La risata incontrollata: il disturbo neurologico del Joker di Joaquin Phoenix esiste davvero?

Piangere e ridere sono reazioni normali nella vita, tutti hanno pianto e piangono, così come a tutti capita di ridere. Tuttavia esistono risposte improvvise e incontrollate che non riflettono uno stato d’animo, ma sono sintomo di altro.

Arthur Fleck, il Joker dell’omonimo film di Todd Phillips interpretato da Joaquin Phoenix, soffre di una risata incontrollata che rende difficile la relazione con gli altri. Questo è uno dei tratti più indimenticabili e agrodolci della storia. Il doloroso paradosso che ne deriva è che Joker ride anche se non vorrebbe e al tempo stesso vorrebbe far ridere gli altri ma non ci riesce.

Durante una scena del film, mentre è in viaggio su un autobus, una mamma stronca il suo tentativo di far ridere il figlio facendo facce buffe. Lo stress causato dall’equivoco gli scatena una delle sue irrefrenabili risate e per scusarsi Arthur deve estrarre dal taschino della giacca un biglietto plastificato in cui è spiegata la sua patologia.

Viene quindi spontaneo domandarsi se questo disturbo neurologico sia reale o se si tratta di una forzatura plasmata sul film.

La risposta è che il disturbo esiste davvero e lo stesso Joaquin Phoenix ha raccontato che per rendere al meglio la natura patologica della sua risata ha studiato video di persone che ne sono affette.

La patologia in questione è la Pseudobulbar Affect (Sindrome Pseudobulbare).

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SINTOMI

  • I pazienti che sono affetti da sindrome pseudobulbare possono presentare i seguenti sintomi:
  • Pianto e risate inadeguate alla situazione
  • Episodi che durano più a lungo del previsto
  • Scoppi di frustrazione e rabbia
  • Espressioni del viso che non corrispondono alle emozioni

I sintomi non sono legati all’umore, quindi il paziente potrebbe essere felice, ma piangere senza potersi fermare. Oppure al contrario essere triste e non riuscire a smettere di ridere.

CAUSE

Gli scienziati ritengono che la sindrome pseudobulbare possa derivare da danni e lesioni vascolari al livello della corteccia prefrontale, la zona del cervello che controlla le emozioni. Un forte trauma dovuto ad un incidente automobilistico o una malattia che colpisce il cervello possono portare all’effetto pseudobulbare. Ad esempio, circa la metà delle persone che hanno avuto un ictus possono esserne affetti. Anche cambiamenti nel cervello dati da sostanze chimiche legati alla depressione e iper stati d’animo potrebbero svolgere un ruolo importante nella patologia. Altre condizioni comunemente legate alla sindrome pseudobulbare includono:

  • Tumore al cervello
  • Demenza
  • Sclerosi Multipla
  • Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA)
  • Morbo di Parkinson

FATTORI CHE AMPLIFICANO LA SINDROME PSEUDOBULBARE

Il disturbo tende a peggiorare e si accentua nelle situazioni sociali e in generale in quelle che provocano ansia.

È POSSIBILE BLOCCARE QUESTO DISTURBO?

La PBA, proprio come i tic, non è controllabile. È un disturbo che grava pesantemente sul morale dei pazienti i quali devono spesso scusarsi, dicendo che non era loro intenzione. Il riso e il pianto non sono affatto liberatori in questo caso.

ESISTONO DELLE CURE?

In parte sì. Sono disponibili dei farmaci in grado di ridurre la frequenza e la gravità degli episodi. Si tratta di tipologie di antidepressivi, come i triclici (TCA) e gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI). Spesso viene anche consigliato alle persone affette di reagire agli episodi in questa maniera:

  • Tentare di distrarsi
  • Respirare profondamente
  • Rilassarsi tramite tecniche di meditazione
  • Cambiare posizione.

Giorgia Andenna


SITOGRAFIA

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