Qualche giorno fa sono tornata da un viaggio a Santorini, l’isola più meridionale dell’arcipelago delle Cicladi, in Grecia. L’ho visitata in lungo e largo, guidato per spaziose strade sperdute nel nulla e per vicoletti impossibili all’interno di paesini arroccati, salito e sceso centinaia di scalini e assistito a tramonti straordinari. Mi sono innamorata giorno dopo giorno di questa perla dell’Egeo, ed ora voglio raccontarvi la sua incredibile storia.
ALCUNE INFORMAZIONI GENERALI
Santorini, in greco moderno Σαντορίνη, è l’isola più meridionale dell’arcipelago delle Cicladi. La sua superficie è di 79,19 km² e conta all’incirca 13 670 abitanti (ultimo censimento del 2001). Il nome Santorini, per corruzione di Sant’Erini, le fu dato dai veneziani in onore di Santa Irene, martire a cui era dedicata la basilica di Perissa, villaggio nella parte sud-orientale dell’isola.
Il capoluogo dell’isola è Fira (la possiamo vedere nell’immagine di copertina).
Il secondo centro abitato è Oia e si trova nella parte più a nord. E’ rinomato per i suoi mulini a vento e per essere il luogo più celebre dal quale osservare il tramonto di Santorini, poichè offre una vista aperta sull’arcipelago, là dove il sole infuocato va a spegnersi nel blu del mare.

Oia
Un altro importante borgo è Imerovigli, conosciuto per lo più per il suo panorama definito “il balcone dell’Egeo”, essendo collocato nella parte più alta dell’isola.

Imerovigli
CURIOSITÀ
Santorini è un’isola vulcanica.
Nonostante la scarsità del territorio, possiede un’industria vitivinicola basata su un tipo di uva chiamata “Assyrtiko” che resiste alla Philloxera, una pulce delle piante molto dannosa, che distrusse numerose produzioni vinicole europee nel XX secolo. Il vino Assyrtico, adattatosi bene al suolo vulcanico di Santorini, ricava dalla rugiada e dalla nebulizzazione proveniente dal mare la sua principale fonte d’acqua. I vini bianchi di Santorini sono molto secchi, con un forte aroma di agrumi e un retrogusto solforoso. Un altro vino tradizionalmente prodotto a Santorini è il Vinsanto, liquoroso e dal color miele, fatto dall’uva seccata al sole e invecchiato in appositi barili.
Per scendere e salire dal vecchio porto di Santorini alla sua principale cittadini, Fira, è possibile spostarsi con asini e muli, che fanno parte del folklore e del fascino dell’isola. Altrimenti si può usufruire della funivia.

Donkey station
LA STORIA VULCANICA DI SANTORINI
Santorini altro non è che un gruppo insulare vulcanico emerso in età preistorica, che costituisce l’orlo orientale di un antico cratere invaso dal mare nel II millennio a.C. a seguito di un’eruzione a carattere esplosivo i cui racconti sono pervenuti a noi attraverso Platone. L’ampia baia a forma di mezzaluna che ne deriva è chiamata “Caldera” ed è fronteggiata da un gruppo di isolotti vulcanici formatisi dai deflussi lavici delle varie eruzioni.
Ripercorriamo le varie tappe:
- L’attività vulcanica di Santorini iniziò circa 2-3 milioni di anni fa
- Circa 30 000 anni fa aveva questa forma. La superficie era il doppio di quella dell’attuale Santorini.
- 25 000 anni fa la forma cambiò in modo radicale come conseguenza di una violenta eruzione a nord.
- 3700 anni fa circa l’isola aveva questa forma. Era chiamata “Strongili”, che vuol dire “circolare”.
- Nel 1628 a.C. ci fu la seconda più grande eruzione vulcanica cui l’umanità assistette negli ultimi 10 000 anni (seconda solo a quella di Tombara, Indonesia 1815).
L’eruzione, conosciuta anche come “eruzione minoica” distrusse completamente Strongili e seppellì l’antica città portuale di Akrotiri. Come avvenne per Pompei, anche qui le ceneri vulcaniche hanno conservato perfettamente edifici e opere d’arte.
Durante l’esplosione, che durò dalle 48 alle 64 ore, 60 km cubi di cenere, detriti e pomice furono scaraventati nell’aria. L’equivalente di 64 milioni di case. La cenere e la pomice raggiunsero la stratosfera. Il buio durò 2 settimane e l’inverno 2 anni. Lo tsunami sviluppatosi come conseguenze fu devastante e provocò 35 000 morti. Probabilmente a causarlo fu la caduta in mare dell’enorme flusso di detriti espulsi dall’eruzione. L’eruzione affondò un quarto dell’isola.
- Altre eruzioni meno violente si succedettero e quelle del 97 a.C., del 1570, del 1707, del 1866 e del 1926 fecero emergere rispettivamente Thirassia, Aspronisi, Mikrà Kameni, Palea Kameni e Nea Kameni.
- L’ultima eruzione ci fu nel 1950 e durò 22 giorni.
Una ricerca dell’Università di Cambridge condotta nel 2006, ha mostrato che se ci fosse un’eruzione nelle isole di Palea Kameni e Nea Kameni avrebbe abbastanza energia per durare 3 anni e creare un camino alto circa 120 metri.