Dopo aver analizzato il rapporto sullo Stato Sociale di Pizzuti, passiamo a un rapporto più pesante, più specifico e allo stesso tempo ancora più critico: il rapporto presentato da Nino Cartabellotta, presidente della fondazione GIMBE.
Perché questo rapporto è ancora più importante di quello presentato davanti a diverse figure istituzionali? Perché si tratta sia di un rapporto che tratta solo di sanità, mentre quello sullo Stato Sociale come ribadito trattava anche di Quota 100 e del Reddito di Cittadinanza, ma anche perché oltre a esporre una critica che comprende tutti gli aspetti del Sistema Sanitario Nazionale (SSN), propone anche quali dovrebbero essere le riforme da implementare.
Il rapporto raggruppa le problematiche del SSN in 4 gruppi principali: definanziamento pubblico, sostenibilità ed esigibilità dei nuovi LEA, sprechi e inefficienze, espansione del “Secondo Pilastro”.
Sul definanziamento pubblico il rapporto ribadisce ciò che già centinaia di altri rapporti, studi, analisi ecc… hanno segnalato, negli ultimi 10 anni l’SSN ha subito un gigantesco definanziamento che secondo GIMBE stesso va ad attestarsi attorno ai 37 miliardi di euro, aggravata dal fatto che nei prossimi 3 anni si prevede un ulteriore definanziamento della spesa sanitaria/PIL dal 6,6% al 6,4% e dal fatto che l’aumento netto che prevede la Legge di Bilancio di 8 miliardi di euro non è sufficiente a pareggiare con l’inflazione (0,9% rispetto all’1,07%). Ci soffermiamo soprattutto sull’ultimo punto perché scritta così appare come dei numeri scritti a caso e che si contraddicono tra di loro. Quello che accade molto semplicemente è che nel caso del rapporto spesa sanitaria/PIL, i fondi investiti nella sanità non riescono a tenere il passo del PIL, comportando quindi un rapporto in percentuale inferiore, tutto questo ovviamente con il Governo che di fatto ha comunque aumentato i fondi erogati all’SSN. Nel caso dell’inflazione quello che succede è che l’aumento di fondi in percentuale è inferiore all’aumento dei costi in sanità dovuto all’inflazione (appunto i fondi sono aumentati del 0,9% ma i costi per sostenere la sanità sono aumentati del 1,07%). In poche parole, i fondi erogati non riescono a stare al passo in rapporto ne con il PIL ne con l’aumento dei costi complessivo.
Prima di analizzare il secondo punto invece va spiegato prima cosa sono i LEA: i LEA sono i Livelli Essenziali di Assistenza, ovvero quelle prestazioni che l’SSN è TENUTO a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro il pagamento di una quota di partecipazione (ticket).
Quello che GIMBE segnala in merito ai LEA è che pur avendo una delle gamme più ampie di LEA a livello europeo, il continuo definanziamento dell’SSN determina che questo primato sia solo sulla carta e che quindi non solo non si possano erogare una parte dei LEA già previsti ma che non si possano aggiungere quelli nuovi.
Sugli sprechi il rapporto semplicemente riporta quanto gravano le inefficienze dal punto di vista monetario e che si attestano attorno ai 22 miliardi (include: sovra-utilizzo di servizi e prestazioni inefficaci o inappropriate, frodi e abusi, acquisti a costi eccessivi, sottoutilizzo di servizi e prestazioni efficaci e appropriate, inefficienze amministrative e inadeguato coordinamento dell’assistenza).
L’analisi sul “Secondo Pilastro”, ovvero sul contributo della sanità privata, segnala come la mancanza di una normativa completa ha permesso a quello che dovrebbero essere dei fondi integrativi (fondi erogati per coprire i costi delle prestazioni non incluse nei LEA) di diventare fondi sostitutivi (fondi erogati per coprire il costo delle prestazioni incluse nei LEA ma ottenute tramite privati per libera scelta o per impossibilità) e ha introdotto cospicue agevolazioni fiscali a chi li eroga. Oltre alla problematica dei fondi, la frammentazione della normativa ha prodotto anche un sistema per cui gli intermediari assicurativi possono erogare “pacchetti” assicurativi per prestazioni superflue, aumentando il consumismo sanitario e mettendo a rischio la salute.
Oltre a queste quattro colonne principali, Nino Cartabellotta ha sottolineato anche due altre problematiche, una prettamente politica e una “ambientale”. Su quelle politiche soprattutto si sofferma sottolineando come sia presente una totale apatia da parte dei cittadini verso la situazione dell’SSN, ma anche come manchi un reale movimento e una coscienza che li spinga a difenderlo. Anche gli stessi partiti e governi sono oggetto di critica da parte di Cartabellotta, in quanto li accusa di aver voluto sostenere continui tagli sulla sanità per sopperire ai vari pareggi di bilancio pensando che l’ottima prestazione dell’SSN sarebbe stata sufficiente a reggere il colpo o che al massimo i governi successivi avrebbero dovuto raccoglierne i cocci. Dal punto di vista “ambientale” invece critica la mancanza di una leale collaborazione tra Stato e Regioni, aggravata dalla discussione sull’autonomia differenziata e l’assenza di un piano per contrastare uno stile di vita che aumenta il rischio di sviluppare malattie.
Da questo rapporto si evince una certa affinità con quello sottolineato dal rapporto sullo Stato Sociale di Pizzuti in quanto criticano entrambi la volontaria e continua privatizzazione dell’SSN ma, come detto, con un passaggio ulteriore in cui si sottolinea la totale assenza di volontà politica di riformare il sistema e la mancanza di una visione complessiva.
Infine, vanno segnalate le proposte del rapporto GIMBE per affrontare tutte queste problematiche:
– Mettere la salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali.
– Rilanciare il finanziamento pubblico per la sanità ed evitare continue revisioni al ribasso.
– Aumentare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni nel rispetto delle loro autonomie.
– Costruire un servizio socio-sanitario nazionale, perché i bisogni sociali condizionano la salute e il benessere delle persone.
– Ridisegnare il perimetro dei livelli essenziali di assistenza secondo evidenze scientifiche e princìpi di costo-efficacia.
– Ridefinire i criteri di compartecipazione alla spesa sanitaria ed eliminare il superticket.
– Lanciare un piano nazionale per ridurre sprechi e inefficienze e reinvestire le risorse recuperate in servizi essenziali e innovazioni.
– Avviare un riordino legislativo della sanità integrativa per evitare derive consumistiche e di privatizzazione.
– Regolamentare l’integrazione pubblico-privato e la libera professione secondo i reali bisogni di salute.
– Rilanciare politiche e investimenti per il personale e programmare adeguatamente il fabbisogno di medici, specialisti e altri professionisti sanitari.
– Finanziare ricerca clinica e organizzativa con almeno l’1% del fabbisogno sanitario nazionale.
– Promuovere l’informazione istituzionale per contrastare le fake news, ridurre il consumismo sanitario e favorire decisioni informate.
– Per l’attuazione del Piano di Salvataggio il Rapporto avanza proposte di riforme di rottura per l’attuale sistema di finanziamento, pianificazione, organizzazione ed erogazione dei servizi sanitari, auspicando possano informare sia la stesura del Patto per la Salute 2019-2021, sia le prossime decisioni dell’Esecutivo.