Sabato 3 agosto si è svolto il quinto e ultimo appuntamento con La disillusione – le realtà in un mondo che cambia, ancora una volta nella location di Parco Schuster. Questa volta l’incontro verteva sull’educazione sentimentale e di genere. Gli ospiti sul palco (presentati dalla nostra Jovana Kuzman) sono stati: Andrea Maccarrone, attivista LGBTQI+; Maria Grazia Bonaldi, per l’associazione AGEDO ROMA – NO all’omotransfobia; Roberto Tufo, attivista per Unione degli Studenti; Gianfranco Goretti, presidente dell’Associazione Famiglie Arcobaleno.
Dopo una breve introduzione, con la visione del video del Pride 2019 (di Niccolò D’Alonzo) e il ricordo dei 50 anni dei moti di Stonewall, l’incontro è cominciato con l’intervento di Andrea Maccarrone.
Un intervento che si è focalizzato soprattutto sull’educazione di genere a scuola, partendo da una critica del sistema scolastico: sistema che dovrebbe formare in maniera più consapevole la società, partendo anche da una maggiore attenzione riguardo l’educazione sessuale. La questione più importante nell’intervento di Andrea Maccarrone si basa su un rapporto sano con la propria identità: evitare di nascondersi, sapendosi accettare per poter convivere meglio, oltre che con se stessi, anche con gli altri. In Italia la sessualità, e soprattutto l’omosessualità, vengono marchiate come tabù: negative, sospette. Lo scopo dell’educazione sessuale è proprio quello di conoscersi e conoscere gli altri, uscendo da determinati schemi e stereotipi. Da qui la menzione prima al genere intersessuale (genere che non si associa univocamente né a quello maschile né a quello femminile), poi un occhio di riguardo per l’emancipazione femminile: è necessario liberarsi dagli schemi che vedono la donna penalizzata nella realtà domestica e lavoratrice (violenza che ha una matrice psicologica prima ancora che fisica). Per Maccarrone, quindi, la soluzione sarebbe educare alle differenze, emancipando l’individualità da schemi precostituiti: la conoscenza è il vero antidoto all’odio.
Successivamente è stato il turno di Maria Grazia Bonaldi, rappresentante dell’associazione AGEDO. Associazione che, attiva sul territorio nazionale da ben 25 anni e con sedi in circa 25 città, si occupa di sostegno, informazione e confronto per i genitori dei ragazzi omosessuali. La nascita di questa associazione si deve proprio al bisogno dei genitori: per non sentirsi soli, per capire che non hanno sbagliato nulla, contrastando la dilagante ignoranza e disinformazione sull’argomento.
Roberto Tufo, invece, si focalizza nuovamente sull’ambiente scolastico e sul paradosso più grande: il fatto che la scuola non debba avere tabù su argomenti che riguardano tutti. Infatti, non si trova mai il tempo per confrontarsi su tematiche sociali: non c’è mai il tempo per parlare di sessualità e relazione all’affettività. Una critica velata anche al corpo docente: il più delle volte schivo e assente su determinate tematiche (molte volte anche in casi di violenza). Breve accenno, poi, all’opuscolo “che cos’è l’amor” sul sito dell’Unione Studenti: riguardante vari temi fra cui l’autoerotismo (soprattutto femminile), violenze di genere, coming out. L’obiettivo ultimo di questa iniziativa, conclude Tufo, è liberare le menti dei ragazzi da determinati stereotipi e tabù.
La parola passa, infine, a Gianfranco Goretti, che spiega come è nata e come agisce l’Associazione Famiglie Arcobaleno. Nasce nel 2005 per la volontà di una decina di coppie omogenitoriali di Milano con bambini di 1 o 2 anni, per confrontarsi e aiutarsi tra loro in un paese che, all’epoca, oltre a non avere diritti, non conosceva ancora nessun dibattito per le coppie omogenitoriali. Merito dell’Associazione, secondo Goretti, è stato proprio quello di creare dibattito e risvegliare quel desiderio sopito di genitorialità per tante coppie omosessuali (segno anche di una crescita di possibilità per l’individuo che, ai tempi di Goretti, quando aveva 14 anni, si limitavano alla clandestinità). Conquiste che, ribadisce Goretti, sono esclusivamente merito del movimento LGBTQI+, in un paese che, oltre alla legge 40/2004 sulla fecondazione assistita e la Cirinnà del 2016 sulle unioni civili (aspramente criticata, peraltro, dallo stesso Goretti, poiché tra le altre cose non viene riconosciuta la stepchild adoption), non ha trattato alcuna legge riguardo i diritti degli omosessuali. Intervento finito, poi, con una stoccata al Ministro della Famiglia Fontana (“negando le famiglie arcobaleno ammette che, in realtà, esistono”) e con una considerazione riguardo il momento: che non avvenga una battuta d’arresto nella lotta per il riconoscimento dei diritti e che la scuola sappia fare un buon lavoro di inclusione e progettazione sulla realtà presente (basandosi sulla sua esperienza personale con insegnanti che includevano i bambini provenienti da queste realtà; a differenza degli ultimi tempi, dove si prova una certa diffidenza).
Emiliano Pagliuca