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Dipendenza o ansia sociale? Cos’è la FOMO e come gestirla

Quante volte ci siamo sentiti ripetere “e molla quel telefono!” da parte dei nostri genitori? O meglio ancora, quante volte, anche in compagnia dei nostri amici, ci siam visti passare interi quarti d’ora incollati allo schermo del telefono, intenti semplicemente a curiosare sulla nostra home di Instagram o di Facebook? E quante volte ancora ci siamo ritrovati in zone in cui il telefono è privo di connessione, e siamo stati assaliti da un’ondata di panico dovuta al non poter restare in contatto con gli altri?

Molto spesso la nostra dipendenza da smartphone o, meglio, dipendenza da social, non è altro che una forma d’ansia sociale: la “paura di esser tagliati fuori”, scientificamente chiamata FOMO, fear of missing out.

La FOMO consiste nel preoccuparsi eccessivamente riguardo il venir esclusi da eventi sociali, ed è perciò strettamente collegata all’uso compulsivo dello smartphone e al controllo maniacale dei social network: è ciò che ci spinge a desiderare ossessivamente di monitorare in continuazione ciò che viene pubblicato dai nostri amici per poter rimanere sempre aggiornati su ciò che accade nelle loro vite.

È scontato dire che i giovani, in particolar modo gli adolescenti, sono i più suscettibili a questo disturbo: chi si trova nel pieno della propria adolescenza sente il bisogno di comunicare con i propri coetanei molto più che con i genitori, tanto che il venir tagliati fuori da avvenimenti sociali considerati gratificanti può portare anche a soffrire di sindromi depressive.

Secondo lo studio del centro americano Kleiner Perkins Caufield & Byers’s un utente medio controlla il telefono circa 150 volte al giorno, vale a dire ogni 6 minuti; moltissimi sono inoltre coloro che controllano la posta elettronica ed i propri profili social appena aprono gli occhi al mattino (ma, d’altronde, chi non lo fa?). Chi di noi, per di più, non dorme con il telefono acceso o comunque a portata di mano, non lo porta con sé in bagno, o non controlla le proprie notifiche se si sveglia nel cuore della notte? Lo smartphone è ormai diventato parte integrante delle nostre giornate, e proprio il vivere in una società digitale come la nostra ha portato la FOMO a diventare virale e ad espandersi a macchia d’olio, nonostante esistesse da molto prima che i social facessero la propria comparsa. Il problema è stato recentemente approfondito e proprio su Twitter è ora disponibile l’account @FOMO che offre consulenze online a tutti coloro che sono coscienti del proprio disturbo e che chiedono aiuto. Lo psicologo John Grohol sostiene che per gli affetti di FOMO comunicare è più importante della vita stessa, che mettono quotidianamente a repentaglio al volante (tra le principali cause di incidenti) ma anche camminando a piedi e attraversando la strada distrattamente.

I Paesi più colpiti sono sicuramente la Corea del Sud, la Cina, il Giappone e l’America, ma anche in Europa si registrano numeri rilevanti, fatta eccezione per la Germania.
Ciò che psicologi ed esperti consigliano per cercare di gestire al meglio il disturbo e ridurre il tempo trascorso giornalmente sui social è essenzialmente quello di praticare attività che ci fanno “staccare la spina” e lasciare il telefono in un angoletto: coltivare le relazioni interpersonali “dal vivo” preferendole a quelle virtuali, dedicarsi agli hobby più disparati, fare esercizio fisico (anche all’aperto) e cercare di viversi al meglio ogni momento, accettando che ci sarà sempre qualcosa che ci sfuggirà. Un altro consiglio utile è infatti quello di praticare sessioni di mindfulness, che riportano il soggetto al momento presente, senza far divagare la testa verso il futuro o il “e se”: è fondamentale concentrarci su quel che stiamo facendo affinché tutte le nostre energie vengano incanalate in un’unica attività e quindi protratte verso un unico obiettivo (è importante lavorare su una cosa alla volta, senza cercare di concentrarci su più cose contemporaneamente: ciò potrebbe rivelarsi altamente controproducente). Per tentare di incrementare la concentrazione esistono inoltre molte applicazioni utili da poter installare sul proprio smartphone, che possono aiutarci a tenere il telefono lontano quando stiamo facendo qualcosa di importante o per la quale non vogliamo distrarci.
Tenendo sempre conto che i nostri social sono la nostra “vetrina” personale sulla società e sul mondo, è anche raccomandata l’eliminazione dal nostro profilo di qualsiasi persona che ci induce per qualche motivo a provare ansia, rabbia, gelosia, o qualsiasi altra emozione negativa, così che scorrendo la nostra home non incapperemo in post che potranno generare in noi vibrazioni ostili. Cerchiamo di rendere il più produttivo e sereno possibile il nostro “soggiorno” sui social e soprattutto la nostra vita reale di tutti i giorni: possiamo e dobbiamo salvaguardare la nostra salute mentale, a partire da oggi!

Francesca Moreschini

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Shia VS Trump

Tutti lo amano. Tutti lo odiano.
Shia LaBeouf si è dato molto da fare in questi ultimi anni per diventare uno degli attori più controversi di Hollywood.

Non è un caso se nel 2017 è stato scelto per il interpretare John McEnroe nel film “Borg McEnroe”; anche lui, come il tennista americano, si è aggiudicato il titolo di supermonello del cinema. Arresti vari, insulti davanti alle telecamere, scontri con i paparazzi, e tutte le altre componenti del pacchetto “ex-ragazzo-prodigio-di-Disney-Channel-che-si-ribella-allo-star-system”, hanno fatto di LaBeouf un’icona.

Su Instagram si trovano anche una serie di account dedicati ai suoi outfit, che hanno contribuito a trasformarlo in un “Normcore Fashion God”; a volte homeless a volte hipster, è tutto un mix di felpe bucate e anfibi da navy seal.

Ma se le sue sfuriate non stupiscono più gli avidi lettori di tabloid, Shia continua a stupire i suoi fan con le sue doti eclettiche.

Da qualche anno organizza esperimenti artistici, come la performance dai toni narcisisti del 2015, “ALLMYMOVIES”; una proiezione ininterrotta dei suoi film in ordine cronologico inverso all’Angelica Film Center di New York, mentre la postazione dell’attore era ripresa 24 ore su 24.

Il successo di queste performance convince Shia, nel 2017, a mettere la sua arte al servizio di una buona causa: cacciare Trump dalla Casa Bianca.

LaBeouf e il suo collettivo decidono di installare una webcam fuori dal New York’s Museum of Moving Image, con l’intento di lasciarla trasmettere per tutta la durata della presidenza Trump, permettendo a chiunque di manifestarvi davanti.
Il nome del progetto è “He Will Not Divide Us”; slogan che viene ripetuto davanti alla telecamera da Shia e dagli altri ragazzi che prendono parte al progetto.
La performance viene accolta benissimo sin dalle prime ore, con la partecipazione di molte persone e di personaggi del mondo dello spettacolo e della musica, come Jaden Smith.

Quello che forse Shia ancora non si aspetta è l’eco che questo evento avrà nella comunità pro-Trump di internet, che lo trasforma in un vero e proprio bersaglio da abbattere.

Nel live stream della performance iniziano incursioni di supporter del Presidente, che fanno innervosire l’attore in diretta, e danno inizio ad un boicottaggio di massa.
Trasformato in una specie di gioco, il sabotaggio del progetto “He Will Not Divide Us”, viene messo a punto da alcuni nerd di estrema destra attraverso la piattaforma online 4chan. L’obiettivo è quello di rendere impossibile lo svolgimento della performance, che viene raggiunto con l’arresto di Shia, appena qualche giorno dopo l’inaugurazione, per le minacce fatte durante lo streaming ai sostenitori di Trump.

Nonostante tutto, LaBeouf non si piega a questo cyber-bullismo e sposta l’esibizione nel New Mexico, dove viene nuovamente sospesa a causa di atti vandalici, spray sulla telecamera, e alcune segnalazioni di colpi di arma da fuoco sparati nella zona.

Ma chi conosce il protagonista di “Nymphomaniac” sa che non è un tipo che si piega facilmente. Ecco quindi che Shia riprende il suo progetto, ma stavolta servendosi di un’escamotage per sfuggire agli hacker di 4chan.
Lo comunica attraverso un live stream nel quale non si vede altro che una bandiera bianca con la frase “He Will Not Divide Us”, che sventola in un cielo d’America non definito.

Shia è finalmente sicuro della sua trovata. Forse troppo sicuro. E in questa sua sicurezza sottovaluta il plotone dei soldati del Presidente, che hanno fatto della vita online la loro unica realtà.
Bastano infatti poche ore per preparare un’azione di localizzazione, degna della cattura di Osama Bin Laden.
Con tanto di studio delle rotte degli aerei e delle loro scie, i troll di 4chan riescono a restringere il campo fino ad individuare la bandiera nella zona di Greeneville, in Tennessee.
Ciò che succede dopo è documentato dal triste live stream, nel quale si vede, nel cuore della notte, la bandiera che viene smontata e sostituita dall’inconfondibile cappello rosso “Make America Great Again”.
Le ultime notizie della bandiera sono arrivate via Twitter dal suo rapitore.

Shia LaBeouf, dopo questo episodio, non ha ancora annunciato la data della prossima performance, ma siamo sicuri che non si è dato per vinto.
Del resto ha solo perso una battaglia.
L’importante è vincere la guerra.
Sopratutto quella contro Trump.

Benedetta Agrillo

Lasciate volare in pace il calabrone

Quante volte vi sarà capitato di leggere su internet l’affermazione in base alla quale secondo le leggi dell’aerodinamica il calabrone non potrebbe volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso? Tante, immagino.
Questa frase può essere utilizzata con due fini: il primo, estremamente lodevole, è quello di voler convincere il lettore che nulla è impossibile e che i propri limiti, anche se sembrano imperativi, sono in realtà superabili; il secondo invece è quello che intende screditare la scienza, mostrando come anch’essa alle volte non riesca a spiegare neanche le cose più semplici, come il volo di un banale calabrone. Continua a leggere

Nomofobia, una paura cellulare

Non è difficile immaginare che molto probabilmente starete leggendo questo articolo dal vostro smartphone. Da quanto tempo ce l’avevate in mano? Da quanto avete iniziato a scrollare le home dei vostri account Facebook o Twitter prima di ritrovarvi questo articolo sotto gli occhi? Per quanto tempo avete controllato il vostro telefonino da stamattina? Con una discreta approssimazione posso dare io stesso una risposta a tutte e tre le domande, ed è: “Parecchio”. Ovviamente può darsi che non sia così, che magari vi siate ritrovati qui per caso nel corso di una delle rapide sortite nella terra dei social che fate con cadenza più settimanale che quotidiana, o che magari – scenario poco probabile – vi siate connessi volutamente in questo momento ricordando che gli articoli escono tutti i giorni alle 14, ma nel complesso è più quotata la prima ipotesi, ovvero: anche oggi avete utilizzato parecchio il vostro apparecchio cellulare.

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Internet, censura e dintorni – Dibattito con Arturo Filastò

Nel mese di marzo il Tor Project ha organizzato un meeting con alcuni fra i suoi sviluppatori. Dopo anni di interesse, finalmente ho potuto dare un volto a tutti gli attivisti e informatici che vogliono rendere Internet un luogo davvero libero, dove possa regnare la libertà di espressione e dove la privacy di ognuno venga tutelata seriamente. È qui che incontro Arturo Filastò, founder e sviluppatore di OONI, un progetto open-source legato a Tor. Dopo averlo contattato, sono riuscito ad incontrarlo.
Le righe seguenti sono il prodotto del dibattito avvenuto. Continua a leggere