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Mental time travel e mental space travel: i fondamenti neurocognitivi della rappresentazione di tempo e spazio

Nell’XI libro de “ Le Confessioni”, Sant’Agostino analizza il problema del tempo. Diceva: “Io so che cosa è il tempo, ma quando me lo chiedono non so spiegarlo”.

Una citazione pertinente, quando ci si propone di analizzare il tema della rappresentazione del tempo. Quest’ultimo, a differenza di altri componenti dell’esperienza umana, è considerato ineffabile e sembra fuggire alla riflessione cosciente. Per questo, generalmente è la seconda parte della riflessione di Sant’Agostino ad essere presa maggiormente in considerazione. In realtà l’aspetto più interessante non è tanto nella seconda parte, quanto nella prima: il fatto che non riusciamo a spiegare cosa sia il tempo non è così sorprendente come il fatto che, a dispetto di tutto, noi sappiamo che cosa sia il tempo. Il punto è chiarire come ciò sia possibile.

Partiamo dalla considerazione che il tempo è un concetto dinamico. Ciò significa che possiamo cogliere la dimensione temporale solo attraverso il suo scorrere. Il tempo è, cioè, colto attraverso la successione degli eventi. La questione rilevante diventa quindi: come è possibile per gli esseri umani rappresentare mentalmente eventi passati e futuri?

Da un punto di vista dello sviluppo cognitivo, l’evoluzione della mente umana può essere interpretata nei termini di un graduale incremento delle possibilità di “sganciamento” dal qui e ora, guadagnato attraverso proiezioni in spazi e tempi diversi da quello attuale. Con il pensiero simbolico la nostra specie raggiunge il grado più elevato di distacco dalla situazione stimolo ambientale.

Studi cognitivi, neuropsicologici e di neuroimaging supportano l’ipotesi che ricordare il passato e immaginare il futuro condividano caratteristiche simili e dipendano dagli stessi meccanismi cognitivi e neurali. Questi meccanismi sono stati ricondotti ad una specifica facoltà mentale individuata, sfruttando le tecnologie di visualizzazione delle attività cerebrali, nelle regioni della corteccia prefrontale mediale, la corteccia mediale e laterale e i lobi temporali mediali e laterali, incluso in modo consistente l’ippocampo. Questo dispositivo cognitivo prende il nome di “Mental Time Travel” (MTT) e permette agli individui “di proiettare se stessi indietro nel tempo per rivivere eventi passati o di proiettare se stessi in avanti per anticipare eventi futuri” (Suddendorf, Corballis). Più precisamente, la controparte relativa al passato coinvolge quello specifico sistema di memoria che è la memoria episodica.

A sostegno dell’ipotesi del MTT anche la psicopatologia offre dati importanti: infatti tutti i pazienti amnesici, che a causa di danni all’ippocampo e a strutture correlate del lobo temporale mediale soffrono di gravi disturbi della memoria episodica, mostrano allo stesso tempo anche una forte incapacità di generare piani per il futuro.

Questo per quanto riguarda la rappresentazione del tempo nella nostra mente. Ora invece passiamo alla rappresentazione dello spazio.

Muoversi e orientarsi nell’ambiente in relazione alla posizione degli oggetti sono abilità alla base di ogni forma di comportamento. L’opinione prevalente in scienza cognitiva è che la rappresentazione dello spazio sia affidata a specifici sistemi di elaborazione. Ci sono due modi o “frames” per rappresentare lo spazio: il frame di tipo relativo (o egocentrico) in cui l’elemento caratterizzante è il punto di vista dell’osservatore, e il frame di tipo assoluto (o allocentrico) in cui i rapporti tra le entità della scena raffigurata sono descritti in relazione a un sistema di coordinate di tipo assoluto.

Anche in questo caso dati provenienti dalla psicologia sperimentale, dalla neuroscienza e dallo studio dei deficit cerebrali hanno individuato il sistema adibito alla rappresentazione mentale dello spazio e descritto le aree cerebrali implicate nella capacità di navigazione. Il “Mental Space Travel” è il sistema proiettivo che consente agli umani di navigare lo spazio attraverso la costruzione di mappe mentali e il monitoraggio della rotta da seguire per raggiungere la meta prefissata. Questo sistema è composto dal “Local system” (allocentrico, riferibile in primo luogo all’attività dell’ippocampo) e il “Taxon system” (egocentrico riferibile in primo luogo all’attività dei lobi parietali).

Mental Time Travel e Mental Space Travel sono accomunati da una caratteristica decisiva per la flessibilità e creatività della mente umana: rendere gli individui capaci di sganciarsi dal qui e ora per proiettarsi in situazioni contestuali diverse da quelle attuali.

Giorgia Andenna


BIBLIOGRAFIA:

  • “La facoltà di linguaggio: determinanti biologiche e variabilità culturali” Francesco Ferretti, Carrocci editori, 2015

SITOGRAFIA:

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