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Occasione sprecata

Il pareggio fra Francia e Romania di lunedì sera ha decretato l’eliminazione dell’Italia dagli Europei Under 21, in favore proprio della formazione transalpina e di quella rumena.

La Romania, vera e propria sorpresa del torneo, passa così il girone da prima in classifica e affronterà la Germania nelle semifinali, mentre la Francia, grazie ad i suoi sette punti, si qualifica come migliore seconda e affronterà la Spagna.

L’Italia purtroppo si è vista eliminata dal torneo che aveva la fortuna di giocare in casa, essendo paese ospitante della competizione insieme a San Marino, nel peggiore dei modi.

Proprio la formula del torneo è stata presa di mira da molti, che hanno contestato il metodo a 12 squadre introdotto dagli Europei Under 21 in Polonia nel 2017.

Prima del 2017 le squadre che avevano accesso alla fase finale del torneo erano solo 8, divise in due gironi da quattro squadre che qualificavano alle semifinale le prime due squadre classificate. Una versione giudicata troppo ridotta per un torneo che rappresenta l’unica possibilità di qualificarsi alle Olimpiadi.

Cosi la fase a gironi è stata allargata a 12 partecipanti divisi stavolta in 3 gruppi dai quali si qualificano solamente le prime classificate più la migliore seconda. Alquanto curioso per una competizione di questo livello.

Una volta esposti i dovuti dubbi sul formato del torneo, occorre ricercare sul campo le cause di una eliminazione che ha come unica responsabile l’Italia stessa, per quanto potrebbe essere comodo dare la colpa al presunto biscotto di Francia e Romania,

Il livello di giocatori come Pellegrini, Barella, Zaniolo, Kean o Cutrone, già tutti impiegati in nazionale maggiore, ci aveva dato delle buone speranze e la prima partita del girone contro la Spagna, terminata 3-1 proprio per gli Azzurrini, le aveva confermate. Forse anche troppo. Tanto che nella partita successiva con la Polonia sono emersi tutti i limiti, specialmente caratteriali, dell’Italia del futuro. Il baricentro basso dei polacchi ha messo in crisi il gioco improntato da Di Biagio che, non trovando spazi in zona centrale, riusciva a rendersi pericoloso solo grazie alle scorribande sulle fasce di Chiesa e Orsolini, entrambi però molto imprecisi quando si trattava di concretizzare le azioni.

Si spera che questa beffa possa essere di insegnamento alla nuova leva del calcio italiano, che ha l’arduo compito di riportare l’amore per la Nazionale che è andato scemando da quel maledetto Italia-Svezia del 2017 che ci ha negato la presenza ai Mondiali di Russia.

Tornando agli Europei, adesso si entra nel vivo della competizione, con le due semifinali che si giocheranno entrambe il 27 Giugno, per le solite Germania e Spagna, finaliste nella passata edizione, che affronteranno rispettivamente Romania e Francia.

La sfida tra i campioni in carica tedeschi e la Romania è sicuramente il più interessante fra i due match in programma.

La Romania è riuscita ad imporsi in un girone composto da Francia, Inghilterra e Croazia, ovvero due nazioni finaliste all’ultimo mondiale, e una semifinalista opposte ad una che non era neanche qualificata. Un’impresa a dir poco storica diventata realtà grazie al 4-2-3-1 del C.T. Mirel Rădoi, che ha dato le chiavi della squadra a Ianis Hagi, figlio di Gheorghe ex giocatore di Barcellona e Real Madrid, che con la sua qualità sta guidando i suoi compagni verso un risultato che non avrebbe precedenti nella storia del calcio rumeno.

Enrico Izzo

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Una donna alla guida degli S&D

“Nelle ultime settimane ho avuto scambi con molti di voi e siamo tutti d’accordo: dobbiamo fornire ai cittadini risposte ferme e innovative in questo momento cruciale per il progetto europeo e per la nostra famiglia politica, la socialdemocrazia europea” sono le parole di Iratxe García Pérez, classe ’74, spagnola, una grande esperienza politica e soprattutto all’interno del gruppo socialista in Spagna.

Per la seconda volta, in 20 anni, è una donna a guidare la presidenza S&D in Europa. David Sassoli ha proposto l’elezione per acclamazione all’assemblea del gruppo.

“Da quando è stata creata l’Unione Europea non è stata mai così tanto minacciata come oggi – ha aggiunto -, negli ultimi anni abbiamo assistito all’emergere di partiti populisti, eurofobi, xenofobi e di estrema destra che stanno facendo riemergere i peggiori fantasmi del nostro passato”.

García ha una visione di europa progressista ma soprattutto pone al primo posto gli errori del gruppo S&D: un gruppo che è stato assente per le classi più deboli soprattutto nell’affrontare le risposte alla crisi economica. Le sue parole puntano a un’azione politica che possa seguire azioni sociali per i cittadini europei.

Il messaggio che lancia parla di azioni concrete, di aver realizzato le disuguaglianze dovute alla globalizzazione e finalmente ricerca risposte valide e coerenti a riguardo.

A fine discorso conclude dicendo che: “Ci spetta un ruolo di primo piano nell’innescare i processi di cambiamento necessari e dobbiamo rimanere al servizio dei cittadini per garantire standard sociali più equi, combattere i cambiamenti climatici, proteggere e migliorare i diritti dei lavoratori in un’economia sostenibile, ed essere un faro di libertà e democrazia per il mondo.”

Inoltre il gruppo S&D sta insistendo per il proprio spizenkandidat, nonostante la posizione di svantaggio per il proprio nome Frans Timmermans, sottolinea quanto il metodo debba essere applicato per l’elezione del presidente della Commissione UE. La presidentessa sottolinea quanto il parlamento e in particolare il gruppo S&D sia concentrato sulla riuscita della metodologia spizenkandidat, il rischio è che questo stallo all’interno del Consiglio nel decidere il nome possa portarsi anche dentro il parlamento europeo senza una maggioranza schiacciante.

Durante la sua carriera politica vediamo una donna che è concentrata su due tematiche estremamente progressiste: membro fondamentale nell commissione dei diritti delle donne e soprattutto lo sviluppo regionale nella commissione REG.

Convergenza economica e parità di genere, basi fondamentali delle famiglie socialiste che ci raccontano quanto questa donna possa rappresentare a pieno le battaglie più difficili per la nostra Europa.

Per concludere la sua grande sensibilità per il settore agroalimentare e per le esigenze dei paesi mediterranei come l’Italia la rendono una presidentessa resiliente in materie delicate per il proprio (Spagna) e il nostro paese.

Un grande augurio a una famiglia europea socialista più unita, più donna e più innovativa!

Giulia Olivieri

 

Woody: tra Amazon e la Spagna

Ci ricordiamo bene della Barcellona sotto le luci di Javier Aguirresarobe, l’arancio ed il verde caldissimi che abbracciavano la capitale catalana, il corpo della Johansson, la frenesia della pittrice Maria Elèna (Penelope Cruz).

Alla regia stava Woody Allen, già nel 2008 attratto dalla penisola iberica, tanto da ambientarvi Vicky Cristina Barcelona. Film sensuale, piacevole, delicato che riprendeva un tema amatissimo dalla cultura americana: il rapporto tra la sensibilità statunitense e l’Europa in termini di luce-ombra, semplice-complesso, dovere-libertà.

Ripensando a questo tracciato narrativo ed ideologico che aveva fatto la fortuna di Henry James e James Ivory, Allen aveva prodotto uno dei suoi film più fortunati al botteghino.

L’asse Francia-Italia-Spagna guarda con occhio benevolo al regista: non è un caso che proprio dalla spagnola Mediapro sia arrivata l’offerta di poter girare i suoi prossimi progetti nelle città basche di San Sebastian e Guypuzcoa.

Il suo ultimo film, A Rainy Day in New York, è stato recentemente scartato tra i progetti da distribuire dagli Amazon Studios, che hanno deciso di scindere anzitempo il contratto con il regista. Per il cast la scelta di Allen s’era indirizzata su Jude Law, Selena Gomez, Elle Fanning, Rebecca Hall, già presa per Vicky Cristina Barcelona.

Allen, legatosi ad Amazon per la produzione e la distribuzione di quattro suoi progetti, ha risposto facendo causa per 68 milioni di dollari, dovuti per inadempimento contrattuale, il 7 febbraio. Gli studi hanno risposto difendendo la legittimità della rottura degli accordi.

Il tempismo di questa scissione la mostra in perfetta sincronia con il movimento #MeToo e la riemersione delle accuse di Dylan Farrow. Tra i sostenitori del regista si potranno trovare Jude Law, protagonista di A Rainy Day in New York ed il premio Oscar Javier Bardem, che lo ha difeso durante una masterclass a Lione. Altro discorso va fatto per Timothee Chalamet, Colin Firth, la Gomez e Rebecca Hall, che hanno affermato di pentirsi dall’aver lavorato con Allen.

Fortuna, per il regista, che la Mediapro sia stata solerte ad offrirgli appoggio finanziario, difendendo la relazione professionale che da 10 anni intercorre tra la produzione e Allen.

Sarà pertanto in terra iberica che il regista newyorchese potrà sviluppare i suoi prossimi progetti, adesso in stato embrionale, secondo quanto affermato dal produttore Jaume Roures.

Antonio Canzoniere

Miti mediatici – E la Catalogna?

Nel caldo Ottobre del 2017, la stampa parlava solo della Spagna e della grave situazione interna che stava vivendo.
La regione della Catalogna, che dichiara la sua indipendenza in maniera più ufficiosa, imponendo un referendum definito poi anticostituzionale nonostante la vittoria del “si” del 90.18% dei Catalani.
Un paese diviso a metà, un contesto sociale scivoloso e l’ennesima conferma che gli attriti della Catalogna non si sono mai placati. Continua a leggere

Per una barista valenciana

Dal tuo bancone che servi
Caduca felicità ai clienti,
Tra grumi di ubriachi impervi
Con in mano il vassoio degli argenti

Ma i tuoi occhi son la mia sbornia
Vera e propria come un vecchio amaro,
Bevendo con lo sguardo il cuore sogna
E brindo a te con un altro sorso avaro.

I tatuaggi su di te sono pura magia
E nel tuo volto hai quel che di felice
Coperti da un velo di sottile malinconia,
Come s’ erge su di un sorriso una cicatrice .

In questa piazza di iberico sapore
Sui banconi versi aqua de Valencia
Assieme qualcosa di simile all’amore
Nel cuore un sublime fermento empieza.

Manuel Torre