Cosa sta succedendo in Colombia?

Contesto:   

In Colombia dall’inizio del governo del presidente Iván Duque, candidato dell’ex presidente Uribe1, sono avvenuti più di 100 massacri tra il 2020 e 2021 che il governo fa di tutto per occultare, cambiandogli nome, disconoscendoli. Si è voluto porre fine agli accordi di pace firmati con l’estinta guerriglia delle FARC– Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – che ha contribuito ad una maggiore tensione interna; durante la dichiarazione di emergenza sanitaria data dalla pandemia da Covid-19, il governo ha investito in camionette blindate, carri armati e pubblicità per mantenere alta e pulita l’immagine del governo e un programma televisivo che va in onda quotidianamente su un canale colombiano dove il presidente–presentatore informa i cittadini sui passi avanti del suo governo contro la pandemia. Il tutto, ovviamente, sconnesso da ciò che è la realtà.   

Attualità:   

Durante gli ultimi giorni di marzo il governo annuncia l’imminente realizzazione di una riforma fiscale a cui viene dato il nome di “legge di solidarietà sostenibile”; il 7 aprile il Ministro delle Finanze annuncia che la Colombia ha per andare avanti solo altre 7 settimane; il 15 aprile il governo annuncia che il testo della nuova riforma tributaria intende applicare un’IVA del 19% a beni di prima necessità come sale, cioccolato, zucchero, caffè, e ancora servizi funebri. Ovviamente da molti colombiani questo viene visto come un affronto nonché schiaffo morale alla classe medio-bassa.   

A causa del golpe alla tasca dei colombiani, i sindacati hanno iniziato a muoversi organizzando manifestazioni e blocchi per la giornata del 28 aprile. Il governo guarda incredulo e continua con la sua proposta di riforma; nel corso di queste giornate migliaia di giovani si sono uniti alla causa utilizzando come richiamo anche i social e in pochissimi giorni l’esistenza di questa nuova riforma è diventata virale, sollevando l’indignazione del popolo contro il governo, sostenendo – anche chi solo virtualmente – i cortei, tant’è che il 27 aprile, il giorno precedente alla prima manifestazione, il governo ordina ai comuni tramite un tribunale di sospendere ogni tipo di corteo, vietandolo.  

Se inizialmente la popolazione è intimorita da questi gesti, fa anche da combustibile morale per tutti coloro i quali si sentono oppressi dal governo. Così il 28 aprile scendono in strada milioni di colombiani di tutti gli angoli del paese, una quantità impressionante di gente che, a testa alta, cantando e ballando, alza la propria voce contro un governo che non ha mai veramente conosciuto i propri cittadini.  

Se durante la mattinata la manifestazione è stata pacifica, durante il pomeriggio sono iniziati gli scontri tra il popolo e la polizia: alcuni scontri, causati dai civili, sono stati calmati direttamente all’interno della manifestazione dai civili stessi e altri, invece,sono stati causati dalla brutalità della polizia che apparentemente aveva il compito di placare la manifestazione.  

Da qui inizia il tutto, perché di fronte al rifiuto del governo di ritirare la riforma, iniziano ad essere convocate nuove manifestazioni in tutto il paese, fatte coincidere con la giornata mondiale del 1° maggio. Il governo avverte la popolazione di non uscire dalle proprie case, insiste sostenendo che le manifestazioni altro non erano che atti violenti che non devono ripetersi, ignorando totalmente il grido del popolo e annunciando che saranno messe in atto forti misure di “sicurezza”. Durante la manifestazione del 1° maggio inizia la vera brutalità della polizia in tutto il paese, principalmente nelle città di Cali, Medellín e Bogotá.   

Durante le prime ore del mattino, l’ex-presidente Uribe dal suo profilo Twitter incita le forze armate dello stato ad utilizzare le armi con il seguente tweet:  

“Apoyemos el derecho de soldados y policías de utilizar sus armas para defender su integridad y para defender a las personas y bienes de la acción criminal del terrorismo vandálico” 2   

Immediatamente, dall’interno delle manifestazioni protratte fino a notte inoltrata, iniziano a diffondersi video dell’orrore portato fieramente avanti dalla polizia: spari sui civili indifesi, persone aggredite, giovani assassinati in circostanze ambigue, persone trasportate con forza senza sapere dove. In mezzo a tutta questa atrocità riportata dalle reti (ripeto dalle reti perché i notiziari colombiani continuano a sostenere che non si tratti di abuso di potere e insistono nel riferirsi ai manifestanti con l’appellativo di vandali) alcune emittenti internazionali come il New York Times e la BBC hanno iniziato a denunciare l’evidente ferocia della polizia.  

Il giorno seguente, il 2 maggio, le persone continuano a manifestare, vengono convocati i cacerolazos notturni (persone che, nelle strade, fanno rumore colpendo pentole e quant’altro) per continuare a manifestare, rifiutando la riforma – e la violenza.  

Di tutta risposta, il governo, vedendo che la situazione inizia a sfuggire di mano, decide di inviare l’esercito in città come Cali. Ovviamente questa decisione non fa altro che peggiorare la situazione, i momenti che si vivono sono densi e, temporaneamente, il Ministro delle Finanze decide di bloccare la riforma per acquietare gli animi e addirittura si dimette.  

Ovviamente le proteste continuano, il malcontento è maggiore e le persone si rendono conto che il governo li sta schiacciando e giocando con loro. Con il seguire delle manifestazioni, continuano anche le violazioni dei diritti umani da parte della polizia e tutto resta evidenziato nei video condivisi dagli stessi cittadini. La situazione è tanto grave che, all’arrivo dell’ONU, le forze armate, polizia ed esercito, le impediscono l’ingresso nelle zone di maggior interesse.   

L’ONU fa un comunicato, considerato improprio da parte del governo, e in questo momento tutto diventa incerto all’interno del paese.  Il 5 maggio continuano le proteste e in alcune zone della città è stato bloccato il servizio internet dichiarando guasto tecnico per evitare che venissero diffuse le immagini del massacro che sta andando avanti. 

Martina Grujić B.

Per leggere l’articolo in Spagnolo, clicca qui.

1 Uribe attualmente ha 276 investigazioni e processi aperti, tra cui spunta pure che durante il suo governo 2002 – 2010 ci sono stati più di 6.000 casi di "falsos positivos": durante il suo governo Uribe premiava i militari che portassero morti in battaglia, si andava nelle città e nei pueblos a prelevare giovani ragazzi con la promessa di un lavoro, i ragazzi venivano poi assassinati, vestiti come guerrilleros affinché alla popolazione arrivasse il messaggio che il governo stava lottando, e vincendo, contro la guerrilla.   
2  "Appoggiamo il diritto di soldati e della polizia di utilizzare le armi per difendere la propria integrità e per difendere le persone e i loro beni dall'azione criminale del terrorismo vandalico"
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