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Dipendenze, rischi e COVID-19

In questo periodo di pandemia, a causa dell’isolamento e del forte stress, le dipendenze da sostanze come alcol,  tabacco e droghe hanno subito un forte incremento in tutto il mondo, in un momento in cui i servizi di supporto sono stati poco agibili e si sono dimostrate fattori di aumento di rischio in caso di contrazione del virus COVID-19.

Al contrario della notizia che  – più o meno scherzosamente – circolava durante la pandemia, il consumo di alcol non solo non impedisce di essere infettati, ma aumenta il rischio di infezione. L’alcolismo infatti, compromette il sistema immunitario e riduce la capacità di affrontare malattie infettive; aumenta inoltre il rischio di sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), che è una delle complicazioni più gravi del COVID-19. Per questo motivo  le persone che bevono dovrebbero ridurre al minimo il consumo di alcol, in particolare coloro che hanno una condizione di salute generale già compromessa.

Anche il tabagismo rappresenta un fattore di rischio, perché come ha rilevato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), per fumare una sigaretta si avvicinano alla bocca sia le dita sia la sigaretta che potrebbero essere infette e trasmettere quindi il virus. 

Secondo alcuni studi, i fumatori positivi al COVID-19 al momento del ricovero presentano generalmente una situazione clinica più grave dei non fumatori e una maggiore probabilità di aver bisogno della terapia intensiva e di ventilazione meccanica. Questo è dovuto al fatto che il fumatore (o ex fumatore) può aver già sviluppato una malattia polmonare o avere una ridotta capacità polmonare. Quindi, in questo periodo interrompere il consumo di qualsiasi prodotto del tabacco sarebbe la scelta migliore. Non è facile smettere di fumare, specialmente durante una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo, che ci costringe a rimanere in casa per più tempo e a vivere situazioni di forte stress generato dai cambiamenti delle abitudini quotidiane. 

Anche il consumo di sostanze stupefacenti può diventare un veicolo del virus per lo  scambio degli oggetti utilizzati che potrebbero essere contagiati. 

Inoltre, il National Institute on Drug Abuse (NIDA) ha evidenziato che i consumatori di oppiacei, di oppioidi sintetici e di metanfetamina, per gli effetti che queste sostanze hanno sull’apparato respiratorio, sono più esposti alle complicazioni del virus, infatti gli oppiacei e/o oppioidi agiscono sul tronco encefalico riducendo la frequenza respiratoria e il loro consumo può anche causare una pericolosa riduzione del livello di ossigeno nel sangue. 

Anche una dipendenza da metanfetamina può essere molto rischiosa perché la molecola ha un effetto costrittore sui vasi sanguigni e può contribuire sia al danno polmonare che all’ipertensione. 

Dunque, è fondamentale garantire che i servizi per le tossicodipendenze, per l’alcolismo e per le altre dipendenze diffondano messaggi sulla prevenzione per ridurre il rischio di infezione e per proteggere le persone più vulnerabili, in questo periodo in cui queste persone sono più fragili sia fisicamente che psicologicamente.

Francesca Motta

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