Aquarius

L’articolo 10 della nostra Costituzione recita: “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute”. I membri dell’attuale governo conosceranno alla perfezione queste parole, essendo loro dei grandi difensori dei valori costituzionali di questa Repubblica. L’articolo continua così: “La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali”. Qualcosa comincia a scricchiolare, non è vero?

Nella notte tra sabato 9 e domenica 10 giugno la nave di salvataggio migranti Aquarius – gestita da SOS Méditerranée e Medici Senza Frontiere – ha richiesto l’autorizzazione ad attraccare in Sicilia per far sbarcare 629 migranti soccorsi in mare nei giorni precedenti. Il ministro dell’interno Matteo Salvini e il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Toninelli hanno imposto la chiusura dei porti italiani, chiedendo a Malta di accogliere la nave. Ora, a prescindere dal fatto che in proporzione far sbarcare oltre 600 persone nell’isola equivarrebbe allo sbarco di 60.000 in un porto italiano, questa decisione cosa comporta?

L’analisi pubblicata dall’Associazione Diritti e Frontiere prova a rispondere a questa domanda, partendo dalla constatazione del professore ordinario di Diritto Internazionale alla Cattolica di Milano, Pasquale De Sena: “La chiusura dei porti italiani implicherebbe necessariamente una serie di conseguenze sul piano del rispetto di norme internazionali sui diritti umani e sulla protezione dei rifugiati”. C’è il rischio, infatti, che si stiano violando contemporaneamente quasi tutte le convenzioni e trattati sui rifugiati e sul diritto del mare vigenti nel diritto internazionale, dal SAR di Amburgo alla Convenzione di Ginevra, passando per i regolamenti europei.

Nel frattempo, mentre il nuovo governo è impegnato a fare il Don Chisciotte contro i mulini della presunta invasione clandestina, un altro nuovo governo, quello spagnolo guidato dal socialista Pedro Sanchez, ha deciso di rendere Valencia un “porto sicuro” per l’Aquarius. “È nostro obbligo aiutare ad evitare una catastrofe umanitaria e offrire un porto sicuro a queste persone”.

Salvini, probabilmente ancora convinto di trovarsi in campagna elettorale, scrive sui social: “Basta. Salvare le vite è un dovere, trasformare l’Italia in un enorme campo profughi no. L’Italia ha smesso di chinare il capo e di ubbidire, stavolta c’è chi dice no. #chiudiamoiporti”.

Di Maio dice: “Non è una bagnarola ma una nave attrezzata che non si trova in nessuna situazione di emergenza”.

Toninelli dichiara: “L’azione dell’Italia non è disumana, tutt’altro: è di buon senso e ha al centro i richiedenti asilo che debbono essere salvati all’interno dal porto più sicuro”.

Ricapitolando, da una parte abbiamo un premier che parla di obbligo di accoglienza, dall’altra tre ministri che si comportano come dei bulli alle medie, contrapponendo accuse colme di presappochismo e xenofobia alle norme del diritto internazionale. Mentre in questo clima di confusione generale, in cui tra le altre cose il sindaco pentastellato di Livorno prima apre il porto ai migranti tramite un post su Facebook, salvo cancellarlo subito dopo, il Presidente Conte ringrazia Sanchez: “Avevamo chiesto un gesto di solidarietà da parte dell’Ue su questa emergenza. Non posso che ringraziare le autorità spagnole per aver raccolto l’invito”. Sorvolando sulla grottesca figura del professor Conte, dalle sue parole si evince come la decisione di chiudere i porti sia stata più un atto di forza, un capriccio politico, che una meditata decisione istituzionale.

In più, mentre si esulta e ci si autoesalta per la grande prova del nuovo governo, sulla nave Aquarius non sono ancora giunte comunicazioni ufficiali. Alessandro Porro, un volontario italiano di SOS Méditerranée, racconta: “Le persone a bordo hanno problemi di disidratazione, di ustioni da carburante e infine c’è un ragazzo che ha bisogno di un intervento chirurgico”. Inoltre, ci sono 7 donne incinte che non possono sostenere il viaggio fino in Spagna, ma le motovedette con i presidi medici promesse da Conte non sono ancora arrivate.

“Vittoria. 629 immigrati a bordo della nave Aquarius in direzione Spagna. Primo obiettivo raggiunto”. Questo il commento di Salvini dopo la decisione di Sanchez. Chissà se il nostro ministro dell’interno è cosciente di cosa significhi stare in oltre 600 ammassati in una nave dalla capienza massima di 500. Ma soprattutto, con quale decenza parla di “vittoria” quando un’altra nave ha soccorso 800 persone al largo della Libia e recuperato due cadaveri? E ora che l’Aquarius ha fatto sapere che il viaggio per Valencia metterebbe a serio rischio le condizioni delle persone a bordo, declinando quindi l’offerta del governo spagnolo, i nostri ministri decideranno di aprire i porti o lasceranno morire queste persone in mare?

Probabilmente ci si scorderà presto di cosa è successo in questi giorni – sperando che la situazione non precipiti in tragedia –, ma l’atteggiamento di questo governo (e anche quello di precedenti governi) insieme all’ondata razzista che attraversa l’Europa sta portando il Vecchio Continente a un baratro dal quale sarà difficile uscire e giustificarsi in futuro. Quello che sta avvenendo nel Mediterraneo è un genocidio particolarissimo, del quale ancora sottovalutiamo la portata. E invece di stare a discutere di Taxi del mare, ONG assimilate vergognosamente a trafficanti e altre idiozie di questo tipo, dovremmo ringraziare e sostenere infinitamente il lavoro che persone come i volontari dell’Aquarius stanno svolgendo da anni, cercando di porre rimedio a un Olocausto dalle proporzioni agghiaccianti.

Restiamo umani, per favore.

Claudio Antonio De Angelis


SITOGRAFIA

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