“Che lavoro vuoi fare da grande?”, questa è una delle tante domande che ci viene posta fin da quando siamo bambini. Per tale motivo, nel corso degli anni, ci affanniamo per trovare una risposta che possa risultare soddisfacente agli occhi degli altri. “Lavorare in giro per il mondo” oppure “diventare attore e vincere due premi Oscar” o ancora “diventare un’astronauta e arrivare sulla luna” sembrano frasi adatte solo se si resta eterni “Peter Pan”. Quando sopraggiunge il periodo adolescenziale risulta complesso scegliere un percorso da seguire ben delineato e spesso ci si ritrova a dover abbandonare il mondo dei sogni.
La società attuale ci spinge a ragionare con il “pensiero cartesiano”, indirizzandoci verso la scelta di un lavoro più sicuro dove non sono ammessi errori di calcolo. Per questo basta guardare le statistiche che vengono riportate nel sito di Almalaurea dove appare chiaro come, se si vuole entrare nel mondo del lavoro, è necessario scegliere delle facoltà economiche o scientifiche. Anni e anni passati a studiare argomenti che magari non attirano il nostro interesse, ma che ci garantiranno un giorno uno stipendio più o meno ben retribuito. Tuttavia, come è emerso, in seguito alla pandemia di Covid-19 che ha creato nuove prospettive di vedere il mondo, lo scenario lavorativo è soggetto a mutazioni impreviste.
Secondo un’indagine effettuata dal Sole24ore è risultato chiaro come l’impatto dell’emergenza sanitaria abbia influenzato la domanda di professioni. “In cima alla top ten delle figure professionali più cercate troviamo l’infermiere qualificato, il tecnico di laboratorio, poi il medico, il software engineer, l’analista software, il sistemista, il responsabile vendite, lo specialista commerciale e l’export manager”. Emergono anche figure con una media qualifica, ma sempre ricercate quali badante, corriere o addetti allo stampaggio. Lo stile di vita di ognuno di noi si deve adattare alle circostanze e così anche il mondo del lavoro richiede lo sviluppo di nuove professioni o la riconsiderazione delle vecchie.
In questo contesto però, e anche prima della pandemia, si vengono ad instaurare dei meccanismi di sfiducia verso determinati settori di impiego e più in generale nei confronti del mondo del lavoro. A questo proposito, risulta illuminante il podcast di Adecco intitolato “Job Busters” che con la voce guida di Federica Mutti, 24enne Brand Strategist e Content Creator, mira a sfatare i falsi miti del lavoro. “Anno sabbatico? Allora non hai voglia di lavorare”, “Se non hai talento non troverai mai il lavoro dei tuoi sogni” e ancora “Laurea umanistica? Disoccupazione garantita”. Queste sono alcune delle affermazioni che hanno destato la mia attenzione e che hanno messo in discussione parte delle mie credenze. Il nostro Paese ha il record della più bassa percentuale di laureati d’Europa ed è il terzo al mondo per quanto riguarda il cosiddetto “Skill Mismatch”, ovvero si creano molti laureati in scienze sociali, artistiche e umanistiche, mentre il mercato del lavoro richiede ingegneri, medici ed economisti.
Sembrerebbe dunque, dinanzi a tale scenario, che non ci sia spazio per aspiranti filosofi o poeti, ma è realmente così? Una delle storie che ci viene raccontata nel podcast è quella di Andrea Facchini, top manager che nonostante abbia avuto una formazione prettamente umanistica ha lavorato per grandi multinazionali quali Coca-Cola e Nokia. Secondo Andrea, le aziende ricercano anche persone in grado di tessere relazioni pubbliche con buone capacità comunicative e soprattutto dotate di un forte stimolo creativo. Queste qualità, tipiche anche di un background umanistico, aggiunte a delle competenze più tecniche creano “il super potere”, ovvero il valore aggiunto che viene richiesto dalle imprese.
Cosa accade però, se ancora non si è riusciti a trovare la propria strada? Se si pensa di non avere il talento necessario per scalare la vetta? Ecco che interviene Luca Mazzucchelli, psicologo e divulgatore che sostiene il detto “la grinta vale due volte il talento”. La parte genetica, infatti, fornisce un recinto oltre il quale non si può andare, ma l’allenamento è la chiave per poter raggiungere i propri obiettivi e migliorare le nostre capacità. Secondo Mazzucchelli, tra cinque anni saremmo il risultato delle abitudini che oggi decidiamo di acquisire. A tale proposito potrebbe risultare di aiuto stilare una lista personale con i propri punti di forza e di debolezza e migliorare gradualmente le nostre potenzialità. Queste ultime infatti, anche se possono sembrare inesistenti, riposano dentro di noi ed è necessario creare degli stimoli per andarle a risvegliare, ricordandosi sempre che ciò che conta è la forza di volontà. Come afferma Chiara, Senior Recruiter di Adecco, un’azienda è più incline ad assumere un candidato con più motivazione rispetto ad uno molto qualificato, ma senza una reale passione.
Non lasciarsi abbattere dagli stereotipi del mondo del lavoro potrebbe essere il primo passo per trovare il lavoro dei propri sogni. Nel libro intitolato “Segui il tuo destino” scritto da Raffaele Morelli, psicologo e presidente dell’Istituto Riza, emerge come in ognuno di noi sia in atto una continua metamorfosi del Sé. “Quando Goethe dice “Segui il tuo destino”, ci sta spiegando che siamo esseri dai tanti volti, ma che dentro di noi è tracciato un percorso che ci conduce alla nostra meta. Ragionare come tutti gli altri vuol dire perdersi la strada. Veder invece che abbiamo interessi e immagini solo nostri, passioni e desideri che appartengono unicamente a noi, apre la porta a ciò che deve accadere. E comunque, come dice Goethe, non puoi sfuggire al tuo destino, perché l’individualità sa sempre dove andare”. Non è sempre facile a 20 anni possedere delle idee chiare sul proprio lavoro futuro, a maggior ragione nel nostro paese. Tuttavia, cercare di ascoltare dentro noi stessi può rappresentare un metodo efficace per evitare di trasformarsi in uomini e donne insoddisfatti e inappagati della propria vita lavorativa. Inseguire i propri sogni con la giusta motivazione e determinazione non può costituire un fallimento, almeno non per la nostra anima.
Vi lascio così con una poesia di Costantino Kavafis, “Itaca”, che forse può aiutare a riflettere sull’essenza del nostro viaggio sulla terra, al di là delle ansie legate ad un mondo incentrato unicamente su forme di successo.
“Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze. I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri se il pensiero resta alto e un sentimento fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga. Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia – toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta;
più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti
Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante. Soprattutto, non affrettare il viaggio; fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca. Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.”
Fonti:
- https://www.ilsole24ore.com/art/alla-ricerca-90mila-lavoratori-entro-fine-dell-anno-ecco-30-figure piu-richieste-ADzYLP3
- Podcast di Adecco, “Job Busters”
- “Segui il tuo destino”, di Raffaele Morelli
- “Itaca”, di Costantino Kavafis