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RACLA: l’arte che si autogestisce

Il progetto RACLA – Riciclo Artigianale Creativo Locale e Autogestito nasce dalla necessità di promuovere l’incontro creativo all’interno dello spazio urbano.

Dopo un anno di preparazione, il Lab!Puzzle – Bene Comune, punto di riferimento nel III Municipio di Roma e “Informal Group of Young People” riconosciuto dalla Commissione europea, inaugurerà il progetto vincitore del programma di politiche giovanili promosso dal “Corpo Europeo di Solidarietà”.

RACLA sarà un nuovo laboratorio serigrafico, immaginato come realtà democratica aperta a tutte e a tutti al fine di diventare un polo multiculturale di integrazione e partecipazione, di apprendimento delle conoscenze tecniche e di superamento degli ostacoli di socializzazione mediante la pratica creativa.

Restituire spazio all’arte, all’artigianato ma anche al riciclo, così come all’ecologia e all’auto-imprenditorialità.

Molte realtà romane, e non solo, soffrono dell’assenza di spazi adibiti al confronto. Il Tufello, dove il progetto avrà luogo, è una storica periferia popolare situata nel quadrante nord-est di Roma, all’interno del III Municipio; nasce nel biennio 1939-40 come borgata per i rimpatriati dall’estero e, ancora oggi, rischia di rimanere una zona monofunzionale limitata dal suo originale scopo meramente abitativo. 

In questo contesto, il costante impegno del Lab!Puzzle nel corso degli anni è stato in grado di seguire l’evoluzione del quartiere, nelle sue esigenze via via mutevoli dando vita a progetti gratuiti per l’utenza e autofinanziati da proponenti e formatori che hanno rafforzato il concetto di comunità. 

Una scuola di italiano (parte della “rete scuolemigranti”), lo Sportello Socio-Legale “Tuteliamoci”, il Coworking “Pop-Up”, un’aula studio, una mediateca, una scuola di fumetto, un co-housing, una scuola popolare e l’Atelier popolare delle Arti, in cui prenderà vita anche il laboratorio di serigrafia RACLA con l’appoggio del Repair Café, officina di reciproco aiuto nelle riparazioni elettroniche e l’emporio di vestiario solidale Dar Bazar.

Il progetto sarà presentato domani 11 aprile 2021 alle ore 21 dal vivo e, in streaming, sulla pagina Facebook Atelier popolare d’arte – Lab Puzzle.

L’evento Prologhi, sinergie e mappature sarà l’occasione per avviare il progetto e introdurre alla tecnica della serigrafia e ai suoi mille utilizzi. Durante l’incontro verrà illustrata la mappa dei laboratori autogestiti DIY (Do It Yourself) di Roma, creata in collaborazione con ReTer, progetto romano di cartografia critica e collaborativa.

Zoe Votta

Riferimenti e sitografia:

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Van Gogh: un percorso introspettivo sul pittore dei girasoli

Tutti conosciamo almeno alcune delle note vicissitudini della vita tormentata del pittore olandese che influenzò profondamente l’arte del XX secolo, ma un profilo ancor più dettagliato della sua personalità emerge dalle lettere scritte al fratello Theo tra il 1872 e il 1890, che costituiscono un’avvincente biografia: pochi artisti hanno rivelato così tanto di sé stessi nei propri scritti. Van Gogh amava leggere e scrivere, e, delle 820 lettere scritte nell’arco della sua breve esistenza, ben 651 furono indirizzate a suo fratello Theo, il primo a comprenderne il talento e a incoraggiarne la vocazione, e il solo che non gli negò mai l’indispensabile sostegno morale e finanziario.

Vincent è un giovane curioso, intraprendente e dinamico: si sposta spesso, viaggia molto e si dedica a diverse attività. Nonostante le pressioni del padre, pastore protestante, decide di dedicarsi alla pittura, seppur cominciando a dipingere tardi, intorno ai ventisette anni, e realizzando molte delle sue opere più note solo negli ultimi anni di vita. Prima di trasferirsi a Parigi col fratello Theo, frequenta la scuola a Zevenbergen, dove impara l’inglese, il francese, il tedesco e le diverse tecniche di disegno. Durante il soggiorno parigino Van Gogh scopre la pittura impressionista e approfondisce l’interesse per l’arte e le stampe giapponesi. Fa la conoscenza di molti pittori tra cui Toulouse Loutrec e Paul Gaugain, che apprezza particolarmente e col quale condividerà per diverso tempo la sua abitazione di Arles. Lo stesso Gaugain rivela “Dapprima fu il disordine a colpirmi, ovunque e in qualunque cosa: la scatola dei colori riusciva a malapena a contenere i tubetti schiacciati e mai richiusi. Ma malgrado tutto questo guazzabuglio, non c’era cosa che non finisse sulla sua tela – e nelle sue parole. […] Nonostante tutti i miei sforzi per trovare una logica nel suo intelletto disordinato e nelle sue opinioni, non sono stato in grado di correggerne la contraddittorietà.”

Che Van Gogh avesse un animo tanto tormentato quanto ricco va da sé, ma,
nonostante i suoi modi amabili, venne spesso allontanato per via dei suoi sbalzi d’umore, dovuti principalmente all’insuccesso delle sue opere. Vincent dipingeva giorno e notte (si muniva di cappelli appositi sui quali poteva issare delle candele che gli permettevano di lavorare nelle ore notturne) e ripeteva spesso al fratello di venire assorbito dal lavoro a tal punto da perdere il contatto con la realtà e con ciò che lo circondava. Nonostante ciò, la lucidità non lo abbandonava mai: era consapevole di dover ricevere una somma mensile dal fratello che gli avrebbe permesso di coprire le spese di vitto e alloggio (ma ciò che poteva permettersi in termini di cibo era talmente scarso che per diversi periodi ebbe ricadute fisiche alquanto pesanti, che resero le sue fasi di lavoro altalenanti). Per questo, al termine di quasi ogni lettera, Vincent ricordava al fratello di non dimenticare la busta contenente i franchi necessari, e, a volte, gli mostrava le spese sostenute durante il mese.

Ma, tralasciando gli aspetti concreti, non è assolutamente raro che la penna di Vincent ci regali alcune riflessioni di origine metafisica: Van Gogh era un grande pensatore e s’interrogava spesso sul senso della vita e della sofferenza che era destinato ad affrontare. “E’ come la muta per gli uccelli, il tempo in cui cambiano le piume; per noi essere umani corrisponde ai
momenti di avversità, di infelicità, ai tempi difficili. Possiamo restare in questo periodo di muta o possiamo uscirne anche rinnovati”
.

Per il pittore i momenti di sofferenza erano momenti di estrema crescita e consapevolezza e venivano vissuti con una naturalezza ed una filosofia disarmanti. Dopo l’episodio dell’orecchio tagliato ed un conseguente periodo straziante dovuto al dilagare del suo disturbo mentale, passò diverso tempo in una clinica psichiatrica, conducendo interessanti riflessioni anche sui pazzi che vi erano in cura. Van Gogh descriveva i malati come persone estremamente intelligenti e generose, capaci di una bontà rara, che lui stesso faticava a trovare al di fuori.

Theo è sempre stato il suo mentore, il suo consigliere e la persona più vicina a lui fisicamente, spiritualmente ed economicamente. Poche altre sono state le figure importanti nella vita di Van Gogh, anche perché, come facilmente intuibile e come Gaugain ci ha rivelato, pochi erano entusiasti all’idea di condividere un’abitazione con lui e per questo condusse una vita prevalentemente solitaria.
Non si deve però pensare che non avesse amici: ne aveva, e molti, con i quali si manteneva in contatto sempre per via epistolare e occasionalmente in maniera concreta.

Van Gogh continua al giorno d’oggi ad essere discusso e studiato, così come le sue opere vengono ancora apprezzate in tutto il mondo, e teorie su quale fosse di preciso il suo disturbo vengono ancora ipotizzate.

Per chi fosse curioso di scoprirne di più, “Lettere a Theo” è un’interessante fonte di studio sul pittore sia dal punto di vista umano che artistico, ed è ormai considerato un classico della letteratura moderna, prestandosi a qualsiasi tipo di lettore.

Francesca Moreschini

David Ledoux: aspettando l’onda perfetta

C’è un fotografo parigino che sogna di diventare il nuovo Larry Clark. L’estetica delle sue fotografie, e i mondi che ritrae, sono la versione europea dei ragazzi selvatici che il regista di Tulsa ha lungamente raccontato nei suoi lavori. Continua a leggere

Paolo Pellegrin al MAXXI: Un’antologia

Dal 7 novembre al 10 marzo 2019 il MAXXI di Roma ospita, con l’esposizione “Paolo Pellegrin. Un’antologia”, oltre 150 immagini che ci guidano lungo il percorso creativo del fotografo romano. Paolo Pellegrin nasce a Roma nel 1964 e frequenta inizialmente la facoltà di Architettura all’Università “La Sapienza” di Roma, ma abbandona gli studi senza conseguire la laurea triennale per spostarsi all’Istituto Italiano di Fotografia. Continua a leggere

Il genio della Pop Art al Vittoriano

Dal 03 ottobre 2018 al 03 febbraio 2019 il Complesso del Vittoriano di Roma ospiterà la una ricchissima esposizione delle opere di Andy Warhol, organizzata da Arthemisia in occasione del novantesimo anno del più celebre esponente della Pop Art. Continua a leggere