Curare con l’omeopatia stress, nervosismo e depressione: quanto ne sappiamo sui Fiori di Bach?

Chi di noi non ha mai sentito parlare dei “Fiori di Bach” utilizzati per alleviare stati di stress ed ansia? Sappiamo che si tratta di rimedi del tutto naturali da contrapporre agli ansiolitici da banco, ma sapevate anche che non tutti i fiori in commercio sono uguali, bensì divisi in 38 fiori distinti in
sette gruppi in base alle loro virtù guaritrici?


Edward Bach, medico omeopata inglese, presentò il suo metodo di cura nel 1930, dopo essersi avvicinato all’omeopatia grazie al fondatore della stessa, Samuel Hahnemann. Entrambi erano dell’opinione che bisognava curare il malato e non la malattia, in base alla convinzione che “la malattia è la concretizzazione di un atteggiamento mentale”: di conseguenza, modificando quest’ultimo non è più presente la causa base della malattia.


La malattia, inoltre, sorge dall’incapacità del paziente di ascoltare il proprio intuito e di seguire un istinto positivo. L’essere umano diventa vulnerabile alle malattie quando una resistenza di fondo agisce come ostacolo al
vero sviluppo della personalità: tale resistenza può prendere la forma di emozioni come ansia, ira o rigidità mentale, che potrebbero essere sufficienti a bruciare il potenziale positivo di una personalità equilibrata. Per Bach i sintomi della malattia sono oltremodo positivi, in quanto ci avvertono della necessità di apportare importanti modifiche alla nostra alimentazione o allo stile di vita, o, appunto, al nostro modo di pensare.

Benché Hahnemann e Bach condividessero un’intensa affinità di
pensiero e partissero da principi di base assai simili, è possibile notare un marcato contrasto tra gli approcci dei due medici nello sviluppo di un sistema medico unitario: Hahnemann dava infatti grande enfasi alla necessità di osservazione dei dati clinici, verificabili per mezzo di esperimenti scientifici controllati, mentre Bach era molto più attratto dall’uso dell’intuizione e dell’interpretazione simbolica dei sintomi della malattia, rendendo estremamente fluidi i confini tra l’esperienza religiosa e la cura delle malattie, in linea con la sua concezione di cura olistica,
spiritualista e filantropica. Egli riteneva infatti che il medico avesse un ruolo di consigliere e di assistente, aiutando il paziente ad assumersi sempre più la responsabilità della propria salute: la tradizionale terapia ortodossa con i farmaci era assai controproducente, in quanto sopprimeva
temporaneamente i sintomi fisici, senza intervenire alla radice del problema.


Alcune delle tendenze caratteriali evidenziate da Bach che potrebbero trarre vantaggio dalla fioriterapia sono le seguenti: la paura, sentimento paralizzante che causa stati di panico, incapacità di controllo sulle proprie emozioni e reazioni e varie nevrosi; l’incertezza, che può determinare
depressione, stanchezza, fragilità ed instabilità emotiva; l’insufficienza dell’interesse per il presente con conseguente distacco e rifiuto della realtà; l’ipersensibilità alle influenze o alle idee e perdita d’identità (ciò può provocare stati ansiosi, rapporti nevrotici con il cibo, tic nervosi); scoraggiamento o disperazione (frequente perdita di speranza e coraggio che può condurre ad esaurimenti nervosi); preoccupazione eccessiva per il benessere degli altri, fino a perdere di vista la propria personalità, con conseguenti irritazioni, disturbi gastrici e cardiovascolari, allergie e
insonnia.

Se vi riconoscete in uno o più di questi sintomi, che sono ormai all’ordine del giorno e che vengono generalmente alleviati e curati da psicofarmaci quali antidepressivi o ansiolitici, potreste dare un’opportunità al metodo di Bach rivolgendovi ad un naturopata o ad un esperto, che dopo un
colloquio conoscitivo saprà guidarvi al meglio in questo percorso terapeutico alquanto affascinante.
Sebbene, infatti, i prodotti floriterapeutici si prestino benissimo all’autoterapia, è importante saper scegliere la giusta soluzione ed il giusto dosaggio, diversi per ognuno dei nostri particolari disturbi.


Nonostante ciò, è bene che si sappia che scientificamente non si è mai apprezzata alcuna evidenza che i rimedi floreali si possano associare ad esiti concreti al di là dell’effetto placebo. Tuttavia, anche se non ci sono prove scientifiche per dimostrare che i rimedi floreali possano controllare,
curare o prevenire qualsiasi tipo di malattia, possono essere in grado di stimolare il sistema immunitario, produrre effetti di rilassamento e di evidente benessere, ovviamente in relazione al disagio del paziente e al suo organismo.

Francesca Moreschini

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