Siamo in un quartiere nella città di Karachi in Pakistan, le persone sono da sette ore in coda per avere l’acqua. In un reportage della Unreported World si sentono le urla di rabbia degli abitanti verso la commissione dell’acqua: “siamo da due mesi senza acqua” è il commento di un signore anziano. Pensano infatti che l’ufficiale della gestione dell’acqua del loro quartiere non si preoccupi di loro: “non vi vergognate?” chiede una donna con due bambini in braccio.
La città di Karachi è la città più popolosa del Pakistan (più di venti milioni di abitanti) ed è la capitale della provincia del Sindh; è anche il centro della crisi di acqua più grande che il Paese abbia mai subito negli anni. Tra tutti i suoi abitanti sono pochi quelli che si possono permettere l’acqua, mentre i restanti, come afferma la giornalista di Unreported World, lottano per averne un po’. La giornalista segue durante il suo reportage Lakma (una donna del posto che aspetta l’arrivo dei camion con le cisterne d’acqua), che dice “l’acqua vale più dell’oro qui: ho una figlia con gravi disabilità e ogni giorno è una battaglia continua, se non la puliamo ogni giorno, le sue feci e le urine creano un forte odore nella stanza“; per Lakma è più facile comprare vestiti usati (20 rupie) per “pulire la figlia”, cambiandola due o tre volte al giorno, ma purtroppo i vestiti usati non possono essere puliti poiché non c’è l’elemento primario. Continua a leggere