordo tra i due capi di Stato, lasciando nell’aria delle relazioni internazionali quel sentimento di tensione alla pancia e odore di nucleare che oramai si respira da mesi. L’idea del possibile accordo verteva sullo smantellamento delle basi nucleari e un dietro front della Corea in cambio dell’interruzione immediata delle sanzioni US verso il Paese asiatico. Washington ha però insistito su questo punto, ritenendo inammissibile alleggerire all’istante il carico di costo economico a Kim, senza avere la certezza di un passo in avanti dall’altra parte. D’altro canto, il leader coreano non ha provveduto a procedere con le fasi di denuclearizzazione (in toto) senza avere in qualche modo un vantaggio sul mercato da parte degli Stati Uniti. Due ragazzini, proprio.
Anzi, nelle scorse ore la Corea del Nord ha provveduto a mobilitare personale e veicoli in una delle sue centrali nucleari da tempo in disuso, lasciando i presupposti per una nuova mossa sul fronte delle armi nello spazio. Sulla rampa di lancio è stata assemblata una struttura di trasferimento a binari, così come analoghe costruzioni stanno venendo tirate su, da quanto afferma il 38 North website, incaricato di seguire i movimenti del Nord Corea. Il sito Beyond Parallel, grazie alle immagini dei satelliti, segnala come questa struttura sia stata dormiente dall’agosto del 2018, indicando come questi nuovi movimenti siano deliberati e di proposito. Alla faccia tua, sembra dire il leader coreano.
Con un summit fallito alle spalle, le critiche all’amministrazione del governo americano, dopo i diversi giorni di shutdown e la guerra mediatica con i democratici sul muro, rischiano di aumentare in maniera vertiginosa. Ciò che è stato sollevato a fattore negativo sul negoziato, riguarda soprattutto l’approccio poco ortodosso che Trump ha dato all’incontro, non assicurando la presenza di figure diplomatiche a testimoniare e mediare e lasciando solo gli interpreti nella stanza delle negoziazioni.
“Molti trovano allarmante che il presidente abbia parlato con Kim anche faccia a faccia, alla sola presenza di interpreti, senza quindi che ci sia un resoconto ufficiale di cosa sia stato detto. Una soluzione pericolosa quando si tratta di trattative molto delicate, hanno sottolineato vari analisti, in quanto può lasciare alla controparte la possibilità di sostenere – in modo non verificabile – di aver ricevuto promesse su cui innestare rivendicazioni.” (Il Sole 24ore)
La facciata di Rocket Man del Presidente americano ha cominciato a sgretolarsi in maniera crescente dalla vittoria dei Democratici all’elezioni di metà mandato tenutesi a novembre scorso e la sua incapacità di gestire situazioni diplomatiche di un certo livello si fa sentire. Di continuo, procedono le questioni del Russiagate, il muro al confine con il Messico e lo shutdown di un mese, per finire con il problema internazionale dei due governi in Venezuela. Il fallimento del summit sembra solo essere uno dei tanti problemi che Donald dovrà affrontare nel prossimo futuro.
Come piccola nota conclusiva, l’ex-CEO e fondatore di Starbucks, Howard Schultz, ha annunciato che correrà come indipendente alle elezioni del 2020, con un tour nei 50 stati già in fase di organizzazione. Di tutta risposta, Trump su Twitter afferma che “Howard Schultz non ha il fegato per correre da presidente! L’ho visto a 60 minutes l’altra sera e sono d’accordo con lui che non è certo la “persona più intelligente”. La minaccia del capo della multinazionale è in ogni caso molto seria e la situazione per Donald si fa spinosa, tant’è che qualcuno ha già ipotizzato che il negozio Starbucks alla Trump Tower di New York verrà rimosso a breve.
Quando il Presidente degli Stati Uniti ha talmente tanti avversari da non potersi permettere più neanche un caffè Starbucks assieme ad un muffin ai mirtilli di produzione originale americana, magari con il suo nome sopra, la situazione forse comincia a diventare leggermente problematica.
Sitografia:
https://www.bbc.com/news/world-asia-47382060
https://www.theguardian.com/us-news/2019/feb/27/trump-kim-summit-in-vietnam-what-is-on-the-table