Allegri ha sempre ragione

Ieri sera la Juventus, nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League contro l’Atletico Madrid del Cholo Simeone, ha dimostrato a tutti che il lavoro svolto da Allegri è tutt’altro che provinciale o troppo difensivista. 

Dall’arrivo di Massimiliano Allegri sulla panchina della Juventus, rispetto alla gestione Conte, è stata evidente la volontà del tecnico toscano di non voler dotare la squadra di uno “spartito” fisso, ovvero di non dare uno stile di gioco unico, marchio di fabbrica di allenatori come Sarri o Guardiola. 

Infatti l’abilità migliore di Allegri risulta essere proprio quella di “cucire” la formazione in base alle caratteristiche tecnico-tattiche dell’avversario. Nelle ultime 4 partite giocate dai Bianconeri Allegri ha cambiato modulo ben 3 volte passando dal 4-3-1-2 schierato contro l’Atletico Madrid, al 4-3-3 di venerdì contro l’udinese, passando per il 4-4-2 utilizzato la scorsa settimana per osteggiare il Napoli di Ancelotti.

La sconfitta subita nella partita di andata al Wanda Metropolitano aveva però fatto sorgere in molti un dubbio: l’instabilità tattica della Juventus è un valore aggiunto o un punto debole?

Dare una risposta precisa a questa domanda è sicuramente impossibile, è certo però che la verità tattica voluta da Allegri ha radici profonde e nella maggior parte dei casi, come ieri sera, lo ha visto uscire vincitore. 

Dal suo insediamento nel 2014 ripartì col 3-5-2, lo stesso modulo che utilizzava il suo predecessore Antonio Conte, per non snaturare la squadra e abituarla gradualmente alle sue disposizioni arrivando ad alternare la difesa a 3 con un 4-3-1-2 che esaltava le caratteristiche di un super centrocampo composto da Pogba, Vidal, Pirlo e Marchisio. 

Durante la stagione 2016/2017 arriva la svolta nello scacchiere di Allegri che, potendo contare su un attaccante di sicuro affidamento come Higuain, decide di spostare Mario Mandzukic sulla fascia sinistra in un 4-2-3-1 o in un 4-3-3. Quella che sembrava una mossa quasi insensata si rivela determinante con il gigante croato che, marcato solo dagli esili terzini del calcio moderno, grazie al suo fisico e ad una grinta fuori dal normale oltre ad assicurare ottime prestazione offensive risulta determinante anche in fase difensiva. 

Negli ultimi due anni, nonostante la squadra riesca ormai a padroneggiare alla perfezione tutti i moduli sopracitati, tale duttilità non era mai risultata veramente vincente in un contesto europeo dove l’incontro con il Real Madrid di Zinedine Zidane aveva sempre visto uscire dal campo i Bianconeri con le ossa rotte, ad eccezione della vittoria per 1-3 arrivata al Bernabeu nella partita di ritorno dei quarti dello scorso anno, anche se inutile alla fine dei conti per il passaggio del turno. 

Per scardinare la difesa di ferro di Simeone, il tecnico Bianconero ha optato per un 4-3-3 con Bernardeschi a completare il tridente formato da Mandzukic e Ronaldo. L’ex fiorentina ha giocato un primo tempo sontuoso servendo un assist al bacio per il colpo di testa di Cristiano Ronaldo che ha sbloccato il match.

Appena iniziata la ripresa è subito il fenomeno portoghese a portare sul 2 a 0 la squadra di casa grazie ad un colpo di testa che Oblak riesca a parare solo dopo che il pallone supera la linea di porta.

Sul risultato di 2-0, e quindi di parità assoluta in virtù della partita d’andata, si poteva pensare che Allegri decidesse di gestire il risultato con calma accontentandosi anche dei supplementari, ma il tecnico toscano ha stupito tutti.

Infatti al 67° minuto Allegri toglie il terzino sinistro Spinazzola per inserire Dybala. In questo modo Bernardeschi è scalato a fare addirittura il terzino per i 25 minuti di partita restanti, lasciando libertà offensiva al fantasista argentino. Anche se alla fine a decidere la partita è stato proprio Bernardeschi, che strappando palla a metà campo si invola verso l’area di rigore dove viene steso da Correa. La trasformazione dal dischetto per Cristiano Ronaldo è solo una semplice formalità: 3-0 e Juve ai quarti.

Le idee e il coraggio di Allegri, così come la super prestazione di Bernardeschi, si sono dimostrati determinanti ma non sarebbero stati abbastanza senza un finalizzatore strabiliante come Ronaldo che vive per risultare determinante in partite come questa. Anche se, per fare quello per cui è stato acquistato, la strada è ancora lunga…

Enrico Izzo

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