«As a member of the Medical Profession
I solemnly pledge to dedicate my life to the service of humanity;
the health and well-being of my patient will be my first consideration.»
– Declaration of Genève –
La carriera di ogni medico inizia con un Giuramento.
Quel Giuramento rappresenta un impegno con la Società.
Ogni medico giura di perseguire la tutela della salute fisica e mentale.
Ogni medico giura di promuovere l’eliminazione di ogni forma di diseguaglianza nella tutela della salute.
Questo significa tante cose, ben note ai più. Ma ne vuol dire anche una, oggi meno considerata, ma estremamente importante: il cambiamento climatico è un loro problema.
Perché il riscaldamento globale ha a che fare con la professione medica? Perché il cambiamento climatico è un problema anche medico.
Le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla salute sono ormai testimoniate e non più solo ipotizzate o predette. Ci sono ormai diversi studi scientifici disponibili in letteratura.
L’aumento delle temperature si associa ad una maggior frequenza di eventi estremi, nello specifico inondazioni e siccità, entrambi alla base di una compromissione del settore agricolo, particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici. Questo impatta sulla disponibilità di alimenti per la popolazione e, di conseguenza, sul loro stato di salute.
È (e sarà) sempre più elevato il numero di infortuni e decessi causati da eventi meterologici estremi. Il ciclone Nargis in Myanmar con oltre cento mila decessi non è che un esempio.
L’acqua è essenziale per l’igiene e fenomeni estremi in un senso, come la siccità, possono ridurne la disponibilità. D’altra parte, eventi estremi in senso opposto aumenteranno i problemi riconducibili ai disturbi diarroici. Questi, responsabili già oggi di un milione e ottocento mila decessi ogni anno, rappresentano la seconda causa di mortalità per causa infettiva durante l’infanzia.
Le ondate di calore aumentano morbilitá e mortalità negli anziani affetti da patologie cardiovascolari e respiratorie. In Europa si calcola che nel solo 2003 siano state 70.000 le morti legate ad un eccesso di calore.
I cambiamenti nei pattern di temperature e precipitazioni potrebbero portare a cambiamenti nella distribuzione e nella frequenza delle patologie infettive. La diffusione di insetti vettori porterebbe all’aumento di malattie infettive come malaria e febbre dengue. Abbiamo già assistito a fenomeni simili, come la diffusione del Plasmodium falciparum (responsabile della malaria) nell’Africa dell’est, della schistosomiasi in Cina e dell’encefalite trasmessa da zecca in Europa.
L’aumento delle temperature incrementerà la mobilità dei pollini, degli altri allergeni diffusi attraverso l’aria e degli inquinanti presenti nell’aria che respiriamo ogni giorno.
Inoltre, recentemente, alcuni ricercatori hanno anche portato evidenze su una potenziale relazione diretta tra cambiamento climatico ed incremento di disturbi mentali.
Un effetto secondario agli effetti dei cambiamenti climatici saranno inoltre migrazioni di massa e conflitti. La fame, le inondazioni e il collasso delle infrastrutture contribuiranno ad un ulteriore incremento del fenomeno migratorio, con conseguente diffusione di infezioni, disturbi mentali come disturbo da stress post-traumatico, depressione e depressione post-partum, e sovraccarico del sistema sanitario dei Paesi d’arrivo. Il fenomeno migratorio si accompagna a condizioni sociosanitarie precarie. Inoltre, la crescita del fenomeno migratorio condurrà anche ad un aumento del protezionismo da parte dei Paesi benestanti nei confronti delle proprie risorse, con anche conseguenze politiche e sanitarie già oggi intuibili.
In questo quadro, c’è tanto che i medici possono fare ogni giorno per combattere il cambiamento climatico.
Nel 2008 il Sistema Sanitarion Nazionale Britannico ha creato una Unità per lo Sviluppo Sostenibile con il fine di ridurre l’impatto dello stesso NHS.
Sempre dal Regno Unito arrivano sei indicazioni per i medici, riadattamento delle raccomandazioni del Consiglio sul Clima e sulla Salute.
- Incoraggiare i pazienti a camminare e usare la bicicletta quando possibile, sia per migliorare la propria salute cardiovascolare che per migliorare la qualità dell’aria che respirano.
2. Suggerire cambiamenti dietetici, consigliando di ridurre drasticamente la quantità di carne assunta. Si deve ad allevamento e produzione di carne un grande contributo al riscaldamento globale. Se l’intera popolazione del Regno Unito non mangiasse carne per un giorno alla settimana, sarebbe come rimuovere dalla strada 5 milioni di automobile. Questo avrebbe inoltre un doppio impatto, visto che il consumo di carne si associa ad un aumento del rischio cardiovascolare e tumorale.
3. Sensibilizzare la Comunità e dare il modello è un altro dei modi con cui il medico può avere un impatto in questa battaglia con uno stile di vita il più possibile responsabile. Non solo in termini di mobilità ed alimentazione, ma anche in termini abitativi, cercando di adattare la propria abitazione per ridurne il consumo energetico.
4. Prescrivere la partecipazione ad attività di volontariato può avere effetti benefici sia sul benessere dei soggetti più isolati socialmente, che su quelli alle prese con disturbi mentali e di autostima. Prender parte ad associazioni di volontariato impegnate sul fronte ambientale sarebbe un altro modo di portare benefici al paziente e al contempo all’intera Società.
5. Farsi portavoce nelle Commissioni e negli incontri a cui si prende parte, nel tentativo di ridurre l’impatto ambientale del Sistema Sanitario laddove possibile.
6. Dare l’esempio, cercando di bere acqua del rubinetto, consumare alimenti locali e meno processati, utilizzare bicicletta e e mezzi pubblici per gli spostamenti.
Forse tra le immagini in testa quando si studiava per diventare medici, non vi era quella dell’attivista in prima linea contro il cambiamento climatico.
Che piaccia o non piaccia,
ogni medico,
quando ha giurato,
ha giurato di farlo.
Fabio Porru
Bibliografia:
- Post originale: www.linkedin.com/…/perché-i-medici-devono-scendere-campo-c…/
- Declaration of Geneve (https://www.wma.net/policies-post/wma-declaration-of-geneva/)
- Death toll exceeded 70,000 in Europe during the summer of 2003 (Robine et al.)
- Effect of 1997-98 El Niño on highland malaria in Tanzania (Lindsay SW et al.)
- Potential impact of climate change on schistosomiasis transmission in China (Zhou XN et al. )
- Climate change: present and future risks to health, and necessary responses (McMichael, Lindgren)
- Empirical evidence of mental health risks posed by climate change (Nick Obradovich et al.)
- Climate change: what can doctors do? (Micklewright)