Dal diario dell’ispettore Stefano Guardalupo del 03/05/201*
“Finalmente dopo settimane intere di ricerche infruttuose si è aperta una pista. Ovviamente è una traccia ancora molto incerta e flebile, ma intanto abbiamo un appiglio. Dobbiamo stare attenti però a non entusiasmarci troppo e perdere di vista la realtà dei fatti: questa potrebbe essere la svolta, ma non sappiamo dove ci porterà. Se incappassimo in un vicolo cieco potremmo perdere del tempo preziosissimo e permettere al killer di uccidere ancora. Inoltre questa pista mi perplime, in quanto potrebbe condurre in luoghi che non avrei mai immaginato e dei quali non avrei mai voluto sospettare.
La moneta elettronica è di grande aiuto in questi casi. Al giorno d’oggi, ogni qualvolta qualcuno faccia un acquisto con il proprio bancomat o con la propria carta di credito lascia una scia dietro di sé, attraverso la quale è possibile rintracciare chi ha comprato cosa in quale luogo.
Se gli acquisti poi sono due, compiuti da due persone diverse ma nello stesso luogo, allora si può cominciare a sospettare. Purtroppo due indizi non sono sufficienti a formare una prova, ma di certo aiutano a restringere il campo.”
Dal diario dell’ispettore Stefano Guardalupo del 05/05/201*
“Le dovute verifiche sono state effettuate e abbiamo riscontrato che:
Pasquale ***, quarant’anni compiuti da poco, impiegato alle poste, deceduto dopo essere stato spinto sotto i vagoni della metropolitana alla fermata ***
e
Anna ***, cinquattaquattro anni, maestra d’asilo, trafitta al cuore con una spada
hanno entrambi effettuato degli acquisti a circa un paio di mesi di distanza l’uno dall’altro nello stesso esercizio commerciale.
Certo, questo non vuol ancora dire nulla di che, ma un altro dettaglio si è aggiunto al quadro. La signorina Matilde ***, dipendente presso il bar *** in via *** , interrogata riguardo i profili delle due vittime, li ha riconosciuti e ha affermato di averli visti entrare nel locale in compagnia della titolare della libreria situata nella stessa via. Qual è la cosa inquietante? Che quella libreria è “Il Corvo” di Lucrezia.”
Dal diario dell’ispettore Stefano Guardalupo del 07/05/201*
“Forse non avrei dovuto. Non è questo il modo di agire che si confà a un ispettore. I sospetti che si hanno non dovrebbero mai diventare pubblici.
Però io non potevo crederci.
Sono andato a parlare con Lucrezia di questi indizi, e lei è scoppiata in lacrime: non aveva idea che quei due suoi clienti fossero morti. Stando alle sue parole, i due non erano avventori abituali della libreria, ma si era limitata a scambiare con loro quattro chiacchiere e le avevano entrambi fatto un’ottima impressione. La conversazione con lei non mi è stata utile per ottenere nuove informazioni, ma quantomeno mi ha tolto dolorosi dubbi dalla testa.
E inoltre poi, ieri sera, Lucrezia aveva bisogno di essere consolata… E un gentleman come me non può rinunciare al proprio dovere…”
Danilo Iannelli
Paolo Palladino
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