La camera è impregnata di fumo. Il posacenere, col fondo intensamente strascicato dall’impronta grigia bianca lasciata dalle sigarette spente, trattiene, in uno spazietto di vetro apposito, una cicca alla quale restano tre tiri da consumare. Muovo ciecamente il braccio verso il comodino su cui è poggiato. Aspiro quel che rimane mentre devo ancora svegliarmi del tutto, mettendomi seduto al lato del letto, coi piedi nudi sul pavimento freddo di ceramica bianca. Ormai mi sono arreso, questo è l’odore della mia piccola casa. Continua a leggere

Il sassofonista
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