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Nel 1674, Thomas Willis scopre la presenza di zucchero nelle urine dei pazienti diabetici.
Β«L’urina era straordinariamente dolce, come se contenesse zucchero o mieleΒ»
L’avvento delle attuali tecnologie ci consentono di misurare la quantitΓ di zucchero nelle urine in maniere piΓΉ raffinate, e l’idea di fare diagnosi di diabete tramite assaggino oggi ci sembra abbastanza strana, oltre che non particolarmente appagante dal punto di vista professionale e culinario.
Uno studio pubblicato suΒ The LancetΒ ha evidenziato che l’Intelligenza Artificiale (AI) riconosce gli individui malati nell’87% dei casi, e discrimina i soggetti sani nel 92.5%, facendo leggermente meglio dei professionisti sanitari, fermi rispettivamente all’86.4% e al 90.5%.
Un altro studio ha dimostrato come l’AI Γ¨ in grado di riconoscere 50 disturbi oculari con una precisione del 94%, pareggiando o battendo i migliori specialisti al mondo.
Uno studio pubblicato suΒ NatureΒ ha presentato un sistema di AI applicato nello screening del tumore alla mammella. Si Γ¨ visto che l’AI fa significativamente meglio dei medici specializzati nel predire l’insorgenza di tumore mammario. L’utilizzo dell’AI ha ridotto i falsi positivi (-5.7% in USA, -1-2 in UK) e i falsi negativi (-9.4% in USA, -2.7% in UK). In una simulazione in cui l’AI ha affiancato l’operatore sanitario fungendo da “seconda opinioneβ, i risultati non erano inferiori rispetto al secondo parere “umano”, e si Γ¨ osservata una riduzione dellβ88% del carico di lavoro per i professionisti chiamati alla seconda lettura.
Uno studio della Mayo Clinic pubblicato suΒ The LancetΒ ha evidenziato che lβAI puΓ² identificare i segni di fibrillazione atriale recente anche quando il cuore batte a ritmo normale durante lβelettrocardiogramma (ECG) con unβaccuratezza del 90%. Questo Γ¨ il risultato di un sistema di AI allenato su oltre 450 mila ECG e testato su una popolazione di oltre 36 mila pazienti.
La portata di tutti questi risultati Γ¨ enorme. Significa poter e dover ragionare nell’ottica che la macchina possa entrar a far parte del processo diagnostico. Significa ad esempio poter abbattere costi e tempi di attesa.
E la ricerca in questo ambito avanza quotidianamente, ad una velocitΓ spaventosa. A Rotterdam, ad esempio, lβErasmus MCΒ in stretta collaborazione conΒ Harvard UniversityΒ sta utilizzando i dati dello studio prospettico “Rotterdam Study” per “insegnare” alle macchine a riconoscere precocemente condizioni psichiatriche, neurologiche, endocrine e cardiovascolari.
Con lβavvento dellβAI nella clinica, diventa necessario ripensare la figura degli operatori sanitari, e degli specialisti. Tutto questo non Γ¨ piΓΉ il futuro. Ormai Γ¨ (quasi) presente. In questo contesto, come Γ¨ possibile che si continui a formare la futura classe medica come se niente fosse?
In Italia, nonostante qualche segno incoraggiante sul fronte della pratica, formiamo ancora la futura classe medica come aveva senso formarla diversi decenni fa, quando l’unico modo di aver una risposta sempre con sΓ© era averla memorizzata anni prima.
Ieri la Medicina era basata sulla conoscenza enciclopedica del medico, che conosceva tutto lo scibile, e che se non lo faceva nessuno poteva dimostrarlo. Inoltre, in passato la parola del medico non era esser messa in discussione da nessuno. Ma i tempi sono cambiati. E con loro, deve cambiare la figura del medico. E per far raggiungere questo, bisogna che cambi il modo in cui formiamo la classe medica.
Con l’aumento esponenziale della conoscenza e l’avvento delle tecnologie, la medicina Γ¨ diventata sempre piΓΉ un lavoro di squadra portato avanti con approccio multidisciplinare. Il successo diagnostico e terapeutico sono spesso il risultato della cooperazione tra diversi professionisti con diverse mansioni e competenze, e dipendono sempre piΓΉ dallβutilizzo di tecnologie sempre piΓΉ avanzate.
La conoscenza Γ¨ la base della competenza, ma il nostro obiettivo Γ¨ migliorare il Servizio Sanitario, non Γ¨ la conoscenza fine a se stessa. Il nostro obiettivo non Γ¨ formare figure professionali obsolete che abbiano una conoscenza sconfinata costruita in maniera poco efficiente in termini di tempo a discapito dellβacquisizione di altre competenze. Parallelamente alla comprensione e alla conoscenza medica che, sia chiaro, devono sempre restare la base della formazione medica, si dovrebbe accettare il fatto che oggi Γ¨ possibile reperire informazioni sempre aggiornate in pochi istanti. Dovremmo insegnare a reperirle rapidamente ed utilizzarle correttamente. Anche perchΓ© le informazioni richiedono un costante e sempre piΓΉ rapido aggiornamento. Nelle universitΓ italiane inoltre, in parte a causa della mancanza di risorse, in parte a causa della superficialitΓ con la quale viene vissuto il ruolo dell’insegnamento in tante universitΓ , spesso lo studio nozionistico Γ¨ basato su dispense e slide datate, o su testi italiani. Questi ultimi, sono spesso il risultato della traduzione di testi in lingua inglese, pubblicati dopo un processo di traduzione accurato, e per questo giΓ datati al momento della loro pubblicazione. Una modalitΓ che andava bene quando la conoscenza avanzava di decennio in decennio, ma oggi alla luce del progresso della conoscenza, forse andrebbe ripensato anche questo, specie nelle discipline piΓΉ dinamiche.
Dobbiamo formare una classe medica capace di destreggiarsi nella letteratura scientifica e nella sempre maggiore mole di dati disponibili affinchΓ© questi possano guidare correttamente la pratica clinica. Invece sforniamo ancora professionisti con lacune evidenti in lingua inglese, madre lingua della ricerca scientifica. Sforniamo inoltre troppi medici senza la benchΓ© minima competenza statistica e metodologica di base, incapaci di leggere criticamente i risultati di uno studio scientifico nella propria disciplina. In letteratura ancora sono adottati metodi statistici obsoleti per il semplice fatto che altrimenti buona parte dei medici sarebbero stati incapaci di leggerli e comprenderli, e dunque metterli a frutto. Senza parlare degli studi basati su scelte metodologiche errate e per questo almeno parzialmente imprecisi, o inattendibili.
Dobbiamo ripensare completamente alla formazione medica. Dobbiamo formare figure dinamiche, capaci di adattarsi ad un mondo e ad una sanitΓ in continua evoluzione, che insieme alla competenza clinica sviluppino altre capacitΓ . Si lavora sempre piΓΉ in termini di prevenzione, e per prevenire, specie nella prevenzione primaria (quella che previene lβinsorgenza delle malattie) bisogna agire su individui sani, e che in quanto sani non si rivolgono frequentemente al sistema sanitario fino al momento dellβinsorgenza di un disturbo. Per prevenire, comunicare Γ¨ fondamentale. CiΓ² nonostante, a nessun medico Γ¨ insegnato a comunicare, a nessuno Γ¨ richiesto farlo. Tantomeno, anche in questo caso, si insegna a sfruttare gli strumenti offerti dalla tecnologia, come ad esempio i social media, che oggi rappresentano la principale fonte di informazione nella popolazione generale. Questi potrebbero esser usati in maniera sistematica e diffusa per promuovere corretti stili di vita e diagnosi precoci. Invece, questi hanno spesso aiutato la crescita di movimenti no-vax e altre forme di scetticissimo e sfiducia verso la scienza. Esistono esempi di medici impegnati sui social, come Burioni. Come lui, tanti altri esperti della propria disciplina comunicano senza avere alcuna preparazione in termini di comunicazione. Per questo commettono errori evitabili come quello del βblastareβ, comportamento denunciato non solo come inefficace ma anche come controproducente dagli esperti in comunicazione. Ed Γ¨ comprensibile che questi errori vengano commessi dal momento che manca la formazione.
In altri ambiti formativi il processo di innovazione Γ¨ iniziato. Lβavvento di AI e Big Data sta facendo la fortuna di matematici, statistici e programmatori, oggi sempre piΓΉ ricercati dai centri medici universitari per maneggiare la mole di dati disponibili. E alcune universitΓ lo hanno capito, inserendo corsi allβinterno di piani di studi esistenti, o creando nuovi piani di studio che formino profili specializzati nellβutilizzo di dati in contesto biomedico. Sono due esempi i Corso di Laurea Magistrale in βMathematics and Statistics for Life and Social Scienceβ e in βQuantitative and Computational Biologyβ attivati dallβUniversitΓ di Trento, in lingua inglese. Questo nella formazione medica, forse per il fatto che classe medica italiana Γ¨ estremamente conservatrice, forse perchΓ© siamo ancora innamorati della figura tradizionale del medico, non sta succedendo. E dove si fiuta aria di cambiamento, lβinnovazione non avviene comunque abbastanza rapidamente da tenere il passo con i tempi che corrono.
Abbiamo bisogno di figure competenti che lavorino in sinergia con la tecnologia, sfruttandola a proprio vantaggio per massimizzare il proprio potenziale. Questo non significa formare medici privi di conoscenza e βserviβ delle macchine, privi di capacitΓ senza di queste, che passino le proprie giornate su internet. Significa massimizzare quello che la tecnologia ha da offrirci, adattandoci alla societΓ attuale, puntando sulle capacitΓ βumaneβ. Ad esempio, sin dal primo giorno di universitΓ , parallelamente allo studio, ad ogni futuro medico dovrebbe esser insegnato a praticare una rianimazione cardio-polmonare e ad utilizzare un defibrillatore automatico, e questo allo stato attuale non succede. Entrambe sono competenze di vitale importanza in cui nel contesto attuale nessuna macchina non puΓ² sostituire lβumano, almeno per ora. Il defibrillatore automatico Γ¨ lβesempio per eccellenza. Si tratta di un dispositivo salvavita che richiede di esser applicato correttamente e attivato, indipendentemente dalla competenza in ambito medico dellβoperatore che lo aziona. Il dispositivo Γ¨ stato programmato per esser in grado di analizzare i dati ricevuti e intervenire in maniera adeguata, facendo talvolta la differenza tra vita e morte. Ogni studente di medicina, in un contesto di emergenza, potrebbe e dovrebbe giΓ dallβinizio del proprio percorso accademico esser in grado di fare la differenza in una situazione di emergenza.
Bob Dylan nel ’63 ci invitΓ² ad ammettere che le acque crescevano, ad accettare il cambiamento, a reagire. Suggeriva di cominciare a nuotare, perchΓ© i tempi stavano cambiando.
Chi si oppone a questi cambiamenti rischia di apparire come apparirebbe ai nostri occhi, oggi, un camice bianco che assaggia l’urina per diagnosticare il diabete mellito.
Non Γ¨ che Thomas Willis fosse un pazzo o avesse torto.
Ma i tempi sono cambiati.
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References:
– A comparison of deep learning performance against health-care professionals in detecting diseases from medical imaging: a systematic review and meta-analysis (2019) Xiaoxuan Liu et al.
– International evaluation of an AI system for breast cancer screening (2019) McKinney et al.
– An artificial intelligence-enabled ECG algorithm for the identification of patients with atrial fibrillation during sinus rhythm: a retrospective analysis of outcome prediction (2019) Attia et al.
– Rotterdam Study (http://www.erasmus-epidemiology.nl/research/ergo.htm)