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Un Ministro, Due Sicurezze

Dal sito del Ministero dell’Interno:

“Il Ministero si pone come garante dello sviluppo di una società moderna, della sicurezza del cittadino, della tutela dell’incolumità e delle libertà individuali garantite dalla Costituzione, contro la criminalità comune e organizzata.”

“Coniugare il rispetto delle regole e il controllo dei flussi migratori con l’integrazione degli stranieri e l’accoglienza di coloro che chiedono asilo, garantendo l’ordine la sicurezza pubblica. È la sfida che si pone una società moderna e multietnica.”

Da Internazionale:

“Una sanzione da 3.500 a 5.500 euro per ogni straniero soccorso e trasportato in Italia da navi di soccorso e addirittura la revoca o la sospensione della licenza per navi che battono bandiera italiana.”

“Il trasferimento della competenza a limitare o vietare il transito e la sosta nel mare territoriale italiano dal Ministro delle Infrastrutture al Ministro dell’Interno.”

Perché occuparsi solo di sicurezza o solo di immigrazione? Non coincidono forse queste due entità? Probabilmente sì. Probabilmente è per questo che il Viminale ha deciso di porre insieme le due tematiche nel solo Decreto Sicurezza, recentemente emanato per essere poi convertito dalle Camere in legge. Sostanzialmente, il Decreto Sicurezza o “Salvini” prevede di rendere più difficile la permanenza in Italia dei richiedenti asilo e risparmiare sulla loro gestione nel territorio. Si allunga la lista dei reati che tolgono la protezione internazionale, aggiungendo “minaccia o violenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi e gravissime, pratiche di mutilazione dei genitali femminili, furto aggravato, furto in abitazione e furto con strappo. Inoltre, lo status di protezione internazionale viene ritirato se il rifugiato ritorna, anche temporaneamente, nel suo paese d’origine.”

A fronte dell’enorme successo democratico e civile di questo decreto, il 10 maggio è stata successivamente resa nota l’esistenza di un Decreto Sicurezza Bis, proposto naturalmente dal Ministro dell’Interno con una certa urgenza ma non ancora discusso. Oggettivamente, i Decreti Legge devono essere emanati in casi di emergenza. Sorge il dubbio su cosa sia definibile come emergenza.

“Le emergenze nazionali le decide lei di volta in volta. Lei ogni giorno ha un nemico che combatte”

(Lilli Gruber a Matteo Salvini)

Il nuovo Decreto Sicurezza Bis stabilisce alcune particolari modifiche alla situazione dei migranti nel Mediterraneo.

I primi quattro articoli concernono il soccorso in mare: adesso non sono più gli stranieri l’oggetto del decreto ma diventano direttamente le ONG che si occupano di recuperarli in mare. È infatti prevista una una sanzione da 3.500 a 5.500 euro per ogni straniero soccorso e trasportato in Italia da navi di soccorso.

Inoltre, in maniera molto elegante, il Decreto prevede anche il trasferimento della competenza a limitare o vietare il transito e la sosta nel mare territoriale italiano dal Ministro delle Infrastrutture (Danilo Toninelli, Movimento 5 Stelle) al Ministro dell’Interno (Matteo Salvini, Lega).

Successivamente, in maniera quasi sorprendente, ci si occupa anche della sicurezza. Viene introdotto l’inasprimento delle sanzioni in seguito ai reati di devastazione, saccheggio e danneggiamento commessi nel corso di riunioni pubbliche assieme a maggiori tutele per le forze dell’ordine attraverso l’introduzione di nuove fattispecie di reati per colpire più severamente coloro che si oppongono ai pubblici ufficiali.

Oltre a trovare probabilmente l’opposizione del Movimento dei Cinque Stelle (terreno a loro familiare), la bozza ha incontrato critiche anche da parte dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione: “Il testo appare essere l’ennesimo stravolgimento dei fondamentali princìpi di diritto internazionale prevedendo sanzioni per chi, nell’adempimento di un dovere etico, giuridico e sociale, salva vite umane altrimenti destinate alla morte.”

Ma dov’è la sicurezza?

Sembra che il Ministro dell’Interno non abbia ben presente quale sia il focus del proprio ruolo dal momento che questi decreti sicurezza sembrano rivolgersi a situazioni utili solo a fomentare odio e stereotipi infondati, ignorando alcune situazioni di ordine sociale che necessiterebbero invece di essere considerate.

CasaPound si trova ancora nella sua umile dimora non pagando le bollette e mantenendo comunque la facoltà di alloggiare permanentemente nello stabile occupato con ancora il servizio di elettricità funzionante. Tutto ciò in contrasto con la legge del Ministro Lupi del 2014: “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge”.

Legge che è stata invece applicata nello stabile in via Santa Croce in Gerusalemme dove più di 400 persone di cui 98 minorenni sono rimaste senza luce né acqua calda dal 6 maggio. Per merito dell’elemosiniere del Papa Konrad Krajewski è stata riattaccata la corrente alle persone in bisogno. “Conto che l’elemosiniere del Papa, intervenuto per riattaccare la corrente in un palazzo occupato di Roma, paghi anche i 300mila euro di bollette arretrate” è stata la risposta del Ministro. In riferimento alle famiglie residenti nello stabile con famiglie e bambini. Non per l’organizzazione di militanti neofascista di cui due membri sono stati accusati di stupro e violenza a Viterbo solo poche settimane fa.

Intanto degli striscioni di protesta verso il Ministro, durante uno dei suoi tanti comizi, vengono misteriosamente rimossi senza motivo ufficiale dal corpo dei vigili del fuoco “per ordini da molto in alto”.

Il Sottosegretario della Lega Armando Siri viene accusato di corruzione dopo aver accettato una tangente, probabilmente di origine mafiosa, per inserire una norma sulle energie rinnovabili nella manovra del governo.

Settanta deputati sostengono a tutt’ora la proposta della Lega in Parlamento per estendere e facilitare la possibilità di acquistare un’arma per difesa personale, pochi mesi dopo aver approvato la legge sulla legittima difesa.

Il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio si dice preoccupato per la deriva che sta avendo il Ministro degli Interni:Sono 4 mesi che è cambiato qualcosa. Ci preoccupa. Ho visto passare la Lega da posizioni molto più moderate al fucile in mano il giorno di Pasqua, i libri scritti con CasaPound”.

E se ci è già arrivato Di Maio, la paura è che cominci ad essere troppo tardi.

Matteo Caruso


Sitografia

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La percezione europea degli immigrati

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L’elezione per il Parlamento europeo è giorno dopo giorno sempre più vicina e uno dei temi che domineranno la campagna elettorale è la questione “immigrazione”. Anche se il capo UE della Commissione per la migrazione sostiene che la crisi che riguarda le migrazioni sta giungendo alla fine ed è confermata dai numeri del 2018 riguardo le richieste di asilo politico rispetto a quelli del 2015 e del 2016. In quel periodo specifico erano state contate più di un milione di richieste. Quest’anno 634.700, il 10% in meno del 2017.

Nonostante questa riduzione, il 40% degli europei considerano l’immigrazione come uno dei problemi più importanti. Estrema destra, ultranazionalisti e demagoghi stanno cavalcando l’onda della percezione errata riguardo il tema per ottenere più voti nelle elezioni locali attraverso una febbrile retorica, informazione sbagliata, bugie e false notizie. Il risultato è una maggiore divisione politica e pubblica. Per esempio, la mancanza di consenso politico è riflessa nell’ultimo voto ONU per l’approvazione del “Global Compact per la migrazione”. Questo è il primo accordo intergovernativo negoziato, per coprire tutte le dimensioni della migrazione internazionale in modo olistico e comprensivo. Tre membri dell’UE hanno votato contro (Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia) e altri cinque si sono astenuti (Austria, Bulgaria, Italia, Lettonia e Romania), mostrando quanto divisa sia l’Unione Europea in questo cruciale momento storico.

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I partiti populisti e i loro leader hanno già iniziato un manifesto per costruire un sostegno politico e demonizzare l’immigrazione per guadagnare voti. Leader come Orbàn e Salvini hanno inoltre iniziato una guerra verbale con il presidente francese Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel per la loro politica verso gli immigrati. A febbraio Orbàn ha lanciato una nuova campagna in Ungheria chiamata “Anche tu hai il diritto di sapere cosa Bruxel sta pianificando”, dove accusa direttamente la burocrazia di Bruxel di incoraggiare l’immigrazione con le nuove misure. Ha anche lanciato un manifesto col suo “compagno” Salvini per sostituire l’asse Parigi-Berlino con quello Roma-Varsavia. L’obiettivo principale del leader di estrema destra è di vedere un Parlamento europeo dominato dalle forze anti-immigrazione. Questo scenario sicuramente ridisegnerà la mappa politica del continente. Nel frattempo il rifiuto di multilateralismo e l’assenza di una politica comune danneggerà l’interesse dell’Europa nel mondo e tradirà la pietra miliare sulla quale i padri fondatori dell’UE si sono basati alla fine della Seconda guerra mondiale.

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Le questioni sono: le immigrazioni sono davvero così male per l’economia e la struttura delle nostre nazioni o sono usate come capro espiatorio delle crisi economiche? Possono portare dei vantaggi economicamente parlando? Alcuni economisti sostengono che gli immigrati possono avere un impatto positivo o neutro sull’economia. Il CNRS (Centro Nazionale della Ricerca Scientifica) ha affermato che gli immigrati possono migliorare il PIL. L’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha sottolineato nell’ultimo rapporto sugli immigrati che essi possono essere una soluzione per l’invecchiamento e la carenza di forza lavoro europea. Questo è davvero un gran problema in Europa come lo era negli USA alla fine della Seconda guerra mondiale. Per risolvere la scarsità di lavoratori nel settore primario, gli USA e il Messico avevano un accordo nel quale il Messico avrebbe esportato più di 4 milioni di messicani agricoltori per lavorare negli Stati Uniti. Siamo in una situazione simile.

Il problema principale è la percezione errata di questo tema e che la politica non è più considerata nei suoi effetti a lungo termine, nella società moderna noi vogliamo tutto immediatamente. Questo potrebbe essere il problema dell’immigrazione, poiché le persone pensano solo ai costi iniziali degli arrivi. I leader dovrebbero ricordare che per cambiare il presente abbiamo bisogno di dare un’occhiata al futuro.

Oscar Raimondi


Bibliography:

Mimì, il Socrate di Riace

Il 2 ottobre 2018 Mimmo Lucano, sindaco sospeso di Riace, è stato accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e affidamento fraudolento diretto del servizio di raccolta rifiuti e messo ai domiciliari. Due settimane dopo, il 16 ottobre, gli sono stati revocati i domiciliari, ma gli è stata inflitta una pena ancora più dura: il divieto di dimora a Riace. Tre giorni fa, però, la Cassazione si è espressa riguardo le accuse mosse nei confronti del sindaco e l’esilio che sta scontando da ormai quasi sei mesi, demolendo completamente l’impianto accusatorio della procura di Locri. Riguardo l’accusa di presunti illeciti nella gestione del servizio di raccolta di rifiuti, per la Corte Suprema non ci sarebbero elementi e prove a carico: non solo l’appalto è stato affidato in modo del tutto lecito – e nel formulare le accuse i magistrati calabresi non hanno dato importanza ad elementi situazionali fondamentali, come il fatto che solo le due cooperative scelte erano fornite di asinelli per la raccolta, come si era deciso precedentemente -, ma è stato fatto seguendo una specifica e chiara legge che consente “l’affidamento diretto di appalti in favore delle cooperative sociali finalizzate all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate a condizione che gli importi del servizio siano inferiori alla soglia comunitaria”. O in poche parole: Mimmo Lucano non ha preso un soldo né favorito nessuno. Né tanto meno avrebbe combinato matrimoni di comodo favorendo in modo illegittimo e illegale alcuni migranti nell’ottenere il permesso di soggiorno. Per quanto riguarda il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, invece, l’accusa gli era stata mossa sulla base di un tentativo fallito di Lucano di far arrivare in Italia il fratello della sua compagna Lemlem: a questo riguardo la Cassazione ha sottolineato la presenza di una relazione affettiva tra i due come elemento fondamentale da valutare.

Mimmo Lucano, non appena saputa la notizia, ha detto “Io mi difendo nel processo, non dal processo”.

Perché è così che funziona: chi è sicuro di essere innocente lo dimostra in un processo e non evitandolo. E Mimì è sicuro di aver agito per il bene altrui, di altri essere umani che come lui hanno diritto alla vita e alla dignità. È un’Antigone che alla legge scritta non oppone la legge divina, ma quella umana non scritta, contro Salvini che, però, non è un Creonte, non agisce per il bene della sua comunità, non mira a seguire e a far seguire la legalità. Una resistenza sociale la sua, un’alternativa sociale e culturale al dominio delle famiglie mafiose, per cui è pronto ad affrontare qualsiasi pena. Nell’Apologia di Socrate, che si è sottoposto ad un processo e alla conseguente pena di morte senza tentare di sfuggirle – «Non voglio scappare, non bisogna mai commettere un’ingiustizia nemmeno quando la si riceve.» –, si leggono quelle che sarebbero state le sue parole: “Vada come sta a cuore al dio. Alla legge si obbedisce. Difendersi si deve”. E Lucano questo lo sa: se ha sbagliato, se ha agito davvero contro la legge, avrà la sua giusta condanna. Ma lui sta già scontando una condanna prima ancora che si abbiano le prove, pagando l’esilio per aver seguito la legge della compassione.

E così in pochi gesti e in poche parole il sindaco di Riace, che da solo si classifica tra gli ultimi, gli stessi che aiuta, tra i deboli, tra i nessuno di cui altrettanto nessuno si preoccupa finché non si tratta di propaganda politica, esce, al momento idealmente, a testa alta da accuse mirate a far desistere la resistenza sociale nel nostro Paese e quel naturale istinto di umanità da cui ogni essere umano dovrebbe essere mosso.

Mimmo Lucano è stato un Socrate. Salvini rimane un codardo.

Una cena al Joel Nafuma Refugee Center

22 Marzo 2019, ore 22 circa: il suono di un djembe si fa spazio tra i rumori abituali del traffico che va sempre più attenuandosi intorno alla chiesa di San Paolo dentro le Mura, nella centralissima Via Nazionale a Roma. È il djembe di Ismail, ospite del Joel Nafuma Refugee Center, suonato nel corso di una cena senegalese.

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È grazie a una delle volontarie, Sharon, che siamo venuti a conoscenza di quest’evento di raccolta fondi e – contestualmente – dell’associazione che lo ha organizzato.

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Il Joel Nafuma Refugee Center è un centro americano dove rifugiati e richiedenti asilo hanno la possibilità di trovare riparo, imparare e ricevere consigli in modo tale da poter implementare le proprie abilità. Il JNRC offre servizi fondamentali quali un tetto e un’atmosfera rilassante, ma anche assistenza legale e supporto psicologico mediante terapie individuali o di gruppo, oltre che insegnamento della lingua e supporto nell’inserimento del mondo del lavoro. Tutto questo per qualcosa come 250 ospiti ogni giorno.

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La vicinanza con la stazione Termini rende decisivo il lavoro svolto dai 62 volontari del JNRC, che con il loro prezioso lavoro contribuiscono a trovare una sistemazione a persone che altrimenti non saprebbero a chi rivolgersi.

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Nel corso della cena ho avuto modo di chiedere a Sharon di che cosa si occupasse lei nello specifico.

“Di base curriculum, in modo tale da poter identificare le esperienze dei nostri ospiti per poterli guidare attraverso un percorso lavorativo e formativo. In particolare mi sto occupando di formazione: mi arrivano varie offerte di corsi , alcuni dei quali finanziati da enti regionali o nazionali, ai quali i nostri ospiti possono accedere gratuitamente. Io mi impegno nel proporre questi corsi e di effettuare l’iscrizione dei nostri ospiti, in particolar modo quelli più giovani, coloro i quali hanno appena raggiunto la maggiore età, che sono moltissimi e sono quelli nelle condizioni più disagiate, non sapendo da dove iniziare il proprio percorso. 
Molte persone arrivano senza avere alcuna qualifica, ma diverse persone arrivate da noi sono molto qualificate: medici, ingegneri… Nel loro caso li sollecitiamo a richiedere un attestato di compatibilità dei loro titoli, sostenendoli nel percorso di ottenimento del loro riconoscimento. Inoltre, oltre a me ci sono diversi ragazzi che sostengono proprio materialmente la ricerca del lavoro, mediante una ricerca pratica insieme agli ospiti di offerte, o scrivendo lettere di presentazione per coloro i quali ancora non hanno appreso pienamente l’Italiano, o magari lo sanno parlare perfettamente ma non scrivere bene.”

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Venerdì non si doveva però parlare troppo di lavoro: era una festa, e appena entrati siamo stati travolti dall’allegria contagiosa di Annika, inglese, Fundraising and Program Coordinator di JNRC, la cui passione ci ha letteralmente travolti. Tra la musica e il vociare in almeno una mezza dozzina di lingue differenti attorno a noi un concetto è emerso con forza e chiarezza: “Qui non entrano la politica e la religione.”

Insieme a lei abbiamo avuto modo di parlare anche con altri due membri dello staff: Piero, Daily Operations and Assistance Coordinator, e Mansur, afghano, Peacekeeper, nel segno di una profonda multiculturalità che permea tutto l’ambiente.

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È una zona franca il Joel Nafuma Refugee Center, dove chi ha sofferto e chi soffre ancora può trovare un oasi di serenità e armonia. Dove le diverse culture, lingue e idee sono le corde di un’arpa che, suonata dal vento della comprensione e del rispetto, produce melodia.

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Il djembe di Ismail ha accompagnato i balli che hanno occupato il cuore centrale della serata, tra un piatto di ceebu yapp, lo speziatissimo riso con carne e verdure, e una ciotola di thiacri, dolce a base di semolino di miglio a grana grossa, ma io con il suono della sua musica ho aperto l’articolo e con le sue parole voglio chiuderlo:

“Siamo tutti immigrati, perché la Terra c’era già prima di ognuno di noi.”

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Paolo Palladino

Fotografie di Danilo Iannelli

Parish: la prigione di New Orleans

Non c’era nessuna prova certa che l’omicidio del Capitano H. fosse opera di quelli là, ma importava qualcosa? Nel modo più assoluto, No! Finché si erano ammazzate tra di loro le avevamo lasciate fare, quelle bestie, ma non potevamo permettere che toccassero la polizia. Continua a leggere