Lo scorso mercoledì Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio, ha presentato alla Libreria Nuova Europa – I Granai il suo ultimo libro, “Reaload. Glossario minimo di rigenerazione politica“. Il volume edito da Bordeaux è un’opera collettanea alla quale hanno contribuito 14 personalità della società civile e politica per esprimersi su 14 temi sensibili. Insieme a lui c’era Marianna Madia, già ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione nel Governo Renzi e nel Governo Gentiloni. A incalzarli nel corso della presentazione hanno provveduto Bruno Luverà, inviato del TG1, e Daniela Preziosi, giornalista de “Il Manifesto”.
È proprio quest’ultima a introdurre il discorso, accostando il glossario al “Piccolo dizionario di parole fraintese” che apre la parte terza de “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera. In quel piccolo dizionario sono raccolte una serie di parole che entrambi i protagonisti del romanzo, Sabina e Franz, utilizzano allo stesso modo, ma con significati profondamente diversi, non capendosi. Questo è quello che accade alla sinistra in Italia. Il Glossario minimo raccoglie dunque le parole di una sinistra che verrà, sperando che venga. Se mettere insieme le parole significa mettere insieme le persone che le pronunciano, quanto ci vorrà per rimettere insieme la sinistra e le persone che la compongono?
Sicuramente ci vorrà del tempo, ammette Smeriglio. Come? Rimettendo al centro la questione del salario e del reddito, che sotto una certa cifra è sfruttamento, è schiavitù, è barbarie. Un reddito che sia nelle disponibilità della crescita della persona, né clientelare né assistenziale.
È necessario riacquistare una cultura politica dopo il fallimento dell’uomo solo al comando, che più si confà alla destra, tornata maggioritaria. Ne è una prova il Congresso della famiglia di Verona, che auspica una nuova costrizione del genere femminile in ruoli e stereotipi, e che fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile potesse ricevere l’appoggio del Governo. Ne è una prova Salvini, che ha messo sotto la sua ala l’intera destra come fece Berlusconi vent’anni fa, ma con una sostanziale differenza rispetto al leader di Forza Italia: Berlusconi illudeva gli italiani con un sogno irrealizzabile, Salvini li spaventa con un incubo inesistente.
La sinistra deve trovare delle risposte, ma non deve cercarle nella storia: deve anzi uscire dalla bolla atemporale nella quale si è rinchiusa. Bisogna combattere, non lisciare il pelo della bestia.
“La sinistra era quando la domenica si diffondeva l’Unità”, “Era avere le scarpe da ginnastica per scappare dai fascisti”, “Le lacrime al funerale di Berlinguer”: queste sono alcune delle risposte raccolte da Bruno Luverà alla domanda rivolata ad alcuni amici, “Che cos’è la sinistra?”. L’impressione è quella di una cena tra reduci: nessun ricordo risale a dopo il 1989. La sinistra esiste ancora o è morta e stiamo mantenendo in vita il ricordo? E considerando che la maggior parte dei voti persi sono confluiti nel bacino dei 5 Stelle, come si recupera il deficit accumulato dal PD?
Per Marianna Madia, i governi Renzi e Gentiloni hanno fatto cose di sinistra, eppure le elezioni sono state perse. Perché? Perché non si è riusciti a creare empatia in chi non si sentiva rappresentato dai numeri, seppur positivi.
Essere di sinistra è essere contrari a chi afferma il superamento della divisione destra/sinistra. Ci saranno sempre disuguaglianze e ingiustizie, e la sinistra deve farsene carico.
Il deficit si recupera compiendo lo sforzo coraggioso di vedere ciò che unisce e non ciò che divide la sinistra, facendo incontrare i diversi spartiti per creare proposte che abbiano una reale anima di sinistra.
La domanda che rivolge Bruno Luverà a Massimiliano Smeriglio nasce da una riflessione elementare: non è che la sinistra è in difficoltà semplicemente perché la destra è stata più brava, anche in ambito culturale, da sempre terreno fertile della sinistra? Non si è sottovalutato il tentativo di egemonia culturale di destra?
Sì, anche a causa della puzza sotto al naso tipica della sinistra, che ha provocato una forte corrente reazionaria. Reazionarismo che si è rivolto verso tutte le istituzioni fondamentali del recente passato: i più grandi attori mondiali attuali non hanno nulla a che fare con la democrazia. Prevale la narrazione, raccapricciante ma forte, secondo la quale l’individuo rispetto al destino della nazione non conti nulla. Se anche in Europa e negli USA la democrazia rappresentativa va in crisi, va in crisi in tutto il mondo.
Nella narrazione sovranista tutto conduce alla dimensione del capro espiatorio. Si arriva così a una psicologia della paura che fa a meno della dimensione oggettiva: paradossalmente, “Te stai male perché mezz’ora fa è arrivato un barcone a Lampedusa” risulta credibile.
È poi Daniela Preziosi a rivolgersi a Marianna Madia, sottolineando come Zingaretti non sia la fatina che fa diventare tutti buoni e tutti belli. Le liste del PD sono in gran parte le stesse del PD di qualche mese fa. Il PD può rigenerarsi con le stesse persone, considerando anche quelle che la stessa Madia nel 2013 definì delle piccole filiere criminali all’interno del partito?
La Madia innanzitutto sottolinea come le sue denunce fossero riferite al PD romano e alle sue primarie finte. Gli attuali problemi di Roma sono giganteschi, tra giunta e sindaco incommentabili e l’assenza di un programma politico anche solo per poterlo criticare. La grande responsabilità del PD fu non capire la questione romana: far cadere la giunta Marino fu un errore imperdonabile. Non essendo riusciti a creare un’alternativa prima, adesso è necessario aprire un cantiere per dare risposte serie di sinistra per la città.
Il PD deve stare su due livelli: città ed Europa.
L’ansia da scivolamento ha cancellato la passione delle persone, facendo loro percepire un senso di precariato dell’esistenza: Salvini propone di chiudersi e tornare indietro, il PD deve dimostrare quanto ciò sia pericoloso e illusorio. L’unica vera sovranità è quella Europea, essendo l’Europa composta da Paesi piccoli o che non si sono accorti ancora di essere piccoli.
Le battute finali della presentazione sono affidate a Massimiliano Smeriglio: se c’è l’antisistema non dobbiamo per forza essere il sistema.
Fra poco si voterà per le elezioni europee: è inutile votare liste che non arriveranno mai al quorum del 4%, è necessaria un’unità di campo, non la frammentazione. Poi all’interno dell’unità di campo bisogna avere l’autonomia di portare proposte radicali, ma bisogna restare uniti. In Europa la divisione è la guerra.
Il PD che parla di sinistra…? Fin da tempi apparentemente non sospetti il PCI/PDS/DS ecc. ecc. ha iniziato ad abbandonare le tematiche e la gente di sinistra per spostarsi sempre di più al centro dello schieramento politico e “attrarre” i ceti cosiddetti borghesi. In linea di principio non è una tattica sbagliata se coerente con una strategia di sinistra, ma appunto non si è mai trattato di una strategia ma il mezzo confuso con il fine. La Madia e soprattutto Smeriglio tutto questo lo sanno molto bene e dimostrano semplicemente di avere la faccia come il culo se parlano della sinistra dall’interno del PD. Se hanno veramente a cuore la ricostituzione di una sinistra antagonista seria dovrebbero ricominciare umilmente a lavorare a partire proprio da quel 4% tanto deprecato da Smeriglio che non a caso è saltato ultimamente sul carro dei vincitori per sole ragioni di potere.
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