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L’acrobata di Chambéry 

Nonostante i suoi 192cm di altezza non ritrova la sua caratteristica migliore nel colpo di testa, ma nel gioco acrobatico. È stato titolare inamovibile della sua Nazionale nel Mondiale del 2018 senza segnare neppure un gol e in un’intervista a Le Monde si è dichiarato “ossessionato dalle statistiche” nonostante le sue non siano eccelse.

Fantasia e contraddizioni. Con queste due parole si potrebbe definire la carriera di Oliver Giroud, l’attaccante francese la cui ascesa è stata lenta ma inesorabile.

Nato a Chambéry da una famiglia cattolica è spinto verso il mondo del calcio dal fratello maggiore Romain, che sembrava lanciato ad una carriera ad alti livelli, poi disillusa.

La prima parte della sua carriera è tutta da ricercare nelle serie minori francesi fra Grenoble e Istres, prima di arrivare finalmente al Tours nel 2008, squadra all’epoca militante in Ligue 2, l’equivalente della nostra Serie B. A Tours resta per due stagione segnando 30 reti, 21 solo nella seconda stagione, nella quale si laurea anche capocannoniere della serie cadetta. Questo exploit attira le attenzioni di diversi club di Ligue 1, ma il più veloce ad accaparrarsi le prestazioni del centravanti è il Montpellier che già a Gennaio del 2010 ne acquista il cartellino lasciandolo in prestito fino alla fine della stagione.

Nella sua prima stagione ad alti livelli segna il primo gol con il suo nuovo club durante i preliminari di Europa League e conclude la stagione con 14 marcature, 12 delle quali in campionato. Ma è durante la stagione 2011/2012 che Giroud mette in mostra tutte le sue qualità segnando 21 reti e trascinando, in un incredibile testa a testa contro il PSG, il Montpellier alla sua prima storica vittoria nel campionato francese, rievocando le imprese leggendarie di squadre come il Blackburn Rovers o il Kaiserslautern e anticipando quella del Leicester City.

Entra cosi nel giro della nazionale e a fine stagione si guadagna la chiamata di una big di Premier: l’Arsenal.

Fa fatica inizialmente a reggere i ritmi forsennati del calcio inglese, anche a causa della sua scarsa rapidità, ma in breve tempo Wenger riesce a migliorare di molto il suo gioco spalle alla porta. Diventa così un “attaccante di sponda” capace di tenere il pallone e di far alzare il baricentro alla squadra per poi lanciare in profondità uno dei rapidissimi esterni dell’Arsenal dell’epoca (Sanchez e Walcott su tutti).

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“Il gol dello scoprione segnato durante un Arsenal – Crystal Palace e premiato con il Puskas Award come gol più bello dell’anno nel 2017″

In 5 stagioni e mezzo con i Gunners segna più di 100 gol, alcuni dei quali quasi surreali per il coefficiente di difficoltà, prima di essere ceduto ai rivali del Chelsea nel Gennaio del 2018. Con Conte però non riesce a incidere più di tanto e segna solo 2 reti.

Intanto diventa un punto fermo della sua Nazionale, della quale è il terzo miglior marcatore di sempre prima di leggende come Zidane e Trezeguet, e con la quale si laurea Campione del Mondo. 0 reti, 15 tiri complessivi di cui solo 1 in porta in 7 partite: statistiche al limite della decenza che gli hanno causato più di uno scherno da parte dei tifosi, ma che non sono sufficienti per capire il peso specifico di Giroud nella creatura del C.T. Duchamp, che lo ha schierato titolare in ogni gara della competizione.

Quest’ultima stagione, agli ordini di Sarri, non è stato impiegato molto in campionato, risultando spesso la riserva di Morata prima e di Higuain poi. Ma è in Europa League che il suo contributo è stato decisivo con ben 10 reti complessive prima della finalissima contro i suoi ex compagni dell’Arsenal.

Partita nella quale risulterà decisivo grazie ad una meravigliosa rete segnata al 48° minuto che, oltre ad aver aperto le marcature e ad aver indirizzato la partita in favore del Chelsea, ha permesso al centravanti francese di superare Luka Jovic nella classifica marcatori della competizione e di diventarne quindi il capocannoniere.

Enrico Izzo

 

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до свидания (I vincitori e i vinti del Mondiale Russia 2018)

Vincitori

Francia. Io c’ho provato. C’ho provato in tutti i modi sul mio trespolo facendo tutte le macumbe possibili. Non ci sono riuscito. La Francia è campione del mondo!! (Scriverlo fa ancora più male). Una vittoria arrivata nonostante una scarsa costruzione di gioco e decisa da una moltitudine di episodi favorevoli (tanto per citarne alcuni: 3 rigori, 3 autoreti, l’exploit di Mbappè contro l’Argentina, l’infortunio di Cavani, i 90 minuti in più giocati dalla Croazia). Non a caso fu Napoleone a preferire ai generali bravi quelli fortunati. D’altro canto fu Seneca a sostenere che non esiste la fortuna ma esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione. E bisogna ammettere che qui di talento ce n’è (e parecchio). Una squadra con l’età media tra le più basse del mondiale, 26 anni, figlia di un progetto che ha permesso di giocare negli ultimi 20 anni 3 finali, vincendone 2. Se si aggiunge l’harakiri delle squadre più quotate, ecco qui che la frittata (o la vittoria) è fatta! Chapeau! Continua a leggere

Il tifo nello sport

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Con lo svolgersi del campionato mondiale proprio ora, il mondo è scosso dalla febbre calcistica. Abbiamo visto datori di lavoro lasciare giorni liberi agli impiegati, pub vendere pinte a poco prezzo e tifosi darsi alla pazza gioia per le strade. La domanda della maggior parte delle persone è perché lo sport sembra permettere quasi ogni cosa, finché è nel nome del patriottismo. Guardandolo come niente di più che 90 minuti di idiozie, alcuni credono che lo sport debba essere visto a casa senza disturbare il mondo esterno, dove le cose normali continuano ad accadere. Comunque, con così tante persone che sostengono la loro bandiera nazionale, ci sono molti che amerebbero far risuonare il loro inno nazionale dalle loro case tutto il giorno. E con questi eventi così poco numerosi e così lontani tra loro qual è il motivo per cui guardare la squadra di cui si è orgogliosi nel proprio giorno libero? Continua a leggere

L’equilibrio precario della Spagna

La vita, spesso e volentieri, è fatta di dualismi. La maggior parte li impariamo da piccoli: sinistra e destra, buono o cattivo, sopra o sotto, ecc…

Uno dei più ostici che mi trovai costretto ad assimilare fu quello di verticale e orizzontale. Non che non mi fossero chiari i concetti, semplicemente li confondevo. Stesso problema nel quale sembra essere incappata anche la Spagna di Fernando Hierro.

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Goal Rivoluzionari

Da due settimane si stanno svolgendo, in Russia, i Mondiali di Calcio seguiti con entusiasmo da tutta la popolazione del globo. Effettivamente, questa ricorrenza, per i più grandi interessati e non solo, avviene una volta ogni quattro anni, dove le squadre nazionali si sfidano a colpi di girone.

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