Lunedì 15 aprile, Torino
Finalmente sono riuscita a staccare dalla routine. Sono solo 3 giorni, è vero, ma me li farò bastare per ricaricare un po’ le batterie. Torino è piccola ma ha molto da offrire, quasi mi dispiace non poter restare di più. Per ora mi godo questo tramonto vicino alla stazione, in compagnia di un ottimo drink. Ma è una calma illusoria: prendo il telefono per scattare una foto, faccio per chiudere l’app di facebook ed ecco che leggo su una testata giornalistica italiana: incendio a Notre-Dame. Frastornata, decido di cercare la diretta francese, cercando di convincermi che siamo noi ad esagerare. Purtroppo no. Le immagini che vedo mi arrivano come un pugno in faccia e una coltellata dritta al cuore. Notre-Dame, la cattedrale che ha ispirato il celebre omonimo romanzo di Victor Hugo e che è stata testimone di tanti eventi, come la nascita degli Stati Generali nel lontano 1302 o l’incoronazione di Napoleone I nel 1804, sta davvero andando a fuoco. Mi stacco dalla realtà, non so cosa sia successo nell’ora seguente intorno a me, ricordo solo di aver smanettato come una disperata, aggiornando le notizie en direct ogni minuto. Fino al crollo della guglia. Lì le lacrime sono scese a fiotti, complice il riaffiorare dei ricordi più belli. Quante volte ho passeggiato nell’isola di Saint Louis, quante volte sono entrata nella cattedrale, anche solo per rinfrescare le immagini che avevo di lei nella mia memoria. Soprattutto, quante volte mi sono orientata con quella guglia. Per me che sono stata solo 5 mesi lì, questo luogo pregno di storia e meraviglie architettoniche era già diventato un punto di riferimento, un must da mostrare con orgoglio ai miei amici quando venivano a trovarmi. Già, con orgoglio, neanche l’avessi costruita io. Quando poi ho cominciato a vedere commenti offensivi dei miei compatrioti, uniti alle chiacchiere superficiali di critici d’arte che evidentemente non amano questa splendida città, mi sono decisa a mettere via il telefono. Perché che ciò che è andato perduto sia del 1870 o del 1200, a me, che non sono una storica dell’arte, poco importa. Con quella guglia ho sentito affondare anche parte di me, che vuole ricordare Parigi nel suo splendore e nella forza dei suoi abitanti. Per domare l’incendio del tutto ci sono volute più di 5 lunghissime ore. Per tutto quel tempo, da pessimista quale sono, ho pensato davvero che tutto fosse perduto e che l’indomani, quando mi sarei svegliata, avrei visto foto e video di Parigi senza la sua storica cattedrale. Invece no. Nonostante io non sia credente, vedere immagini dei fedeli da tutto il mondo riuniti in piazza a pregare mi ha fatto davvero effetto. E il fatto che la struttura si sia salvata, insieme alle reliquie e alla croce, quello sì è un vero miracolo. E da qui mi spero che si sappia ripartire.
Eleonora Valente