La Memetica Democratica

Ci troviamo spesso ad affrontare, nella nostra vita di tutti i giorni, l’incontro quotidiano con quello che è considerato il nuovo fenomeno dell’Internet e caposaldo delle nuove generazioni; la nuova stampa, la rivoluzione culturale, il ’68 del terzo millennio, ciò che probabilmente tanti anni fa Fassino definì essere senza futuro: i memes.

Molto spesso questa espressione sociale e culturale è veicolata da una semplice immagine o video rappresentante una situazione, uno stato d’animo, un personaggio noto, accompagnata da una didascalia, una frase, che può decontestualizzare l’oggetto o la situazione dell’immagine stessa per propagare un nuovo pensiero, spesso sarcastico o ironico, volto ad essere trasportato e diffuso a sua volta negli angoli più remoti della società. Non tutti i memes sopravvivono però: essi seguono un ciclo vitale che è assimilabile ad un’evoluzione darwiniana. Solo i memes che riescono a catturare l’attenzione e l’interesse della popolazione, i migliori ad adattarsi ai multivariati contesti politici e sociali, vengono di costante diffusi e condivisi per continuare la loro vita di comunicazione sociale. Tale è l’importanza della materia che si è arrivati a sviluppare anche una branca di studi, chiamata difatti memetica (lo studio dei memes).

La parola meme trova le sue origini tempo addietro, prima della globale diffusione del web, dei bitcoins, e dei pantaloni a vita bassa. Nel 1976, il biologo Richard Dawkins descrive ne il suo “Il gene egoista” (The Selfish Gene) il termine meme come un’unita di informazione replicabile, ponendo un parallelismo con la funzione del gene come trasmissione di caratteristiche tra individui della stessa specie. Il neologismo deriva dalla parola greca mimema, ‘imitazione’, abbreviata per creare un gioco di parole tra meme e gene. Come i geni che trasferiscono date caratteristiche che si rivelano essenziali per la sopravvivenza, e dunque perdurano nel corso del tempo, allo stesso modo i memes si riproducono laddove incontrano un supporto dell’ambiente che gli consente la proliferazione e la trasmissione di specifici messaggi e pensieri condivisi dal tessuto sociale.

Tale concetto si riferisce a qualsiasi tipo di veicolo di informazione all’interno della società, dalle catchphrases (o tormentoni) o slogans capaci di catturare l’attenzione dell’utente e di esseri riprodotti. Con l’avvento di Internet, delle e-mail, di Facebook, di Twitter, di Instagram, degli hashtag, la capacità di propagazione di messaggi è esponenzialmente aumentata e svariate modalità sono divenute di uso quotidiano, assumendo una grande rilevanza non solo a livello privato, ma acquisendo un potere di comunicazione da campagna elettorale.

Nel 2016, la celebre corsa alle presidenziali statunitensi tra Hillary Clinton e Donald Trump ha avuto modo di constatare quanto l’efficacia dei memes si possa rivelare utile per fini politici e propagandistici. La sottocultura dell’alt-right di destra online ha dichiarato di porre in atto una vera e propria “guerra dei meme”, tramite immagini e video virali apertamente anti-Clinton e pro-Trump. Allo stesso modo l’outsider democratico Bernie Sanders ha fatto largo uso del “dank memes”, apertamente irriverenti nel porre in atto colpi taglienti e sarcastici verso il candidato repubblicano. Gli effetti di tali azioni sul risultato rimangono dubbi, dal momento che molto spesso questo tipo di espressioni di ideali è volto più a rafforzare un pensiero già stabilito piuttosto che dirottare intere masse verso una nuova direzione di opinione. Ciò nonostante, il fenomeno non è rimasto ignorato a livello politico e l’agenzia Agi ha pubblicato un approfondimento sull’utilizzo dei memes con riguardo alle elezioni italiane.

Il Movimento Cinque Stelle ha, fin dai suoi albori, fatto un largo uso delle piattaforme online che non possono non coinvolgere questo strumento di informazione, così diretto e capace di colpire l’attenzione e i sentimenti in maniera rapida ed efficacie. Sulla pagina ufficiale del Movimento è apparsa nel 2015 la celebre immagine di Gene Wilder nella sua interpretazione di Willy Wonka nella Fabbrica di Cioccolato, (il meme è definito Wonka accondiscendente) con una didascalia più di denuncia politica che ironica. Si sottolineava la possibilità economica del reddito di cittadinanza, chiedendo all’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi di “Raccontarci come il reddito di cittadinanza sia incostituzionale”. La destra allo stesso modo è riuscita ad utilizzare quest’espressione con un discreto successo in particolari occasioni, coinvolgendo i sentimenti diretti degli utenti d’interesse sui social. La sinistra, dal suo canto, ha tentato miseramente, riuscendo solo in un autogol da Zaccardo, non avendo compreso la differenza che c’è tra i sostenitori di Cinque Stelle e destra e coloro che compongono invece l’elettorato democratico, il quale non ha sentito empatia con questo nuovo approccio. “Il M5S, come già visto, li usa da anni. Matteo Salvini ne ha condiviso uno a febbraio. E il Pd? Ci ha provato: ha postato su Facebook un’immaginaria chat tra Silvio Berlusconi e il segretario della Lega. Ma è stato un autogol. Primo, perché gli amministratori della pagina si sono sentiti in dovere di precisare che si trattava di uno scherzo, uccidendo, per così dire, il meme in fasce. Secondo, perché i feedback ricevuti sono stati per lo più negativi.” (Chiara Severgnini, La Repubblica, giugno 2018)

Molte pagine italiane d’altro canto li utilizzano per satira o come argomento per discutere di politica, seppur senza espressi fini di propaganda e non legate a nessun partito. Sono apertamente schierate politicamente a sinistra spesso e ciò rimane evidente, ma non vengono dirottate nelle loro pubblicazioni da istituzioni politiche. “Socialisti Gaudenti”, “Hipster Democratici”, “Logo Comune” sono gli esempi più lampanti, ma il numero è in costante aumento. Pippo Ciwati, D’Alema, Deep Mayo, sono le espressioni di questa generazione che ha trovato un nuovo tipo di satira per avvicinarsi alla politica, arrivando a elevati livelli di umorismo (layers) che entrano nel meta-meme e in riferimenti sempre più complicati.

Le condizioni per l’elettorato del Partito Democratico rimangono però sofferenti, nonostante il crescente consenso di tali pagine.

Attualmente la Lega e i Cinque Stelle sono al comando, la situazione appare disperata per coloro legati ad una visione europeista, internazionale, e di sinistra. L’accoglienza e i diritti sociali sembrano esser messi in dubbio e il ruolo della Repubblica sembra pericolosamente in bilico di fronte al contesto dell’Unione.

In tutto ciò, la sinistra si trova riunita di fronte ad un computer mentre prova a decifrare l’ultimo meme sulla pagina “Socialisti Gaudenti” e a chiedersi cosa mai possa significare.

meme

Matteo Caruso


Bibliografia:

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