Voglio! No, non la canzone di Mengoni. Voglio (tutto, subito e facilmente) è probabilmente la parola che meglio descrive il nostro zeitgeist, lo “spirito del tempo” tanto caro a Hegel. Questo imperativo pervade ogni angolo della società: vogliamo il leader politico che promette di toglierci da ogni impiccio a costo zero, vogliamo che il nostro primo lavoro sia comodo, facile, ma anche iperpagato. Ogni singola idea di sforzo, costanza , impegno o rinuncia è fagocitato dal mostro del voglio.
Il campo dove questa mentalità sta portando a risultati paradossali? L’ambito della medicina e del benessere. Gli anni dopo il 2000 sono stati definiti gli anni di questa grande illusione: l’illusione della salute perfetta, del corpo perfetto, della performance perfetta. Volete avere una prova di quanto ci sia questa incessante richiesta della forma e della performance perfetta? Bene. Leggete un articolo on line su qualsiasi rivista di qualsiasi tema e andate a leggere le pubblicità, ma anche i tentativi di fishing e spam sottostanti, quelli che mettono il dito nelle richieste e nelle speranze più comuni della gente. L’ottanta percento di questi link promette di farti conoscere il cibo che guarirà il cancro, venderti quello che ti farà perdere sei kili in quattro giorni, consigliarti la pillola che ti farà avere addominali pazzeschi o avere performance sessuali da ventenne a settant’anni. Perché questo è ciò che si cerca: la pozione magica che ti garantirà di arrivare a qualsiasi obbiettivo tu richieda.
Questo è anche quello che si chiederà sempre più spesso al medico. “Dottore voglio tornare giovane, voglio la cura che mi abbassi il colesterolo anche mangiando tre babà a colazione”, e così via. Il medico, che dovrà sempre più trattare il paziente da cliente e non da paziente, se onesto vi guarderà in faccia e vi spiegherà che la via a volte è in salita e che a volte la via ancora non c’è, ma se disonesto una pillola o un intervento in più in non ve li toglierà nessuno. Sempre che si parli di un medico.
Infatti, la logica consequenza della fiera del voglio è la proliferazione dei santoni, dei maghi e delle pseudo-sette che non si spigherebbe in una società secolarizzata e permeata di scienza come la nostra. Il mago però è proprio colui che al voglio risponde lesto con una formula magica che promette di risolvere ogni problema. Qui giunge l’ultima domanda che forse può sorgere spontanea da questa riflessione: E i giovani?
È facile immaginare la signora in menopausa addentrarsi sul web alla ricerca di una dieta miracolosa. Eppure la filosofia del voglio tocca, secondo me, in modo più pungente e subdolo una fascia molto più giovane. Quella fascia che magari non cerca sotterfugi cliccando su una pubblicità sotto un’ articolo di Repubblica poiché accorta a un certo tipo di link “spazzatura”, ma che della cultura del voglio è totalmente schiava. Vogliamo infatti tutti apparire come i personaggi di una istragram story perfetta: belli, atletici, magri, ottimi studenti o lavoratori, ma che comunque hanno una vita sociale (assolutamente da postare) invidiabile, sempre e comunque felici o al massimo caustici poiché la tristezza non esiste. A quale prezzo? Qualsiasi.
Vuoi essere bella? Chirurgo. Vuoi dormire tre ore a notte? Pillole. Non hai tempo per allenarti? Steroidi. Sei triste? Psicofarmaci.
A ogni richiesta si esige una risposta rapida e indolore, perché vogliamo essere così e basta: la scorciatoia la troveremo in qualche modo, non c’è tempo da perdere! L’ansia della perfezione ci spinge verso un traguardo che non esiste e sposta l’asticella sempre più su. Trovo questa ideologia distruttiva, ma non ho risposte culturali e filosofiche a tutto ciò. La cosa che mi impegnerò a fare è una serie articoli per mostrare cosa ci può essere dietro la strada del tutto e subito dal punto di vista medico, biochimico e psicologico e perché questa via, a volte, non è percorribile e porta il medico a dire alcune delle frasi più sgradite a un paziente: ci vuole tempo, ci vuole impegno. Oppure: non si può fare. Ricordando ciò che diceva Dalì: “Non aver paura della perfezione, non la raggiungerai mai.”
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