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Riparte la corsa

La scoppiettante vittoria per 4 a 0 dell’Inter di Antonio Conte contro il neo promosso Lecce ha chiuso la prima giornata della stagione calcistica 2019-2020 e ha messo in mostra alcuni dei pregi e dei difetti delle squadre del calcio italiano.

L’esordio, come nella passata edizione, è stato affidato ai campioni d’Italia della Juventus che, in trasferta contro il Parma di D’Aversa, ha visto l’affermarsi dei Bianconeri. Sarri, in contumacia, e Martusciello, sul campo, hanno scelto di affidarsi alla vecchia guardia e di non schierare titolare nessuno dei nuovi acquisti, escluso il rientrante Higuain, per non rischiare di perdere punti preziosi cercando di forzare la graduale integrazione dei nuovi arrivati.

Tale scelta si è rivelata vincente, specialmente nella prima frazione di gioco, nella quale i si sono visti i primi sprazzi del gioco voluto dall’allenatore. Il Parma dal canto suo ha fatto una buona partita ed è riuscito a creare più di un fastidio alla retroguardia dei torinesi, dimostrando di poter essere anche quest’anno una delle “provinciali” più ostiche da affrontare.

Fra le tante partite che hanno regalato spettacolo Fiorentina-Napoli è stata sicuramente la più divertente con rimonte, contro-rimonte e gol bellissimi. Le difese traballanti e il mostruoso potenziale delle due formazioni si sono rivelati una combinazione esplosiva che ha datato vita ad un match “all’inglese”. Anche se la Fiorentina di Montella ha espresso un gioco migliore nel corso dei 90 minuti non è bastato a sopperire alle giocate di campioni come Insegne, Mertens e Callejon.

Di partite simili a queste sono state protagoniste anche la Roma e l’Atalanta, ma con risultati diversi.

I Giallorossi hanno sbattuto sul Genoa dell’ex Aurelio Andreazzoli che per ben tre volte riesce a recupera lo svantaggio. Il bel gioco espresso dalla squadra di Fonseca ha dato i suoi frutti sul piano offensivo, risultando particolarmente efficace per giocatori come Under e Dzeko, ma ha anche messo in mostra tutti i limiti di una difesa che è sembrata fragile e mal assortita.

L’Atalanta di Gasperini ha trovato difficoltà simili nel primo tempo della partita di Ferrara contro la Spal, nel quale è andata sotto di ben due reti sotto i colpi dell’organizzatissimo attacco degli estensi. La rete di Gosens è stato però il preludio di una rimonta guidata del colombiano Luis Muriel, che grazie a due spettacolari gol riesce a portare alla vittoria la sua nuova squadra.

Le formazioni che sono apparse in forma migliore da questo primo turno sono la sopracitata Inter e la Lazio di Simone Inzaghi che, in trasferta a Genova, rifila un netto 0-3 alla Sampdoria di Eusebio Di Francesco.

La nuova avventura di Conte è cominciata nel migliore dei modi, con una vittoria netta che mette in risalto la prestazione corale della squadra. Gli schemi di Conte sono già entranti nella testa dei giocatori che entrano in campo con tanta fame e voglia di stupire. Le prodezze di Brozovic e Sensi mettono in discesa la partita e Lukaku e Candreva nel secondo tempo chiudono la partita e portano l’Inter provvisoriamente in vetta alla classifica.

Niente di nuovo invece a Genova dove la Lazio ha sovrastato la Sampdoria che è apparsa ancora molto indietro sia sul piano fisico che su quello tattico. La riconferma di Simone Inzaghi insieme a quella di tutti i big della rosa  ha cementato ancora di più un gruppo già precedentemente solido e riparte, anche grazie a questa vittoria, come una delle squadre designate a lottare fino alla fine del campionato per un posto in Europa.

Enrico Izzo


 

Fonte foto: AGF

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L’acrobata di Chambéry 

Nonostante i suoi 192cm di altezza non ritrova la sua caratteristica migliore nel colpo di testa, ma nel gioco acrobatico. È stato titolare inamovibile della sua Nazionale nel Mondiale del 2018 senza segnare neppure un gol e in un’intervista a Le Monde si è dichiarato “ossessionato dalle statistiche” nonostante le sue non siano eccelse.

Fantasia e contraddizioni. Con queste due parole si potrebbe definire la carriera di Oliver Giroud, l’attaccante francese la cui ascesa è stata lenta ma inesorabile.

Nato a Chambéry da una famiglia cattolica è spinto verso il mondo del calcio dal fratello maggiore Romain, che sembrava lanciato ad una carriera ad alti livelli, poi disillusa.

La prima parte della sua carriera è tutta da ricercare nelle serie minori francesi fra Grenoble e Istres, prima di arrivare finalmente al Tours nel 2008, squadra all’epoca militante in Ligue 2, l’equivalente della nostra Serie B. A Tours resta per due stagione segnando 30 reti, 21 solo nella seconda stagione, nella quale si laurea anche capocannoniere della serie cadetta. Questo exploit attira le attenzioni di diversi club di Ligue 1, ma il più veloce ad accaparrarsi le prestazioni del centravanti è il Montpellier che già a Gennaio del 2010 ne acquista il cartellino lasciandolo in prestito fino alla fine della stagione.

Nella sua prima stagione ad alti livelli segna il primo gol con il suo nuovo club durante i preliminari di Europa League e conclude la stagione con 14 marcature, 12 delle quali in campionato. Ma è durante la stagione 2011/2012 che Giroud mette in mostra tutte le sue qualità segnando 21 reti e trascinando, in un incredibile testa a testa contro il PSG, il Montpellier alla sua prima storica vittoria nel campionato francese, rievocando le imprese leggendarie di squadre come il Blackburn Rovers o il Kaiserslautern e anticipando quella del Leicester City.

Entra cosi nel giro della nazionale e a fine stagione si guadagna la chiamata di una big di Premier: l’Arsenal.

Fa fatica inizialmente a reggere i ritmi forsennati del calcio inglese, anche a causa della sua scarsa rapidità, ma in breve tempo Wenger riesce a migliorare di molto il suo gioco spalle alla porta. Diventa così un “attaccante di sponda” capace di tenere il pallone e di far alzare il baricentro alla squadra per poi lanciare in profondità uno dei rapidissimi esterni dell’Arsenal dell’epoca (Sanchez e Walcott su tutti).

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“Il gol dello scoprione segnato durante un Arsenal – Crystal Palace e premiato con il Puskas Award come gol più bello dell’anno nel 2017″

In 5 stagioni e mezzo con i Gunners segna più di 100 gol, alcuni dei quali quasi surreali per il coefficiente di difficoltà, prima di essere ceduto ai rivali del Chelsea nel Gennaio del 2018. Con Conte però non riesce a incidere più di tanto e segna solo 2 reti.

Intanto diventa un punto fermo della sua Nazionale, della quale è il terzo miglior marcatore di sempre prima di leggende come Zidane e Trezeguet, e con la quale si laurea Campione del Mondo. 0 reti, 15 tiri complessivi di cui solo 1 in porta in 7 partite: statistiche al limite della decenza che gli hanno causato più di uno scherno da parte dei tifosi, ma che non sono sufficienti per capire il peso specifico di Giroud nella creatura del C.T. Duchamp, che lo ha schierato titolare in ogni gara della competizione.

Quest’ultima stagione, agli ordini di Sarri, non è stato impiegato molto in campionato, risultando spesso la riserva di Morata prima e di Higuain poi. Ma è in Europa League che il suo contributo è stato decisivo con ben 10 reti complessive prima della finalissima contro i suoi ex compagni dell’Arsenal.

Partita nella quale risulterà decisivo grazie ad una meravigliosa rete segnata al 48° minuto che, oltre ad aver aperto le marcature e ad aver indirizzato la partita in favore del Chelsea, ha permesso al centravanti francese di superare Luka Jovic nella classifica marcatori della competizione e di diventarne quindi il capocannoniere.

Enrico Izzo

 

L’Europa non è mai stata così British 

Le finali delle Coppe Continentali Europee di questa edizione hanno visto le qualificazioni di soli club inglesi, Chelsea e Arsenal per l’Europa league e Liverpool e Tottenham per quanto riguarda la Champions League.

La finale tutta londinese tra i Blues e i Gunners è andata in scena mercoledì sera a Baku e ha visto i ragazzi di Sarri imporsi per 4-1 sull’Arsenal di Emery, che dopo un primo tempo equilibrato è crollato sotto i colpi di Hazard e compagni.

Il Chelsea è sceso in campo con il solito 4-3-3, marchio di fabbrica delle squadre di Sarri, con Jorginho regista e Kovacic e Kante come mezzali a supporto del tridente offensivo formato da Hazard, Pedro e Giroud, preferito a Higuain.

Le scelte di Emery hanno invece portato l’Arsenal a schierarsi con un 3-4-1-2 formato dai tre centrali Koscielny, Sokratis e Nacho Monreal, supportati dagli esterni Maitland-Niles e Kolasinac che, insieme agli interni Xhaka e Torreira formavano la linea a 4 dei centrocampisti. Per quanto riguarda l’attacco Lacazette e Aubameyang si muovevano davanti ad Ozil.

Il primo tempo ha regalato poche azioni da gol e ha visto il Chelsea difendere molto basso lasciando l’iniziativa all’Arsenal, ma il baricentro basso degli uomini di Sarri infatti non lasciava spazio per i movimenti in profondità dei due rapidissimi centravanti avversari.

Non trovando spazi quindi in zona centrale, data anche la scarsa forma mostrata da Ozil, l’Arsenal ha concentrato i suoi attacchi nella zona destra del campo, affidandosi alle sgroppate di Maitland-Niles che più di una volta ha messo in difficoltà Emerson Palmieri, laterale sinistro della difesa Blues, senza però mai risultare veramente efficace.

L’occasione più grande per i Gunners è al ventottesimo minuto quando Granit Xhaka scarica un potentissimo destro da fuori che scheggia la traversa e vola alto.

Durante il primo tempo il Chelsea si era limitato a gestire il pallone e, nonostante fosse andato vicino al gol con Giroud al 37° minuto, aveva dato l’impressione di una squadra un po’ sulle gambe, almeno a confronto con gli avversari.

Nel secondo tempo però al Chelsea sono bastati appena 16 minuti per indirizzare la partita a suo favore segnando tre reti e mettendo in ginocchio gli avversari. Il primo gol è arrivato da un possesso palla prolungato che, una volta arrivato sull’out sinistro è stato scodellato in mezzo da Emerson Palmieri e raccolto con una torsione da fuoriclasse da Giroud che anticipa Koscielny e beffa Cech. Il secondo gol arriva sempre dalla stessa fascia grazie ad un gran lavoro centrale di Kovacic che serve Hazard sulla sinistra, il quale la mette in mezzo e trova il sinistro chirurgico di Pedro che firma il 2 a 0. Il rigore del 3 a 0, guadagnato da Giroud e trasformato da Hazard, sembrava aver chiuso la partita ma dopo solo quattro giri d’orologio arriva la risposta di un Arsenal mai domo che prova a rientrare in partita con un gol capolavoro di Alex Iwobi che da fuori area colpisce al volo e non lascia scampo a Kepa Arrizabalaga. Purtroppo per la squadra di Emery il consequente sbilanciamento alla ricerca del secondo gol porta al quasi immediato poker del Chelsea che in contropiede chiude la partita grazie alla doppietta di Eden Hazard. A risultare decisivo alla fine è stato sicuramente l’estro dell’esterno belga, alla sua ultima partita in maglia blu, che nel secondo tempo con due gol e un assist ha trascinato la sua squadra alla vittoria.

La qualità e l’intensità viste nella partita di ieri sono lo spot migliore per la finale di Champions, in programma per domani sera alle 21 a Madird, che vedrà altre due squadre inglesi darsi battaglia.

Il Liverpool si gioca tutta la stagione con questa partita, avendo perso il campionato per un solo punto ha solo questa possibilità per non finire la stagione a zero titoli. La sconfitta nella finale dello scorso anno dovrebbe aver dato alla squadra una maggiore maturità, inoltre la strabiliante vittoria contro il Barcellona nelle semifinali rende il Liverpool la squadra favorita per la vittoria finale. Il 4-3-3 di Klopp punta sulla superiorità tecnica a centrocampo e sulla straordinaria velocità delle sue ali per mettere in difficoltà gli avversari.

Il Tottenham invece si presenta per la prima volta in finale di questa competizione e sicuramente non arriva con il favore del pronostico.

Questo però non è stato un problema per gli uomini di Pochettino che non erano considerati i favoriti nemmeno contro il Manchester City o contro l’Ajax, invece hanno stupito tutti fornendo delle stupende prestazioni in trasferta. Il secondo tempo del ritorno delle semifinali ha dato dimostrazione di quale sia il potenziale offensivo di questa squadra. E attenzione perché capitan Harry Kane ha recuperato e siederà in panchina, pronto per subentrare e provare a scrivere la storia del suo club.

Enrico Izzo