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Di cioccolato, premi Nobel, depressione, rifugiati e fattori confondenti

I profughi hanno aumentato il tasso di reati nel 2016 in Germania? Sì, l’hanno fatto.

Mentre in Germania il totale dei reati è diminuito nel 2016, il numero di reati da parte dei profughi è aumentato.

È però necessario, per capire questi risultati, introdurre quello che in statistica è chiamato fattore confondente.

In statistica, un fattore confondente è una variabile che influenza sia la variabile indipendente che la variabile dipendente andando ad alterare l’associazione tra queste due.

Uno degli esempi più utilizzati per spiegare questo è l’associazione tra premi nobel vinti e il consumo di cioccolato.

Uno studio, “Chocolate Consumption, Cognitive Function, and Nobel Laureates” pubblicato da Franz H. Messerli, mostra come il consumo pro capite di cioccolato sia positivamente associato al numero di premi Nobel vinti. L’articolo è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine.

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Come spiegare una simile associazione?

– Possibilità #1: L’autore suggerisce la possibilità che il cioccolato possa aumentare la prestazione cognitiva degli individui e dunque aumentare la loro probabilità di vincere il Premio Nobel.

Diciamocelo sarebbe molto bello.

– Possibilità #2: C’è una terza variabile, che comporta sia l’aumento del consumo di cioccolato che di Premi Nobel vinti. Per ipotizzarne una, guardiamo i 20 Paesi a più alto consumo di cioccolato pro capite nel 2017: Svizzera, Austria, Germania, Irlanda, Regno Unito, Svezia, Estonia, Norvegia, Polonia, Belgio, Finlandia, Slovacchia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Danimarca, Australia, Repubblica Ceca, Russia, Stati Uniti, Francia. A parte l’elevato consumo di cioccolato, cosa potrebbe accomunare questi Paesi?

Il cioccolato è maggiormente consumato nei Paesi Occidentali dove il grado di istruzione e gli investimenti nel mondo della ricerca sono decisamente più alti.

È chiaro che in questo caso il grado di istruzione e gli investimenti nell’ambito della ricerca sono fattori confondenti.

In medicina fattori come sesso, età e livello educativo influenzano l’insorgenza di tanti disturbi.

Il mio capo mi ha chiesto di confrontare la frequenza della depressione in Olanda e in Italia. Ho raccolto 200 questionari per Paese. Non avendo troppo tempo, ho deciso di andare a caccia di persone in posti affollati.

Per il campione olandese, son andato al centro commerciale.

Per il campione italiano, quando son tornato a Cagliari, ho raccolto i dati allo stadio, visto che passavo di lì per vedere la partita de’ su Casteddu (Cagliari in sardo, ndr).

Dal mio studio è venuto fuori che nella popolazione olandese c’erano il doppio dei depressi.

Gli olandesi son più depressi, concludo.

Scrivo la mia analisi, la mando al mio boss. Che giustamente mi licenzia. Perché?

Perché nel campione olandese il 70% delle persone erano di sesso femminile, in quello italiano l’esatto contrario: il 70% dei rispondenti erano uomini. Le donne hanno quasi il doppio della probabilità di andare incontro a depressione. In realtà la frequenza della depressione non dipendeva dalla nazionalità ma dal sesso.

Il sesso in questo caso era un fattore confondente.

Ora torniamo in Germania.

I profughi hanno aumentato il tasso di reati nel 2016 in Germania? Sì, l’hanno fatto.

Mentre in Germania il totale dei reati è diminuito nel 2016, il numero di reati da parte dei profughi è aumentato.

Tuttavia, il criminologo Pfeiffer si rifiuta di collegare direttamente i rifugiati alla criminalità. Infatti, c’è un altro fattore che spiega il motivo per cui il tasso di reati tra i profughi è più alto che tra i nativi.

In tutto il mondo, il gruppo di popolazione responsabile per la maggior parte dei reati è quello composto da maschi tra i 16 e i 30 anni. In Germania nel 2010 il 70% della popolazione aveva un’età superiore a 30 anni (oggi molto probabilmente ancora di più), mentre tra i rifugiati una maggioranza (37%) è composta da maschi con età tra i 16 e i 30 anni.

I profughi aumentano il tasso dei reati? Sì, lo fanno. Ma la situazione sarebbe molto diversa se si confrontassero i tedeschi nativi e i profughi a parità di età e genere. L’età e il genere sono le due chiavi di lettura. I profughi hanno aumentato il tasso di reati perché hanno aumentato la percentuale degli individui inclusi nel gruppo di popolazione con il più alto tasso di reati.

In questo caso età, sesso e livello educativo sono tutti potenziali fattori confondenti che andrebbero presi in considerazione.

Associare l’essere profughi alla criminalità è come associare il mangiare cioccolato al vincere premi Nobel.

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(E se qualcuno grida al pregiudizio perché ho messo più donne al centro commerciale e più uomini allo stadio non sarà fattore confondente ma solo gente confusa).

Fabio Porru

Fonte:

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